Bruxelles – Gli ultimi sondaggi restituiscono la fotografia di un Paese spaccato a metà. C’è una Spagna che vuole proseguire il percorso intrapreso dal primo ministro Pedro Sánchez, e un’altra che cerca invece una rottura decisa con l’orientamento marcatamente europeista e progressista del leader del Partito socialista spagnolo (Psoe).
È la Spagna uscita vincitrice alle ultime elezioni amministrative, che lo scorso 29 maggio ha costretto Sánchez a rassegnare le dimissioni e convocare elezioni anticipate. Dopo cinquanta giorni di campagna elettorale, e il concomitante avvio della presidenza di turno di Madrid al Consiglio dell’Ue, domenica 23 luglio ‘le due Spagne’ sono chiamate alle urne. Con Bruxelles a fare da spettatore interessato.
L’inerzia è tutta dalla parte del Partito Popolare (Pp) di Alberto Nùnez Feijo’o, che secondo i dati diffusi il 17 luglio da 40Db avrebbe il 32,6 per cento dei voti, con un vantaggio di circa 4,5 punti percentuali sul Psoe, fermo a 28,1 per cento. Se il Pp riuscisse a portare dalla sua parte un terzo degli elettori, metterebbe le mani su 136 seggi al Congresso dei deputati, la camera incaricata di dare il via libera all’insediamento del nuovo governo. Per avere la certezze di ottenere la fiducia dei deputati occorre conquistare la metà più uno dei seggi al Congresso, cioè 176. Per questo l’ago della bilancia, in caso di maggioranza relativa del Partito popolare, sarà il partito di estrema destra di Vox. Con all’incirca il 14 per cento dei voti, la formazione ultraconservatrice guidata da Santiago Abascal sarebbe l’interlocutore più logico per permettere al Partito popolare di formare un governo estromettendo le forze di centro-sinistra.
L’alleanza Pp-Vox, Sánchez evoca il “pericolo fascista” in Spagna
Un’alleanza di governo Vox-Pp esiste già a livello locale in diverse regioni, tra cui l’Estremadura, la Castilla-León e la Comunità Autonoma Valenciana. Ma a livello nazionale, sarebbe la prima volta di un partito di destra radicale alla guida del Paese dai tempi della dittatura franchista. Uno scenario che ha messo in allarme non solo la Spagna progressista, ma anche le istituzioni europee: l’ingresso di Vox al governo potrebbe portare la Spagna su posizioni simili a quelle del blocco sovranista di Polonia, Ungheria e dell’Italia di Giorgia Meloni. Con la differenza che nei prossimi sei mesi Madrid è chiamata a guidare i 27 verso la finalizzazione di diversi dossier europei prima della fine della legislatura. Tra cui il nuovo Patto sulla migrazione e l’Asilo e alcuni file relativi al Green Deal, due ambiti su cui l’estrema destra fa abitualmente ostruzionismo.
“È sempre preoccupante quando si vedono posizioni estremiste, soprattutto se la questione migratoria è usata in modo da spaventare i cittadini”, ha dichiarato ieri (20 luglio) dalla città spagnola di Logroño la commissaria Ue per gli Affari Interni, Ylva Johansson. La presenza di Vox al governo potrebbe compromettere i negoziati nell’Ue su nuove regole per asilo e migranti, ma – ha aggiunto Johansson – “la Commissione europea deve lavorare coi governi eletti”.
Ma anche all’interno del Partito Popolare c’è chi storce il naso di fronte a un eventuale accordo con gli estremisti di Vox. Lo stesso Nùnez Feijo’o ha esortato gli elettori di destra al “voto utile” per il Pp, per evitare di dover scendere a compromessi con il partito di Abascal su temi come l’aborto, i diritti della comunità lgbtqi+, l’eutanasia.
La coalizione formata dal Psoe e da Sumar, il partito di sinistra di Yolanda Diaz, punta molto su una forte mobilitazione contro il “pericolo fascista”. Ma sono forti anche dei risultati ottenuti in questi anni di governo Sánchez, le cui riforme sociali ed economiche hanno portato la Spagna a essere il Paese con la crescita del Pil più rilevante dell’Unione europea (+5,5 per cento nel 2022 e +1,9 per cento nel 2023, ben oltre la media Ue), e hanno restituito a Madrid una centralità europea grazie al forte sostegno al Green Deal di Ursula von der Leyen.
Sánchez è convinto di poter compiere la rimonta sul Pp, soprattutto dopo che il rivale del Pp ha disertato l’ultimo dibattito televisivo pre-voto tra i candidati. Senza l’alleato forte, il leader di Vox Santiago Abascal è stato messo all’angolo da Sánchez e Diaz, che l’hanno attaccato su più fronti e hanno largamente vinto lo scontro. Ormai il gioco è fatto, mancano meno di 48 ore all’apertura delle urne e sulla Spagna è sceso il silenzio elettorale. L’Europa attende l’esito del voto di domenica, un voto che avrà un impatto imprevedibile sugli equilibri politici nel Consiglio europeo e un’influenza sul rinnovo, nel giugno prossimo, del Parlamento di Bruxelles.