Bruxelles – Bionda o bruna? Quali che siano i gusti, buone notizie per gli amanti della materia: la birra è tornata e ha superato la crisi, riportandosi ai livelli pre-pandemia di Covid19. Questo dicono i dati Eurostat di fresca pubblicazione. Nel 2022, i Paesi dell’Ue hanno prodotto quasi 34,3 miliardi di litri di bevanda contenente alcol e 1,6 miliardi di litri a basso contenuto alcolico (0,5 per cento di alcol o meno). Rispetto al 2021, anno in cui la quantità di bottiglie, lattine e fusti ha comunque registrato un incremento, la produzione di birra con alcol nell’Ue è aumentata del 7 per cento, tornando a livelli più vicini all’anno pre-crisi sanitaria del 2019, quando la produzione era di 34,7 miliardi di litri.
Il principale centro produttivo resta la Germania. Nel 2022 risulta il primo produttore con 7,6 miliardi di litri (oltre il 22 per cento della produzione totale dell’Ue). In pratica, circa una birra alcolica su quattro prodotta nel mercato unico è ‘made in Germany’. A proposito di ‘made in’, l’Italia risulta comunque nella ‘top-five’ per quota di mercato (due miliardi di litri imbottigliati, a pari merito con la Francia, per una fetta commerciale pari al 6 per cento).
Chiara, rossa, doppio malto, d’abbazia, artigianale. Il menù, con tutte le sue varietà e qualità, torna ad essere sempre più ricco e ampio. Non sorprende se Paesi come Francia e Italia, con una tradizione viti-vinicola consolidata, siano i principali importatori di birra in tutte le sue declinazioni. C’è una domanda crescente, soddisfatta soprattutto dai Paesi Bassi. Sono loro che nel 2022 risultano i principali esportatori di birre ad alta gradazione (+0,5 per cento di alcol): 2,6 miliardi di litri venduti solo ai partner Ue (+0,7 miliardi di litri). Sete e passione degli italiani sono calmate e soddisfatte anche grazie a Belgio, Germania, Repubblica ceca e Irlanda, i principali esportatori di birre europee.