Bruxelles – La prima legislazione europea sui microchip è a un passo dalla messa a terra. Il Parlamento Ue ha dato il via libera oggi (11 luglio) all’accordo provvisorio raggiunto in aprile con i co-legislatori del Consiglio dell’Ue sull’European Chips Act, mettendo un mattone fondamentale sul nuovo Regolamento che pone target concreti per definire la leadership dell’Unione Europea nel settore dei semiconduttori entro il 2030. L’obiettivo dichiarato è quello di raddoppiare la quota di mercato globale dell’Ue, dal 10 ad almeno il 20 per cento: che in altri termini equivale in realtà a quadruplicare la produzione dei microchip, dal momento in cui il settore è destinato a raddoppiare esso stesso nel prossimo decennio. Ora manca solo il via libera del Consiglio per l’entrata in vigore della legislazione Ue sui microchip.
La relazione a firma Dan Nica (S&D) è stata approvata dalla sessione plenaria del Parlamento Europeo con 587 voti a favore, 10 contrari e 38 astenuti, che ha così dato l’ok finale degli eurodeputati al compromesso del 18 aprile scorso con il Consiglio sulla proposta della Commissione Ue presentata l’8 febbraio 2022. “Con l’European Chips Act avremo una strategia ambiziosa per l’approvvigionamento di microchip e con misure d’emergenza contro le carenze, l’esito negoziale è una chiara dimostrazione che se c’è la volontà tutto è possibile“, ha esultato l’eurodeputato romeno, sottolineando nel suo intervento che la crisi dei semiconduttori “ha portato un’impennata dei costi per le industrie e per i consumatori” e perciò è necessario “affrontare le vulnerabilità della catena di approvvigionamento”.
Al centro di una delle legislazioni industriali più delicate degli ultimi anni ci sono i microchip, piccoli dispositivi composti da semiconduttori (materiali in grado di consentire o bloccare il passaggio di elettricità), che possono memorizzare grandi quantità di informazioni. Si tratta di componenti essenziali per un’ampia gamma di prodotti: carte di credito, automobili, smartphone, sistemi di intelligenza artificiale, reti 5G e Internet of things. La crisi dei semiconduttori che ha colpito lo scorso anno il continente ha dimostrato il rapporto sbilanciato tra l’importanza dei semiconduttori per l’industria europea e il bisogno quasi vitale di importare microchip dall’estero, in particolare dall’Asia. “Abbiamo sentito quello che ha detto la Cina sul gallio e il germanio la settimana scorsa [sulle restrizioni alle esportazioni di materie prime critiche, ndr], questo ci ricorda quanto siamo dipendenti”, ha avvertito nel suo intervento a Strasburgo il commissario per il Mercato interno, Thierry Breton: “Serve cooperazione globale per diversificare le catene di approvvigionamento”.
Ecco perché l’European Chips Act mira a ridurre le vulnerabilità dell’Ue e a rafforzare la base industriale europea. “Ci serve un’industria dei microchip forte, robusta e resistente, perché i semiconduttori sono il cuore della nostra economia e di società connesse e decarbonizzate”, è l’esortazione del responsabile per il Mercato interno del gabinetto von der Leyen, che ha legato la questione alle potenzialità dell’European Chips Act: “Mira a garantire il futuro industriale e tecnologico europeo”. Lo dimostrano sia l’ondata di investimenti pubblici e privati che sono già stati annunciati dalla presentazione del Regolamento Ue nel febbraio dello scorso anno – “pari a 100 miliardi di euro” – sia i progetti di mega-fabbriche di microchip “come quelli annunciati da Intel” e altri che riceveranno finanziamenti da Bruxelles. “Contribuiremo a re-industrializzare l’Europa sull’intera catena del valore dei semiconduttori”, con l’obiettivo di rendere il continente leader nella “produzione dei semiconduttori più avanzati sotto i 2 nanometri, perché a quel livello si fanno i giochi geopolitici del futuro”, è la promessa del gabinetto von der Leyen.
Cosa prevede la legislazione Ue sui microchip
Sul piano dell’architettura finanziaria l’European Chips Act mobiliterà 43 miliardi di euro in investimenti pubblici e privati, di cui 3,3 miliardi dal bilancio dell’Ue, concentrandosi su tre pilastri fondamentali. Il primo è il Chips for Europe, l’iniziativa che metterà in comune le risorse dell’Unione, degli Stati membri, del settore privato e dei Paesi terzi associati ai programmi esistenti Ue per sostenere lo sviluppo di capacità tecnologiche e le relative attività di ricerca e innovazione. Su questo punto sarà creato un nuovo obiettivo per i semiconduttori nell’ambito del Programma Europa Digitale (da 3,3 miliardi di euro, appunto, nei limiti dell’accordo sul Quadro finanziario pluriennale, aggiungendosi alle risorse già stanziate anche dallo Strumento per la ripresa e la resilienza). Il coordinamento arriverà dal partenariato pubblico-privato Chips Joint Undertaking, che sarà responsabile della selezione dei centri di eccellenza nell’ambito del suo programma di lavoro.
Il secondo pilastro della strategia sui microchip è il nuovo quadro per garantire la sicurezza dell’approvvigionamento e la resilienza, attirando maggiori investimenti. Tra gli impianti ‘primi nel loro genere’ – che possono beneficiare di procedure accelerate per la concessione dei permessi – sono inclusi quelli che producono apparecchiature utilizzate nella produzione di semiconduttori. A questo si aggiunge il fatto che i centri di progettazione che migliorano “in modo significativo” le capacità dell’Unione nella progettazione di chip innovativi possono ricevere il marchio europeo di centro di progettazione di eccellenza, con misure di sostegno che possono arrivare dai Paesi membri.
Il terzo pilastro dell’European Chips Act è invece il meccanismo per monitorare la catena di fornitura dei semiconduttori e coordinare le azioni in situazioni di crisi, attraverso cui gli indicatori di allerta precoce negli Stati membri saranno utilizzati per attivare un allarme di carenza a livello europeo. La Commissione potrà così attuare misure di emergenza, come dare priorità alla fornitura di prodotti particolarmente colpiti da una carenza o effettuare acquisti congiunti tra gli Stati membri nel settore dei microchip.