Dall’inviato a Strasburgo – Una Mare Nostrum europea forse è possibile. O per lo meno è quel che spera un’ampia coalizione dell’Eurocamera, che comprende i due maggiori gruppi politici di Bruxelles, Popolari (Ppe) e Socialdemocratici (S&d), i liberali di Renew, i Verdi e la Sinistra europea. Domani (13 luglio) il Parlamento europeo voterà la proposta di risoluzione che “chiede l’istituzione di una missione Sar globale dell’Ue attuata dalle autorità competenti degli Stati membri e da Frontex“. La coperta è lunga, a meno di decine di franchi tiratori il testo sarà approvato.
Secondo il Missing Migrants Project dell’Organizzazione Internazionale delle Migrazioni nel 2023 sono già 1.895 i morti e i dispersi nel mar Mediterraneo, tra cui gli oltre 500 del tragico naufragio di Pylos dello scorso 14 giugno. Ma come ha ricordato l’eurodeputato del Partito democratico Pietro Bartolo, “in mare non esistono dispersi”. Solo vittime. Viste le resistenze della Commissione europea, che in linea con la maggioranza degli Stati membri ha scelto di puntare tutto sull’esternalizzazione delle frontiere europee e sulla lotta ai trafficanti, l’Eurocamera prova a riportare al centro del discorso e delle politiche migratorie il salvataggio di vite umane. “L’illusione di alcuni governi di poter sigillare le frontiere europee tradisce i valori fondanti del progetto di integrazione europea”, ha ammonito la vicepresidente del Parlamento Ue, Pina Picierno.
Dall’aula di Strasburgo quindi l’invito a Bruxelles a “valutare le attuali prassi degli Stati membri in materia di ricerca e soccorso e a fornire sostegno materiale, finanziario e operativo” alle autorità nazionali competenti al fine di “migliorare la capacità complessiva di salvare vite umane in mare”. Stoccata alla Grecia, che dovrà chiarire il comportamento della propria Guardia Costiera nei fatti di Pylos, ma anche a Giorgia Meloni e al decreto Ong del governo italiano: il testo della risoluzione esorta i Paesi dell’Ue a “mantenere i porti sicuri più vicini aperti alle navi delle Ong e a non criminalizzare coloro che forniscono assistenza ai migranti in difficoltà”.
Dito puntato anche contro i finanziamenti europei alla cosiddetta Guardia Costiera libica, che pochi giorni fa- e non per la prima volta- si è resa protagonista di un vero e proprio agguato durante un’operazione di soccorso prestata dall’Ocean Viking dell’ong Sos Mediterranée, sparando diversi colpi in aria per intimorire i soccorritori. Spesso Tripoli “non risponde alle richieste di soccorso, impedisce alle navi delle Ong di effettuare salvataggi e mette a rischio vite umane durante il salvataggio o l’intercettazione di persone in mare”. La bozza di mozione accusa inoltre esplicitamente le autorità libiche di trasferire i migranti intercettati in centri di detenzione, dove sono esposti a “torture e altri maltrattamenti, incluso lo stupro”.
La ricetta che la commissaria europea per gli Affari Interni, Ylva Johansson, ha dato agli eurodeputati è però sempre la stessa: bisogna combattere la migrazione irregolare lavorando su percorsi “sicuri e legali” e combattendo i trafficanti, “che vendono biglietti non per l’Europa ma per la morte”. Nessun accenno di una missione europea Sar, ma solo il “rilancio” del gruppo di contatto Ue sulla ricerca e soccorso, che negli ultimi due anni si è riunito quattro volte limitandosi a un poco fruttuoso scambio di buone pratiche tra i Paesi membri. Come ha ricordato Juan Fernando Lopez Aguilar, non è la prima volta che l’Eurocamera invita la Commissione a rompere gli indugi e intervenire direttamente nel Mar mediterraneo per scongiurare nuove tragedie. Domani sarà un nuovo, disperato appello, perché ormai negli altri due palazzi della capitale Ue la priorità è cambiata. I migranti non devono partire.