Bruxelles – Con una lettera indirizzata al direttore esecutivo dell’Agenzia Ue di Guardia di frontiera e costiera, l’Ombudsman europeo Emily O’Reilly rompe gli indugi e avvia un’indagine per fare luce sul ruolo giocato da Frontex nel tragico naufragio della nave Adriana al largo delle coste greche lo scorso 14 giugno, che ha causato la morte di almeno 500 persone migranti.
Fino ad ora la Commissione Ue aveva escluso la possibilità di istituire un’inchiesta sull’accaduto, lasciando il compito alle autorità nazionali competenti, la Procura generale di Atene e il Tribunale Marittimo greco. Ma “mentre il ruolo delle autorità greche viene indagato a livello nazionale, anche il ruolo di Frontex nelle operazioni di ricerca e salvataggio deve essere chiarito”, ha sottolineato O’Reilly nella missiva destinata al numero uno dell’Agenzia Ue, Hans Leijtens. “È stato riferito che in questo caso Frontex ha allertato le autorità greche della presenza della nave e ha offerto assistenza, ma non è chiaro cos’altro avrebbe potuto o dovuto fare”, ha affermato la Mediatrice europea, convinta che “ci sia spazio per fare maggiore chiarezza sul ruolo di Frontex in tali operazioni”.
O’Reilly ha chiesto di esaminare un’ampia gamma di documenti riguardanti le responsabilità di Frontex nel soccorrere le persone in pericolo in mare, compresi il rapporto formale (Serious Incident Report) stilato dall’Agenzia sulla catena di eventi che hanno portato al ribaltamento della nave Adriana, quello sul naufragio di Cutro del 26 febbraio e quello sull’affondamento di un’imbarcazione al largo di Sfax, in Tunisia, il 7 gennaio scorso.
La versione di Frontex e i dubbi sulla Guardia Costiera greca
Secondo la ricostruzione che Leijtens ha fornito all’Eurocamera in occasione di un’audizione parlamentare sull’accaduto, Frontex avrebbe fatto tutto ciò che è in proprio potere per evitare il disastro. A partire dal “dispiegamento sull’area di un velivolo, dirottato dall’operazione Themis in Italia”, che dopo aver avvisato l’autorità marittima greca è dovuto rientrare perché rimasto a corto di carburante. A quel punto Frontex si sarebbe offerta “per due volte” di sorvolare la zona con uno dei suoi droni, senza ricevere “alcuna risposta da Atene“.
Ma se è vero che condurre operazioni di ricerca e soccorso rimane di competenza esclusiva degli Stati membri, è altrettanto vero che le navi di Frontex schierate nel mar Mediterraneo “devono fornire assistenza di ricerca e salvataggio se la situazione lo richiede“. Come evidenziato da O’Reilly, “non è chiaro cosa ciò significhi in pratica per Frontex”. Per fare chiarezza sulle prerogative dell’Agenzia europea di Guardia Frontiera e Costiera, l’Ombudsman ha chiesto a Frontex di fornire “dettagli su come le informazioni sulle operazioni di ricerca e salvataggio sono condivise con le autorità nazionali e se Frontex ha voce in capitolo su come queste operazioni sono progettate o attuate”.
La mediatrice Ue sta coordinando la sua indagine con l’omologo greco Andreas Pottakis, incaricato di esaminare l’operato delle autorità nazionali competenti in materia di ricerca e soccorso. Sulla versione fornita dalla Guardia Costiera di Atene infatti persistono diversi dubbi, e l’autorità marittima ha dichiarato di non poter fornire registrazione della vicenda perché durante le operazioni le telecamere della motovedetta greca erano rimaste spente. Motovedetta accusata da diverse organizzazioni umanitarie e media internazionali di aver addirittura causato il ribaltamento dell’Adriana cercando di spingerla fuori dalle acque di competenza greca. Per questo O’Reilly ha chiesto a Frontex di spiegare l’esistenza di “norme specifiche per l’uso di telecamere montate sulle imbarcazioni durante le operazioni congiunte”.
O’Reilly ha concluso la sua lettera ricordando che “una tragedia di questa portata richiede a tutti i soggetti coinvolti di riflettere sulle proprie responsabilità e di chiarire al pubblico chi è responsabile di queste morti”. Frontex deve fare la sua parte, rispondendo a tutti gli interrogativi “entro la fine di settembre”.