Bruxelles – Dodici Stati membri su ventisette. A poco più di un mese dalla scadenza del 31 agosto per presentare la richiesta di modifica dei propri piani nazionali di ripresa e resilienza (Pnrr) aggiornati con un capitolo ‘REPowerEu’ per l’indipendenza energetica, appena poco più il 40 per cento degli Stati membri Ue ha consegnato le modifiche in mano alla Commissione europea. E l’Italia non è tra questi.
L’Estonia ha fatto da apripista il 9 marzo scorso, poi è seguita la Francia (20 aprile), Slovacchia (26 aprile), Malta (27 aprile), Portogallo (26 maggio), Danimarca (31 maggio), Spagna (6 giugno). Poi ancora Repubblica ceca (30 giugno), Lituania (30 giugno), Paesi Bassi (6 luglio), Austria (14 luglio) e Slovenia (14 luglio). Non è obbligatorio per i governi chiedere di modificare il proprio Pnrr per aggiungere un capitolo intero dedicato a centrare gli obiettivi di REPowerEu, il piano presentato a maggio di un anno fa per l’indipendenza energetica dalla Russia. Però è obbligatorio che i Paesi lo facciano entro il 31 agosto.
I finanziamenti di REPowerEu
La Commissione aveva fissato una scadenza indicativa al 30 aprile, ma solo quattro Stati membri l’hanno rispettata. L’Italia ha deciso di chiedere a Bruxelles di accedere ai prestiti inutilizzati da altri Stati membri del Recovery fund per finanziare il nuovo capitolo di ‘RepowerEu’ che entrerà nel Pnrr con obiettivi di indipendenza energetica, anche se al momento l’esecutivo Meloni non ha ancora specificato l’ammontare preciso di questa richiesta. Nel presentare il piano a maggio di un anno fa, la Commissione europea ha stimato risorse disponibili per finanziare l’indipendenza dai combustibili fossili russi pari a 268 miliardi di euro, di cui 20 miliardi di euro divisi tra il 60 per cento con risorse dal Fondo per l’innovazione (12 miliardi di euro) e per il 40 per cento dall’anticipazione delle quote del mercato del carbonio, il sistema Ets (8 miliardi), che oggi sono ferme nella riserva di stabilità del mercato. Altre risorse in sovvenzioni potrebbero arrivare in sostanza dalla possibilità concessa ai governi di dirottare fino a 17,9 miliardi di euro dai fondi di coesione e fino a 5,4 miliardi di trasferimenti dalla Riserva di aggiustamento Brexit.
La Commissione Ue ha proposto infine di mettere a disposizione 225 miliardi di euro di prestiti non spesi dai governi dal Recovery Fund e redistribuirli tra tutti i Paesi che vogliono usarli, e l’Italia è tra questi. La Commissione ha ricevuto richieste di usare prestiti ulteriori per un totale di quasi 148 miliardi da 10 Stati membri. Questo significa in sostanza che della quota inizialmente prevista resterebbero a disposizione circa 77 miliardi di prestiti inutilizzati per i Paesi come l’Italia che hanno esaurito la loro quota, anche se la Commissione precisa che la cifra esatta sarà conosciuta solo alla fine di agosto, quando le richieste saranno complete.