Bruxelles – Lampedusa sotto stretta osservazione dell’Ue. A dieci giorni dalla missione di una delegazione dell’Eurocamera nell’isola del Mediterraneo, un commissario europeo fa una rara visita all’avamposto simbolo dell’accoglienza di persone migranti dal continente africano. Ylva Johansson, responsabile per gli Affari Interni dell’esecutivo comunitario, si è recata oggi (4 luglio) a Lampedusa accompagnata dal ministro degli Interni italiano, Matteo Piantedosi.
Nell’hotspot dell’isola, sull’orlo di scoppiare lo scorso weekend, quando sono state registrate 3.306 presenze a fronte di una capacità massima di 400 posti, è tornata una parvenza di normalità: lunedì mattina, dopo un intenso lavoro di trasferimenti da parte della Prefettura di Agrigento, i migranti ospiti della struttura di accoglienza erano 791.
Il messaggio della commissaria è quello che l’Italia si sente ripetere da diversi mesi, da quando per la prima volta gli Stati membri hanno avallato la formula “la migrazione è una sfida europea che necessita di una risposta europea”: Lampedusa “non è sola”, ha dichiarato Johansson in conferenza stampa dall’isola. È affiancata dalle agenzie europee, Frontex e Europol, e può contare su finanziamenti europei, anche di nuovi “che arriveranno il più presto possibile”. Una promessa colta al volo dal ministro italiano, che ha sottolineato l’importanza della visita di Johansson come “segno della vicinanza dell’Europa ai problemi dell’Italia e di Lampedusa”, una presenza “che è stata preceduta e verrà seguita anche da atti concreti che la Commissione europea sta ponendo in essere per supportare l’Italia in questo delicato compito che è essere Paese di primo ingresso”.
In questo scambio di cortesi attenzioni, la commissaria Ue ha riconosciuto che la posizione di Roma sulla migrazione, quella della cooperazione stretta con i Paesi d’origine e di transito dei migranti, “è diventata la politica Ue”. Perché “la migrazione c’è sempre stata e ci sarà sempre, ma dobbiamo gestirla in maniera ordinata insieme ai Paesi d’origine”.
Il modello è quello del pacchetto di cooperazione con la Tunisia, che l’Ue ha cercato di impostare con una serie di visite istituzionali a Tunisi compiute negli ultimi mesi, sfociate nell’accordo trovato durante la missione congiunta di von der Leyen e dei primi ministri italiano e olandese, Giorgia Meloni e Mark Rutte, a inizio giugno. “Stiamo negoziando e finalizzando il memorandum d’intesa con la Tunisia“, ha ricordato Johansson, che ha tuttavia preferito sorvolare a chi le chiedeva quali fossero le richieste del presidente tunisino Saied. Per la commissaria, responsabile degli Affari Interni, il focus è sul capitolo dell’accordo che riguarda la gestione dei flussi: 105 milioni dall’Ue alle casse tunisine, di cui 60 per il controllo dei confini. “Saremo capaci di supportare la Tunisia nella gestione dei richiedenti asilo, nella protezione dei confini e nella prevenzione delle partenze irregolari”, ha proseguito Johansson. Senza dimenticare “un maggior impegno della Tunisia” sui rimpatri dei propri cittadini che “non hanno il diritto di rimanere in Europa”.
La commissione Libe chiede verità sul naufragio di Pylos
Intanto la commissione Libertà civili (Libe) dell’Eurocamera incalza Bruxelles e la Grecia a prendere una posizione più netta sulle responsabilità del tragico naufragio di Pylos, in cui hanno perso la vita oltre 500 migranti. A Johansson e al ministro greco per gli Affari marittimi, Miltiadis Varvitsiotis, è indirizzata la lettera degli eurodeputati con cui chiedono “di istituire, con urgenza, un organo indipendente e trasparente di inchiesta internazionale sull’incidente, al fine di esaminare le azioni delle autorità greche e di Frontex e la loro conformità al diritto dell’Ue e internazionale, in particolare per quanto riguarda la legislazione in materia di ricerca e soccorso in mare”. Nonostante le parole del riconfermato premier greco Kyriakos Mītsotakīs, che proprio dall’Eurocamera aveva assicurato che l’Autorità per la Trasparenza nazionale andrà a fondo con le indagini, la commissione Libe suggerisce che l’indagine venga condotta “da un organismo internazionale consolidato e pertinente, come il Commissario per i Diritti Umani del Consiglio d’Europa”.
Sicuramente gli eurodeputati ribadiranno la loro posizione a Johansson giovedì 6 luglio, quando la commissaria, assieme al direttore generale di Frontex Hans Leijtens, saranno chiamati a dare la loro versione dei fatti sull’accaduto in commissione Libe. Una trama già vista con il naufragio di Cutro del 26 febbraio scorso. Che per ora cerca ancora verità e giustizia.