Bruxelles – Tutto rimandato a settembre, dopo la pausa estiva. Fumata nera all’incontro tra gli ambasciatori dei 27 Paesi Ue, chiamati a trovare un accordo sull’ultimo dossier rimasto in stallo – secondo la tabella di marcia concordata a settembre 2022 – del Patto sulla migrazione e l’asilo. Sfuma la proposta di compromesso presentata dalla presidenza spagnola del Consiglio dell’Ue sul Regolamento per le crisi e le cause di forza maggiore, uno dei punti chiave del Patto.
Che non fosse un’impresa facile, mettere insieme i 27 sulle disposizioni volte a regolare la solidarietà obbligatoria tra gli Stati membri e la redistribuzione di persone migranti in caso di forti afflussi, era preventivabile. E alla fine così è stato: a quanto si apprende da fonti diplomatiche, Repubblica Ceca e Austria, insieme ai soliti noti Polonia e Ungheria, si sono messe di traverso, mentre Germania, Slovacchia e Olanda hanno preferito astenersi. Abbastanza per non raggiungere la maggioranza qualificata, che prevede che vengano soddisfatte contemporaneamente due condizioni: che il 55 per cento degli Stati membri voti a favore (15 su 27) e che questi rappresentino almeno il 65 per cento della popolazione totale dell’Ue.
Secondo la proposta sul tavolo dei 27, la Commissione avrebbe la facoltà di decidere quando far scattare il meccanismo di crisi per attuare misure di sostegno ai Paesi in prima linea nell’accoglienza di migranti. Ma i 7 Paesi contrari non ne vogliono sapere di concedere agli Stati che affrontano le crisi esenzioni sui controlli alle frontiere e soprattutto la sospensione dei trasferimenti di persone migranti dai Paesi di destinazione secondaria verso gli Stati di primo approdo -come previsto dal Regolamento di Dublino-. A questo si aggiunge la contrarietà generalizzata all’introduzione dei trasferimenti obbligatori ogni volta che un Paese membro affronta una situazione di crisi: il vertice dei leader Ue del 29-30 giugno si è incagliato su un passo ancora precedente a quello del ricollocamento obbligatorio di persone migranti, che è quello della solidarietà volontaria, duramente osteggiata da Polonia e Ungheria.
Dei nove file del Patto migrazione e asilo previsti nella tabella di marcia siglata dai co-legislatori, il Regolamento per le crisi e le cause di forza maggiore è l’ultimo su cui il Consiglio non ha ancora espresso la propria posizione negoziale, mentre l’Eurocamera l’ha adottata lo scorso 20 aprile. Per ora l’obiettivo rimane invariato: finalizzare tutti i 14 regolamenti del Patto entro la fine della legislatura, altrimenti bisognerà ricominciare tutto da capo. A settembre, Madrid è chiamata a trovare un compromesso che riesca davvero a mettere tutti d’accordo. Prendere o lasciare.