Bruxelles – Per ora la scadenza per le restrizioni all’import agroalimentare dall’Ucraina resta il 15 settembre. Bruxelles valuterà dopo l’estate se ci sono effettivamente le condizioni per estendere fino alla fine dell’anno le misure straordinarie sulle importazioni di alcuni beni agroalimentari da Kiev, introdotte nei mesi scorsi per andare incontro alle richieste di alcuni Paesi dell’Est Europa che a più riprese hanno denunciato strozzature logistiche dovute a un eccesso di importazioni. “Sono convinto che a settembre dovremmo presentare una nuova valutazione delle circostanze, data la situazione nel Mar Nero” dove la Russia ha deciso di non rinnovare l’iniziativa sul grano che nei mesi scorsi ha contribuito a esportare i cereali ucraini fuori dalle zone sotto bombardamenti.
A confermarlo il commissario europeo all’agricoltura, Janusz Wojciechowski, in conferenza stampa al termine del Consiglio Agricoltura e Pesca (Agrifish) che si è tenuto a Bruxelles, dopo averne discusso con i ministri dell’agricoltura di Polonia, Ungheria, Bulgaria, Slovacchia e Romania a margine della riunione. I cinque Paesi di frontiera con l’Ucraina hanno chiesto alla Commissione europea una proroga oltre il 15 settembre (quando scadranno) delle restrizioni su alcuni prodotti agroalimentari importati da Kiev, grano, mais, colza e semi di girasole. Per il momento, dunque, la Commissione rimanda a settembre la valutazione sulla richiesta dei cinque Paesi di frontiera, per tenere conto delle circostanze e se saranno confermate le stime di un aumento del raccolto di grano ucraino pari a 13 milioni di tonnellate.
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Le misure “preventive” (così le chiama la Commissione europea) prevedono che grano, mais, colza e semi di girasole originari dell’Ucraina possano essere importati in qualsiasi paese dell’Ue e continuano ad essere immessi in tutti gli Stati membri dell’Unione europea fatta eccezione per questi cinque Stati membri in prima linea. I prodotti possono continuare a circolare o transitare attraverso questi cinque Stati membri con una procedura di transito doganale comune o recarsi in un paese o territorio al di fuori dell’Ue. Le misure sono però in scadenza il prossimo 15 settembre, e i Paesi in questione ne chiedono la proroga fino alla fine dell’anno.
L’aumento delle esportazioni agroalimentari dall’Ucraina “è un grande problema”, ha ammesso il commissario. Prima della guerra, nel 2021, l’Unione europea esportava verso l’Ucraina prodotti agroalimentari per un valore di 3 miliardi di euro, importandone però per 7 miliardi. L’anno dopo, nel 2022, le esportazioni erano più o meno sempre di 3 miliardi di euro mentre le importazioni erano salite a 13 miliardi, con una differenza di circa 6 miliardi, di cui 5 miliardi derivate dalle importazioni dirette dai cinque Paesi alle frontiere dell’Est Europa. Il commissario, a titolo personale, non a nome della Commissione europea, ha però aperto alla possibilità di sostenere ulteriormente con aiuti finanziari anche da parte dell’Ue il trasporto e il transito dei prodotti agroalimentari fuori dall’Ucraina. “E’ necessario pensare a un sostegno ai trasporti, a come venire incontro alle spese dei trasporti”, che incontrano gli Stati membri “usando anche i fondi comunitari”. Il commissario ha poi chiarito che si tratta di una sua istanza che sarà portata all’attenzione della Commissione europea, dove ancora non c’è stata una vera e propria discussione a riguardo. Il rischio, ha avvertito il commissario polacco, è che sia la “Russia a sfruttare la situazione, sarà meno costoso comprare i cereali russi da quelli ucraini rispetto alle tariffe sul mercato internazionale”.