Bruxelles – Dalla Grecia alla Spagna, dalla Francia all’Italia, dove sono state registrate le temperature più alte quando alla metà della stagione più critica per il lavoro delle squadre di vigili del fuoco mobilitati dal Meccanismo di protezione civile dell’Ue. Dopo gli incendi che hanno devastato il Canada e che hanno richiesto il supporto di Bruxelles, è sul territorio dell’Unione Europea che si alza l’allarme per un’estate ad altissimo rischio di foreste bruciate e pericoli per la popolazione europea.
È stata la Grecia il primo Paese membro dell’Unione ad attivare quest’estate il Meccanismo per ricevere sostegno nella lotta contro gli incendi che da giorni stanno mandando in fumo vaste aree dell’Attica – la regione intorno alla capitale Atene – Corinto e l’isola di Rodi. Quattro canadair dall’Italia e la Francia e tre squadre antincendio provenienti da Polonia, Romania e Slovacchia – composte da 220 vigili del fuoco e 65 veicoli – sono già arrivate in Grecia dopo la richiesta di supporto lanciata al quartier generale del Centro di coordinamento della risposta alle emergenze (Ercc) a Bruxelles ieri (19 luglio). “La risposta rapida dell’Ue è essenziale in questa situazione“, ha dichiarato il commissario per la Gestione delle crisi, Janez Lenarčič, annunciando l’impegno delle squadre europee per la gestione della prima vera emergenza sul continente. Tutto era già pronto da inizio luglio, quando era stato annunciato il pre-posizionamento strategico in Grecia di squadre da Francia, Germania e Romania.
Da Bruxelles è già pronta “ulteriore assistenza se necessario”, ha assicurato il commissario Lenarčič, dal momento in cui le temperature raggiungeranno i 44 gradi entro la fine della settimana, con il rischio di alimentare le decine di incendi spinti dai venti forti e dall’ondata di calore estremo. Nonostante i roghi a ovest di Atene si siano spenti, centinaia di vigili del fuoco, due canadair e tre elicotteri stanno ancora combattendo gli incendi a Rodi: l’incendio più difficile rimane quello divampato nel centro dell’isola dell’arcipelago del Dodecaneso nel Mar Egeo, in un’area boschiva con fitta vegetazione. Il rischio di incendi rimane molto alto anche per la regione che circonda la capitale greca – dove sono andati in fumo oltre tremila ettari di bosco – ma anche per la penisola del Peloponneso e la Grecia centrale. Intanto l’antico sito dell’Acropoli di Atene rimarrà chiuso (nelle ore più calde della giornata) fino a domenica, per tutelare la salute dei lavoratori e dei turisti, e lo stesso provvedimento potrebbe essere esteso a tutti i siti archeologici del Paese.
Ma non è solo la Grecia a preoccupare Bruxelles. Come rende noto il Sistema europeo di informazione sugli incendi boschivi (Effis) del programma Ue Copernicus, le previsioni sul rischio di incendi mostrano una situazione di “pericolo estremo” in Sicilia, Sardegna e Basilicata, oltre a un terzo del territorio della Spagna e il dipartimento Var nella Francia meridionale. Tutto ciò considerata la situazione allarmante soprattutto in Italia meridionale, dove negli scorsi giorni sono stati registrati i dati sulle temperature medie massime giornaliere e i picchi di temperatura più alti in Europa. A certificarlo è stato il Centro di coordinamento della risposta alle emergenze dell’Ue, che ha evidenziato come martedì (18 luglio) a Licata (Agrigento) sia stata raggiunta la temperatura massima osservata su tutto il continente – 46,3 gradi – seguita da Riesi (Caltanissetta) con 45,8 gradi. Ma anche la Puglia, nell’area di Foggia, compare tra le regioni europee in cui sono state toccate le temperature medie massime giornaliere nel periodo tra il 9 e il 15 luglio, superiori ai 35,1 gradi.
Gli strumenti Ue per la lotta contro gli incendi
Per la lotta contro gli incendi lo strumento principale è il Meccanismo di protezione civile dell’Ue. Istituito nel 2001 dalla Commissione, è il mezzo attraverso cui i 27 Paesi membri e altri 9 Stati partecipanti (Albania, Bosnia ed Erzegovina, Islanda, Macedonia del Nord, Montenegro, Norvegia, Serbia, Turchia e Ucraina) possono rafforzare la cooperazione per la prevenzione, la preparazione e la risposta ai disastri, in particolare quelli naturali. Una o più autorità nazionali possono richiedere l’attivazione del Meccanismo quando un’emergenza supera le capacità di risposta dei singoli Paesi colpiti. La Commissione coordina la risposta di solidarietà degli altri partecipanti con un unico punto di contatto, contribuendo almeno a tre quarti dei costi operativi degli interventi di ricerca e soccorso e di lotta agli incendi. In questo modo vengono messe in comune le migliori competenze delle squadre di soccorritori e si evita la duplicazione degli sforzi.
Un altro strumento, parte sempre del Meccanismo, è il pool europeo di protezione civile, formato da risorse pre-impegnate dagli Stati aderenti, che possono essere dispiegate immediatamente all’occorrenza. Il centro di coordinamento della risposta alle emergenze è il cuore operativo ed è attivo tutti i giorni 24 ore su 24. A questo si aggiunge la riserva rescEu, la flotta di aerei ed elicotteri antincendio (oltre a ospedali da campo e stock di articoli medici per le emergenze sanitarie) per potenziare le componenti della gestione del rischio di catastrofi: per quest’estate è stato messo a punto un piano di emergenza che prevede il raddoppio della flotta della riserva rescEu a 28 tra aerei ed elicotteri antincendio (rispettivamente 24 e 4) provenienti da dieci Paesi – Croazia, Cipro, Francia, Germania, Grecia, Italia, Portogallo, Repubblica Ceca, Spagna e Svezia. A Bruxelles si sta sviluppando anche una riserva adibita a rispondere a incidenti chimici, biologici, radiologici e nucleari.