Bruxelles – L’ex comandante della nave Sea Watch 3, Carola Rackete, si candiderà alle elezioni europee di giugno 2024 con il partito di sinistra tedesco Die Linke. La trentacinquenne tedesca, attivista ambientale e sostenitrice del movimento Extinction Rebellion, ha motivato la sua scelta con la necessità di mettere in comunicazione il fulcro dell’attività legislativa Ue con i movimenti sociali che si occupano di ambiente, di migrazioni, dei temi di cui lei stessa si è sempre occupata.
“Ritengo che siano urgentemente necessari forti legami tra i movimenti di piazza e il Parlamento europeo”, ha dichiarato Rackete in un comunicato, convinta di poter sfruttare i banchi dell’Eurocamera come megafono per le istanze dei movimenti sociali, ma anche per rafforzarli “attraverso la condivisione di informazioni e risorse”. Per l’ex comandante dell’ong Sea Watch, le imprese che “hanno sconsideratamente causato la crisi climatica devono essere ritenute responsabili, devono essere socializzate e il loro denaro utilizzato per finanziare una transizione giusta”. Sulla migrazione invece l’Europa dovrebbe “cancellare il debito del Sud del mondo, condividere l’accesso alla tecnologia e fornire sicurezza alle persone costrette a lasciare le proprie case”.
Il partito tedesco Die Linke fa parte del gruppo della Sinistra europea a Bruxelles, co-presieduto da Manon Aubry di La France Insoumise e da Martin Schirdewan, proprio di Die Linke. Con 38 membri, è attualmente il gruppo più ridotto all’Eurocamera.
Carola Rackete e la vicenda Sea Watch 3
Rackete salì agli onori della cronaca nell’estate del 2019, quando da comandante della Sea Watch 3 forzò il blocco posto dalle autorità italiane e dall’allora ministro degli Interni, Matteo Salvini, entrando nel porto di Lampedusa e facendo sbarcare 40 persone migranti salvate in mare più di due settimane prima. Al suo attracco, il 29 giugno, venne inizialmente arrestata per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e resistenza a navi da guerra, oltre che accusata di aver “speronato” la motovedetta della Guardia di Finanza che le stava impedendo l’ormeggio.
Il suo arresto non venne tuttavia convalidato dalla giudice per le indagini preliminari di Agrigento, nonostante la campagna mediatica molto ostile condotta dal leader della Lega nei suoi confronti. La comandante della Sea Watch 3 denunciò Salvini per diffamazione, ma il 28 giugno scorso il Senato ha negato l’autorizzazione a processare il senatore e ora ministro delle Infrastrutture del governo Meloni.