Bruxelles – Un nuovo obiettivo, che si pone in linea di continuità con la strategia della Commissione Europea per proteggere l’ambiente naturale per le future generazioni. È stata presentata oggi (5 luglio) dal gabinetto von der Leyen la proposta di direttiva per valorizzare il suolo e le risorse naturali, che fissa l’obiettivo di ottenere suoli sani a livello comunitario entro il 2050. Una definizione “armonizzata” di salute del suolo, un quadro di monitoraggio “completo e coerente”, promozione della gestione sostenibile del suolo e bonifica dei siti contaminati. Sono queste le direttrici della prima legislazione europea in materia di tutela dei suoli europei.
Come ribadito dal vicepresidente esecutivo della Commissione Ue responsabile per il Green Deal europeo, Frans Timmermans, la nuova proposta di direttiva sui suoli è “strettamente legata alla legge sul ripristino della natura“, nonostante la dura partita che si sta giocando al Parlamento Ue. E se il lavoro nell’Unione è ancora “lontano dall’essere completo, sia in termini di lotta al cambiamento climatico sia di preservazione della natura”, il pacchetto presentato dal gabinetto von der Leyen (che comprende anche una proposta contro gli sprechi alimentari e tessili e una sulle nuove tecniche genomiche) fa parte di questo sforzo di trovare una soluzione ai problemi che al momento si stanno aggravando sul territorio comunitario.
Proprio a proposito di territorio, la base di partenza della Commissione è il livello di degrado dei suoli registrato: “Il 60-70% è attualmente insalubre e ogni anno un miliardo di tonnellate di suolo viene sottratto dall’erosione”. In poche parole, questo significa che lo strato superiore fertile “sta scomparendo rapidamente”. Ancora più preoccupante è la stima dei costi del degrado del suolo, pari a “oltre 50 miliardi di euro all’anno”. Un fardello che grava soprattutto sugli agricoltori e che incide sulla capacità di produrre alimentazione sana per la popolazione europea, ma che ha anche ripercussioni tangibili su disastri naturali come l’alluvione dell’Emilia-Romagna di maggio: “Invertire la tendenza è urgente per prevenire e rispondere meglio a disastri naturali e siccità”, mette in chiaro l’esecutivo comunitario. Il degrado dei suoli è dovuto “principalmente a una gestione non sostenibile, all’impermeabilizzazione, alla contaminazione e all’eccessivo sfruttamento”, ma anche “all’impatto dei cambiamenti climatici e degli eventi meteorologici estremi”. Gli effetti sono sotto gli occhi di tutti: “I suoli degradati riducono la fornitura di servizi ecosistemici come cibo, mangimi, fibre, legname, ciclo dei nutrienti, sequestro del carbonio, controllo dei parassiti o regolazione delle acque” e “intensificano la pressione sui restanti terreni sani”.
Cosa prevede la legge Ue sui suoli
Per quanto riguarda il contenuto della proposta della Commissione Ue, il compito di definire le pratiche “positive e negative per la gestione del suolo”, così come quelle di rigenerazione “per riportare i suoli degradati in condizioni di salute”, è affidata ai Paesi membri sulla base di valutazioni nazionali. Ai Ventisette viene anche richiesto di affrontare i rischi “inaccettabili per la salute umana e l’ambiente” dovuti alla contaminazione del suolo, secondo il principio “chi inquina paga”. Perché a oggi nell’Ue si stima la presenza di 2,8 milioni di siti potenzialmente contaminati ed è necessario “identificare, indagare, valutare e bonificare i siti contaminati”.
L’onere amministrativo sarà “limitato”, dal momento in cui gli Stati membri “non sono tenuti a preparare piani o programmi per il suolo”, ma a utilizzare la valutazione nell’ambito delle politiche esistenti in materia di clima, agricoltura, gestione del rischio di catastrofi, acqua, aria e natura. Sull’onere del monitoraggio dello stato dei suoli, la responsabilità sarà condivisa tra Commissione e Stati membri, con l’esecutivo comunitario che sosterrà i Ventisette “rafforzando l’attuale programma di campionamento del suolo” e “sviluppando nuovi prodotti di telerilevamento” attraverso il programma satellitare Copernicus. La proposta di direttiva offre anche alle autorità nazionali e ai gestori del suolo “flessibilità per scegliere le misure più appropriate e le modalità di applicazione“, anche se viene richiesto un lavoro a stretto contatto con le parti interessate e i cittadini, “in particolare con gli agricoltori e gli altri gestori del suolo”.
Nessuno obbligo diretto è stato imposto a proprietari, gestori dei terreni e agricoltori. “Suoli sani e dati migliori offrono ulteriori opportunità di reddito”, ricorda la Commissione, sottolineando che possono essere ricompensati “per la coltivazione di carbonio, ricevere pagamenti per i servizi ecosistemici o per l’aumento del valore dei suoli sani e degli alimenti prodotti”. I dati ricavati sosterranno l’innovazione, le soluzioni tecnologiche e organizzative e “aiuteranno gli agricoltori e gli altri proprietari terrieri a implementare i metodi di trattamento più appropriati e ad aumentare la fertilità e la resa del suolo”, con la riduzione “al minimo” del consumo di acqua e dei nutrienti.