Bruxelles – Polonia, Bulgaria, Romania, Slovacchia e Ungheria. I cinque Paesi dell’Unione europea più vicini all’Ucraina e colpiti dall’eccesso di import agroalimentare in arrivo da Kiev tornano a ricattare l’Unione europea. In una dichiarazione congiunta hanno chiesto ieri, mercoledì 19 luglio di estendere oltre il 15 settembre, almeno fino al 31 dicembre, le restrizioni europee imposte alle importazioni di cereali ucraini per proteggere gli agricoltori di questi paesi. Con la minaccia di adottare nuovamente misure unilaterali “per proteggere i propri agricoltori”.
Nei mesi scorsi, le cosiddette ‘corsie di solidarietà’ introdotte dall’Ue per consentire all’Ucraina di esportare i prodotti agricoli attraverso il territorio comunitario è stato oggetto di molte critiche, in particolare di questi cinque Paesi vicini all’Ucraina. Nel mese di giugno, dopo intense discussioni volte a placare le reticenze di alcuni Stati membri (Francia, Spagna e Germania in particolare), è stata prorogata la clausola di salvaguardia eccezionale che autorizza solo il transito di frumento, mais, colza e semi di girasole attraverso il territorio di questi paesi dell’Europa orientale.
Oltre al blocco delle importazioni, Bruxelles ha finora varato anche due pacchetti di sostegno finanziario del valore di oltre 150 milioni di euro dalla riserva agricola per il 2023 che sarà destinato agli agricoltori che producono cereali e semi oleosi in questi cinque Stati membri ‘in prima linea’ con l’Ucraina. Queste misure – ha motivato la Commissione europea – continuano a essere necessarie “per un periodo di tempo limitato date le circostanze eccezionali di gravi strozzature logistiche e la limitata capacità di stoccaggio dei cereali prima della stagione del raccolto riscontrate in cinque Stati membri”, si legge in una nota.
Con l’inizio della guerra di Russia in Ucraina e le difficoltà a esportare i prodotti agricoli dalle zone interessate dai bombardamenti, Bruxelles ha deciso di sospendere i dazi doganali su tutti i prodotti agricoli importati dall’Ucraina e ha promosso l’iniziativa delle Nazioni Unite per sbloccare l’export sul Mar Nero, dopo che Mosca ha bloccato alcuni dei principali porti (e snodi commerciali) mettendo a rischio la sicurezza alimentare globale. Nonostante i tentativi, il risultato è stato che nei mesi scorsi grandi quantità di grano ucraino e altri cereali sono finite nei Paesi confinanti dell’Europa centrale, a volte rimanendo bloccate lì a causa di colli di bottiglia logistici. L’accumulo di grano e cereali nei silos ha avuto per mesi ripercussioni sulle vendite per gli agricoltori locali, con una svalutazione del prezzo dei beni agricoli, portando a proteste nei Paesi confinanti. Questo ha portato nei mesi scorsi Polonia, Ungheria e anche Slovacchia ad annunciare il divieto completo di importazione di grano dall’Ucraina per proteggere i propri agricoltori.
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La Commissione europea per il momento sostiene di “non aver ricevuto” alcuna richiesta da parte di Polonia, Bulgaria, Romania, Slovacchia e Ungheria di includere oltre il 15 settembre le restrizioni europee imposte alle importazioni di cereali ucraini per proteggere gli agricoltori di questi paesi. Lo ha confermato la portavoce dell’Esecutivo comunitario, Arianna Podestà, durante il briefing quotidiano con la stampa. L’iniziativa potrebbe essere presa in considerazione dalla Commissione europea vista la decisione di Mosca di sospendere l’iniziativa sul grano nel Mar Nero e il bombardamento di alcune infrastrutture logistiche chiave per l’esportazione di beni agroalimentari. “Per la terza notte la Russia ha bombardato e distrutto tutte le infrastrutture portuali a Odessa e i depositi di grano. Più di 60 mila tonnellate di grano sono andate bruciate. Non c’è stato solo il ritiro dall’accordo sul grano per l’esportazione del grano dall’Ucraina, ma lo stanno anche bruciando”, ha denunciato questa mattina l’alto rappresentante Ue per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, entrando al Consiglio Affari Esteri a Bruxelles. “È un atteggiamento barbarico, che sarà preso in considerazione dal Consiglio oggi, riceveremo più informazioni dal ministro (degli Esteri ucraino, ndr), Dmytro Kuleba”, ha reso noto Borrell, precisando che “ciò che già sappiamo è che tutto questo creerà un’enorme crisi alimentare mondiale”. Ci sarà una “carenza di cibo in tutto il mondo, se questo grano viene distrutto e bruciato”.