Bruxelles – Adesione della Turchia all’Unione europea? No. Dal Parlamento Ue arriva un chiaro stop alle ambizioni comunitarie di Ankara. “Il processo di adesione non può riprendere nelle circostanze attuali“, stabilisce la commissione Affari esteri nel parere adottato a larga maggioranza (49 favorevoli, 10 astenuti, nessun contrario). Un voto che rappresenta una vera e propria bocciatura del modello Erdogan, visto che il veto degli europarlamentari può essere rimosso “a meno che non ci sia un drastico cambio di rotta da parte del governo turco”.
L’invito, per entrambe le parti impegnate nel non semplice negoziato, è esplorare formule alternative di cooperazione quale “un partenariato più stretto”, o “un quadro parallelo e realistico per le relazioni UE-Turchia”.
Il voto parlamentare irrompe nell’agenda del consiglio Affari esteri. I Ventisette ministri si ritroveranno a Bruxelles giovedì (20 luglio) per discutere, tra le altre cose, anche delle relazioni con Ankara. Non affiora, per il momento, la possibilità di una ripresa del processo di adesione, avviato nel 2005 ma congelato dal 2018. La linea scelta, fanno sapere a Bruxelles, è “continuare a ricercare progressi nei settori in cui possibile”, perché anche in Consiglio si sposa la tesi avallata oggi dagli eurodeputati: “Date le attuali circostanze i negoziati di adesione di Turchia si sono fermati”.
L’espressione della commissione Affari esteri dell’europarlamento dunque invita gli Stati membri a non cedere, non cambiare idea, non fare concessioni. “Recentemente abbiamo assistito a un rinnovato interesse da parte del governo turco nel rilanciare il processo di adesione all’Ue, ma ciò non accadrà a seguito di contrattazioni geopolitiche”, scandisce Nacho Sánchez Amor (S&D), relatore del parere approvato, in riferimento al tentativo di Ankara di legare l’adesione della Svezia alla Nato con lo sblocco del processo di adesione all’Ue della Turchia. “Quando le autorità turche mostreranno un reale interesse a fermare il continuo regresso nelle libertà fondamentali e nello stato di diritto” allora l’Ue potrà rivedere le proprie posizioni.