Bruxelles – L’Unione Europea non vuole ritrovarsi in una nuova crisi di approvvigionamento, anche se il rischio è molto concreto. Dopo il materiale medico critico allo scoppio della pandemia Covid-19 e il gas russo dopo l’inizio della guerra in Ucraina, le restrizioni all’export di materie prime critiche da parte della Cina hanno messo in allarme i Ventisette. È per questo motivo che la Commissione Ue sta già analizzando la situazione per prendere contromisure immediate: “Non ripeteremo gli errori della pandemia e del gas russo, abbiamo accumulato esperienza e abbiamo imparato quanto è importante avere molti partner che condividono la nostra visione”, ha messo in guardia la stessa numero uno dell’esecutivo comunitario, Ursula von der Leyen.
Rispondendo alle domande al termine del vertice Ue-Giappone di ieri (13 luglio) a proposito dello stretto coordinamento con Tokyo sulla catena di approvvigionamento delle materie prime critiche necessarie per i semiconduttori – e di conseguenza per i microchip alla base delle tecnologie per la doppia transizione digitale e verde – la presidente von der Leyen ha mostrato particolare preoccupazione per l’annuncio di Pechino delle limitazioni alle esportazioni di due metalli rari, il gallio e il germanio: “La Cina è stata chiara che le misure per il controllo delle esportazioni sono legate alla questione dei semiconduttori, da quello che ho inteso ad agosto prenderanno la decisione sull’implementazione”. L’annuncio da parte del ministero del Commercio cinese è arrivato a inizio luglio e prevede che a partire dal primo agosto sarà quasi bloccato l’export dei due sottoprodotti della lavorazione di materie prime come il carbone e la bauxite. Si tratta di una misura per la protezione dell’interesse strategico nazionale all’interno del quadro di una guerra commerciale con gli Stati Uniti che da anni vede reciproche limitazioni di tecnologie chiave, con conseguenze indirette anche per l’Unione Europea.
“In una situazione come questa dobbiamo chiarire quali settori nello specifico ne sono dipendenti, quali catene di approvvigionamento sono coinvolte e soprattuto chi altro ci può fornire questi materiali”, ha spiegato la presidente della Commissione Ue, delineando il processo che si è messo in moto a Bruxelles “per prevenire una situazione molto difficile”. La via d’uscita per Bruxelles risiede proprio nella diversificazione della catena di approvvigionamento del gallio, del germanio e di tutte le altre materie prime critiche su cui l’Unione dipende in larga parte da Pechino. “È l’obiettivo del Club delle materie prime critiche che stiamo formando“, ovvero l’insieme di partner internazionali (consumatori e produttori) previsto dal Critical Raw Materials Act dello scorso 16 marzo: “Avremo una risposta veloce contro questo tipo di misure coercitive e una migliore panoramica su chi può aiutarci con le forniture”, ha sottolineato von der Leyen. Più diretto è stato invece il presidente del Consiglio Ue, Charles Michel, che sulla stessa questione ha voluto ribadire con forza che “queste restrizioni sono la prova che avevamo ragione a dire che abbiamo bisogno di diversificare la catena di approvvigionamento” delle materie prime critiche. L’impatto per i Ventisette dipenderà dall’applicazione delle restrizioni, perché le esportazioni non sono state soppresse ma sottoposte a maggiori controlli: gli esportatori dovranno richiedere una licenza specifica per gallio e germanio al ministero del Commercio cinese, con informazioni su acquirenti e ordini effettuati.
Cosa sono le materie prime critiche e le dipendenze dalla Cina
Le materie prime critiche sono materiali – né alimentari né energetici – di importanza economica strategica, caratterizzati allo stesso tempo da un alto rischio di fornitura per questioni politiche, commerciali e ambientali. Le materie prime critiche si trovano ovunque, dagli smartphone alle auto elettriche, dai prodotti farmaceutici alle pompe di calore e, come aveva ricordato il commissario per il Mercato interno, Thierry Breton, in occasione della presentazione del Critical Raw Materials Act, “non ci possono essere batterie senza litio, non ci può essere eolico senza terre rare e nessuna munizione senza tungsteno”. Se le materie prime critiche identificate dalla Commissione sono 34 (dalla bauxite all’elio, dall’arsenico allo stronzio), il documento annesso alla proposta di Regolamento ne evidenzia in particolare 16 strategiche. Gallio e germanio sono in questa lista ristretta.
In generale le materie prime critiche sono componenti essenziali per la produzione di semiconduttori – materiali in grado di consentire o bloccare il passaggio di elettricità – che sono alla base dei microchip, piccoli dispositivi che possono memorizzare grandi quantità di informazioni. I microchip a loro volta permettono il funzionamento di computer, smartphone, pannelli fotovoltaici, pale eoliche, automobili e qualsiasi apparecchio abbia almeno una componente elettronica. È per questo motivo che senza materie prime non è possibile realizzare la transizione digitale e verde che l’Unione Europea ha nel mirino. Nello specifico delle restrizioni cinesi, il gallio è utilizzato nei semiconduttori composti che combinano più elementi per migliorare la velocità e l’efficienza di trasmissione (schermi Tv, smartphone, pannelli solari, radar), mentre il germanio per le comunicazioni in fibra ottica, per gli occhiali per la visione notturna e per l’attrezzatura di esplorazione dello spazio (come le celle solari che alimentano i satelliti).
Nel 2022 la Cina ha esportato 94 tonnellate di gallio e 43,7 tonnellate di germanio, coprendo rispettivamente circa l’80 e il 60 per cento della produzione mondiale. Secondo lo studio pubblicato dai servizi della Commissione Ue, i Ventisette importano dalla Cina il 71 per cento del gallio e il 45 del germanio necessari per la produzione industriale. Questa dipendenza deriva dal fatto che Pechino è riuscita nel tempo a tenere le proprie materie prime critiche a un prezzo calmierato, nonostante il processo di estrazione di alcune di esse sia piuttosto costoso: per esempio gallio e germanio non si trovano in natura, ma sono il sottoprodotto di altre lavorazioni, come carbone, bauxite, zinco e alluminio.