Bruxelles – “La situazione è ancora troppo fluida”, ha ripetuto più volte questa mattina (27 luglio) la portavoce della Commissione europea, Nabila Massrali. Ma è chiaro che la scelta dell’Ue di lanciare, appena cinque mesi fa, una nuova partnership militare con il Niger, rischia di trasformarsi in un clamoroso autogol. Perché l’esercito regolare si è unito alla Guardia Presidenziale, l’unità speciale che ieri ha catturato e deposto il presidente Mohamed Bazoum, in un vero e proprio colpo di stato nel Paese partner di Bruxelles nella regione del Sahel.
Nella mattinata del 26 luglio gruppi della Guardia presidenziale del Niger hanno circondato il palazzo del presidente Bazoum e gli edifici di diversi ministeri a Niamey, la capitale del Paese. Dopo alcune ore di tensione, in cui i golpisti hanno deciso di trattenere il presidente, la sua famiglia e membri del suo entourage, l’annuncio sulla televisione nazionale: la deposizione di Bazoum è stata resa necessaria a causa del “continuo degradare della situazione di sicurezza e della cattiva gestione economica e sociale del Paese”. A pronunciare queste parole, il colonnello maggiore Amadou Abdramane, a capo di un gruppo che si è ribattezzato Consiglio nazionale per la salvaguardia del Paese. I golpisti hanno ordinato la sospensione di tutte le istituzioni, la chiusura delle frontiere aeree e terrestri e il coprifuoco dalle 22 alle 5. Da questo momento, ha dichiarato Abdramane, “la gestione del Paese è affidata alle forze di sicurezza”.
Dopo l’incertezza iniziale, sembrerebbe che l’esercito abbia deciso di unirsi alla Guardia Presidenziale per “preservare l’unità” del Paese. Immediate le condanne da parte della Comunità Economica degli Stati dell’Africa Occidentale (Ecowas), degli Stati Uniti e dell’Unione Europea.
“Riaffermiamo il nostro pieno sostegno al Presidente Bazoum e la nostra convinzione che il Niger sia un partner essenziale dell’Ue nel Sahel, la cui destabilizzazione non gioverebbe agli interessi di nessuno, né nel Paese, né nella regione e oltre”, ha dichiarato l’Alto rappresentante Ue per gli Affari Esteri, Josep Borrell. Gli ha fatto eco il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, che questa mattina in un tweet ha fatto sapere di essere in contatto con Bazoum: “Ho parlato con il presidente e gli ho assicurato il pieno sostegno dell’Ue”, ha scritto Michel.
Il golpe militare in Niger e i programmi d’addestramento Ue
Il golpe in Niger è una vera e propria doccia fredda per Bruxelles che, dopo la sequela di colpi di Stato militari che si sono consumati in meno di un biennio nei Paesi del Sahel (Mali, Guinea e Burkina Faso), aveva puntato moltissimo sul presidente Mohamed Bazoum, democraticamente eletto due anni fa. “La nostra partnership con il Niger è solida e non smette di rinforzarsi in tutti i settori: sicurezza, sviluppo, educazione, transizione energetica”, aveva dichiarato il 5 luglio scorso Borrell dopo un incontro con Bazoum a Niamey. Appena tre settimane dopo quella visita, rischia di saltare tutto. “Non abbiamo visto nessun elemento scatenante”, ha ammesso Massrali, portavoce della Commissione europea.
Oltre il danno, la beffa: anche se dall’esecutivo Ue per ora non arriva alcuna conferma, perché “la situazione non è chiara in questo momento nel Paese”, non è da escludere che i militari che hanno orchestrato il colpo di stato fossero coinvolti nel programma di addestramento lanciato da Bruxelles lo scorso 20 febbraio. Una missione di partenariato militare (Eupmm) per sostenere il Niger nella lotta contro il terrorismo, con l’istituzione di un Centro per la formazione delle forze armate. Non solo formazione e infrastrutture, ma anche attrezzature: sempre nell’ambito della missione Eupmm l’Ue ha mobilitato 40 milioni di euro, attraverso l’European Peace Facility (Epf), per “rafforzare le capacità militari delle forze armate nigerine al fine di difendere l’integrità territoriale e la sovranità del Niger“.
Sahel nel caos, Niger essenziale per la migrazione
La cooperazione Ue-Niger passa anche per la questione migratoria: in piedi c’è un partenariato operativo contro il traffico di migranti, varato l’estate scorsa. Il Paese è snodo cruciale dei flussi di persone migranti dall’Africa sub-sahariana verso le coste di Tunisia, Algeria e Libia. Questione che sta particolarmente a cuore all’Italia, che lo scorso 22 luglio aveva annunciato lo stanziamento di 7,5 milioni di euro al Niger per cooperare “nella lotta la traffico di migranti e all’immigrazione irregolare nel Mediterraneo centrale”.
Il colpo di stato a Niamey rischia di far scivolare ancora più nel caos il Sahel occidentale, vanificando gli sforzi dei Paesi Ue di supportare la stabilità della regione e frenare le partenze di migranti. Anche in Mali l’Ue aveva avviato una partnership militare. O in Sudan. Potrebbe essere necessario politiche e strategie, ma “la responsabilità primaria di ciò che succede nel Sahel è in primo luogo dei Paesi della regione“, affermano dall’esecutivo comunitario. “La mancanza di governi e la debolezza degli Stati non permette nessun risultato, né nel campo della sicurezza né nel campo umanitario”.
J’ai parlé avec le Président @mohamedbazoum et lui ai assuré le plein soutien de l’UE.
Nous condamnons fermement toute tentative de déstabilisation du Niger.
— Charles Michel (@CharlesMichel) July 27, 2023