Torino, di Valentina Innocente – Le pressioni e le condanne dell’Occidente non fanno desistere il presidente russo Vladimir Putin: Mosca ha confermato infatti la sua decisione di non voler rinnovare l’intesa – in scadenza il 17 luglio – sull’esportazione di grano ucraino, cruciale per le forniture alimentari mondiali. E anzi, ha rilanciato, avvertendo Kiev di “rischi” nel caso intendesse continuare le esportazioni attraverso il Mar Nero.
“In assenza di adeguate garanzie di sicurezza, sono sorti alcuni rischi”, ha messo in guardia il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, aggiungendo che “se si deve risolvere qualcosa senza la Russia, questi rischi devono essere presi in considerazione”. L’Ucraina aveva espresso la volontà di continuare ad esportare il suo grano, con o senza l’accordo di Mosca sulla sicurezza delle navi. Facendo eco a ciò, il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, ha ribadito all’omologo turco, Hakan Fidan, che la fine dell’intesa ha significato “la revoca delle garanzie di sicurezza della navigazione” rendendo il nord-ovest del Mar Nero, attraverso il quale circolano i mercantili, una “zona temporaneamente pericolosa”. I ministri “hanno preso in considerazione altre opzioni per fornire cereali ai Paesi più bisognosi”, ha fatto sapere comunque la diplomazia russa in un comunicato. L’ipotesi a cui sta guardando Mosca è quella di fornire il grano “gratuitamente” all’Africa: una decisione che verrà valutata al vertice di San Pietroburgo alla fine del mese, a cui dovrebbe partecipare Putin.
Firmata nel luglio 2022 con Russia e Ucraina sotto l’egida della Turchia – Paese facilitatore – e delle Nazioni Unite e già rinnovata due volte, la Black Sea Grains Initiative mira ad alleviare il rischio di carestia nel mondo assicurando, nonostante la guerra, l’immissione sul mercato di prodotti agricoli ucraini. Garantendo la sicurezza del traffico merci nel Mar Nero in partenza dai porti ucraini, l’accordo – che richiede l’ispezione delle navi da parte dei rappresentanti dei quattro firmatari – ha consentito l’esportazione di quasi 33 milioni di tonnellate sin dal suo inizio, il primo agosto 2022, principalmente grano e mais.
Per spiegare le posizioni di Mosca, Peskov ha accusato l’Ucraina di utilizzare “a fini militari” il corridoio marittimo aperto in base all’accordo, dopo che il giorno prima Kiev aveva colpito il ponte strategico che collegava il territorio russo con l’annessa penisola ucraina della Crimea. Per rappresaglia, oggi il ministero della Difesa russo ha annunciato di aver distrutto con un’ondata di missili “le installazioni in cui sono stati preparati atti terroristici contro la Russia”, nonché il luogo in cui vengono fabbricati i droni navali. “Prima dell’alba sei missili Kalibr e 21 droni esplosivi Shahed-136 di fabbricazione iraniana inviati dalla Russia su Odessa sono stati “distrutti” dalla difesa antiaerea ucraina, ha spiegato il governatore della regione, Oleg Kiper, su Telegram. “I detriti dei missili distrutti e l’onda d’urto hanno danneggiato le infrastrutture portuali e diverse abitazioni private”, ha aggiunto, senza fornire alcuna indicazione sull’entità del danno. Odessa e la sua regione ospitano i tre porti attraverso i quali l’Ucraina potrebbe, nell’ambito della Black Sea Grain Initiative, esportare i suoi prodotti agricoli nonostante la guerra e il blocco imposto dai russi.
Di fronte all’escalation, è stata unanime la condanna dell’occidente verso la Russia. Il presidente francese, Emmanuel Macron, ha definito “un grave errore” la decisione di Putin di uscire dall’accordo, accusandolo di usare il “cibo un’arma”. “Vediamo molto chiaramente che la Russia ha deciso di affamare Paesi già in difficoltà“, ha dichiarato. Sulla stessa linea la premier italiana, Giorgia Meloni, che ha parlato di “un’offesa nei confronti dell’umanità”. Intervenendo alla sessione plenaria del vertice Ue-America Latina e Caraibi (Celac) a Bruxelles, la leader italiana ha sostenuto che “la guerra in Ucraina è una nuova guerra coloniale ma credo anche che sia una guerra fatta contro i più deboli e lo vediamo anche con il mancato rinnovo dell’accordo sul grano che è sempre volontà della Russia, segnale chiaro sul quale credo che tutti debbano interrogarsi perché usare la materia prima che sfama il mondo come un’arma è un’offesa nei confronti dell’umanità”. Dal canto suo, la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, si è detta “molto preoccupata” per la decisione della Russia perché “si tratta di una decisione che porta insicurezza alimentare a tanti Paesi vulnerabili in tutto il mondo”. E ha promesso che “l’Unione Europea continuerà a lavorare con tutti i mezzi per garantire la sicurezza alimentare alle persone vulnerabili”.
In un anno, l’accordo ha consentito l’esportazione di quasi 33 milioni di tonnellate di cereali dai porti ucraini, principalmente mais e grano, contribuendo a stabilizzare i prezzi alimentari mondiali e a scongiurare il rischio di carenze. “Anche senza la Russia, bisogna fare di tutto per poter utilizzare questo corridoio (per le esportazioni) nel Mar Nero. Non abbiamo paura”, ha dichiarato il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky. Per il momento la Russia ha respinto le richieste di rinnovo dell’accordo. Anzi, il ministro Lavrov ha avvertito la Turchia dello smantellamento del centro di coordinamento aperto a Istanbul nell’ambito dell’accordo.