Torino, di Elena Fois – Tempo scaduto, fine degli accordi del Mar Nero. A poche ore dal termine, la Russia ha annunciato di non essere disposta a rinnovare l’intesa – in scadenza alle 21 del 17 luglio – sull’esportazione di grano ucraino, cruciale per le forniture alimentari mondiali. Una decisione resa nota dopo l’attacco ucraino che ha parzialmente distrutto per la seconda volta il ponte strategico che collega la Russia alla penisola di Crimea, annessa nel 2014.
La ‘Black Sea Grains Initiative’ era stata firmata nel luglio 2022 sotto l’egida della Turchia – Paese facilitatore – e delle Nazioni Unite ed è stata rinnovata due volte. L’obiettivo è quello di alleviare il rischio di carestia nel mondo assicurando, nonostante la guerra, l’immissione sul mercato di prodotti agricoli ucraini. Garantendo la sicurezza del traffico merci nel Mar Nero in partenza dai porti ucraini, l’accordo, che richiede l’ispezione delle navi da parte dei rappresentanti dei quattro firmatari, ha consentito l’esportazione di quasi 33 milioni di tonnellate sin dal suo inizio, il 1 agosto 2022, principalmente grano e mais. Ma il Cremlino ha ignorato gli appelli che si sono moltiplicati negli ultimi giorni per il rinnovo dell’accordo, spiegando che la decisione “è definitiva”. Tuttavia, il ministero degli Esteri, ha rilanciato la palla: “se le capitali occidentali apprezzano davvero l’iniziativa del Mar Nero”, allora dovrebbero prendere “seriamente” in considerazione “l’adempimento dei loro obblighi e rimuovere effettivamente i fertilizzanti e i prodotti alimentari russi dalle sanzioni”. Solo quando si otterranno “risultati concreti, e non promesse e rassicurazioni”, la Russia sarà pronta a prendere in considerazione il ripristino dell’accordo. E il presidente turco Recep Tayyip Erdogan si è detto convinto che il suo “amico Putin” voglia ripensarci.
Immediata la replica dell’Onu, che attraverso il Segretario generale Antonio Guterres, ha spiegato che “centinaia di milioni di persone stanno affrontando la fame” e saranno proprio loro a “pagare il prezzo” dello stop all’accordo. Per Save the children Saranno “milioni di bambini in più in tutto il mondo” a soffrire maggiormente. L’ambasciatrice statunitense presso le Nazioni Unite, Linda Thomas-Greenfield, ha accusato Mosca di “prendere in ostaggio l’umanità”, mentre la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, insieme a Londra, Parigi e Berlino, ha definito “cinica” la decisione russa e ha spiegato che l’Unione europea “sta lavorando per garantire la sicurezza alimentare per le persone vulnerabili del mondo e le corsie di solidarietà continueranno a portare i prodotti agroalimentari dall’Ucraina ai mercati globali”.
I strongly condemn Russia’s cynical move to terminate the Black Sea Grain Initiative, despite UN & Türkiye’s efforts.
EU is working to ensure food security for the world’s vulnerable. #EUSolidarityLanes will continue bringing agrifood products out of Ukraine & to global…
— Ursula von der Leyen (@vonderleyen) July 17, 2023
La questione, ha invece assicurato il titolare della Farnesina, Antonio Tajani, sarà affrontato al vertice sulla sicurezza alimentare che si terrà a Roma il 24 luglio, ma in ogni caso “siamo già al lavoro per soluzioni alternative”. L’Ucraina, da parte sua, ha dichiarato di voler continuare a esportare il suo grano attraverso il Mar Nero, con o senza la firma dell’accordo da parte di Mosca. “Non abbiamo paura”, ha detto il presidente Volodymyr Zelensky. Sul fronte economico, con la mancata proroga dell’accordo, mancheranno dai mercati mondiali 32,8 milioni di tonnellate di grano, mais e olio di girasole che sono partiti dai porti Ucraini del Mar Nero nell’anno di attuazione dell’intesa. Secondo i dati elaborati da Coldiretti, l’intesa è stata “anche per fronteggiare il pericolo carestia in quei 53 Paesi dove secondo l’Onu, la popolazione spende almeno il 60% del proprio reddito per l’alimentazione. Un pericolo quindi anche per la stabilità politica proprio mentre si moltiplicano le tensioni sociali ed i flussi migratori, anche verso l’Italia”.