Bruxelles – È iniziata una delle fasi più delicate di tutta la legislazione Ue sui mercati digitali, secondo quanto previsto dal nuovo Digital Markets Act. Dopo la scadenza del termine ultimo di ieri (3 luglio) per le grandi piattaforme digitali per comunicare se soddisfano ai criteri stabiliti dal Dma, da oggi (4 luglio) la Commissione Europea ha iniziato la fase di scrutinio per controllare se le aziende che compaiono sulla nuova lista antitrust di Bruxelles possono essere qualificate come gatekeeper.
Come annunciato sia dal commissario per il Mercato interno, Thierry Breton, sia dalla vicepresidente esecutiva della Commissione Ue responsabile per il Digitale, Margrethe Vestager, sotto la lente dell’esecutivo comunitario sono finite sette aziende, di cui la maggioranza statunitensi: si tratta di Alphabet, Amazon, Apple, Meta (Facebook, Instagram e WhatsApp), Microsoft, la cinese ByteDance (TikTok) e la sudcoreana Samsung. Aziende che operano sui mercati digitali di tutto il mondo, ma che per la prima volta dovranno adeguarsi alla nuova legislazione dell’Unione Europea: “Da un grande potere derivano grandi responsabilità e un comportamento impeccabile”, ha commentato il commissario Breton, citando Spider-Man (il politico francese non è nuovo a riferimenti ‘giovanili’ nell’annunciare gli step della legislazione Ue, e proprio oggi ha pubblicato una playlist Spotify a riguardo). A essere identificati come gatekeeper nella legge Ue sui mercati digitali sono tutte le piattaforme con un fatturato annuo di almeno 7,5 miliardi di euro all’interno dell’Ue negli ultimi tre anni, una valutazione di mercato di almeno 75 miliardi di euro, almeno 45 milioni di utenti finali mensili e almeno 10 mila utenti aziendali stabiliti nell’Ue. Tra gli altri criteri c’è anche il controllo di uno o più servizi di piattaforma di base (marketplace, app store, motori di ricerca, social network, servizi cloud, servizi pubblicitari, e anche assistenti vocali e browser web) in almeno tre Paesi membri.
Per quanto riguarda le prossime tappe “entro il 6 settembre verificheremo le loro comunicazioni e designeremo i gatekeeper ufficiali, che saranno poi regolamentati dal nuovo Digital Markets Act”, ha reso noto Breton, dopodiché “i gatekeeper avranno sei mesi di tempo per conformarsi alle nuove regole“. Nelle previsioni del gabinetto von der Leyen e dei co-legislatori che lo scorso anno hanno dato il via libera alla legislazione Ue da un lato “i consumatori avranno più servizi, più opportunità di cambiare fornitore quando lo desiderano e beneficeranno di trasparenza e prezzi migliori”, mentre dall’altro “alle aziende innovative e alle startup non sarà più impedito di raggiungere nuovi clienti“. In altre parole “la concorrenza leale nello spazio digitale sarà finalmente una realtà, questo è l’obiettivo della legge sui mercati digitali”, ha sottolineato il commissario per il Mercato interno.
Cosa prevede la legge Ue sui mercati digitali
Entrata in vigore nel gennaio 2023 (con un periodo di adeguamento di sei mesi per l’applicazione su tutto il territorio comunitario) la legge sui mercati digitali specifica con precisione le caratteristiche non solo per identificare i ‘controllori’ dell’accesso al mercato digitale, ma anche i loro obblighi. I gatekeeper dovranno garantire il diritto degli utenti di disdire l’abbonamento ai servizi della piattaforma principale e l’interoperabilità delle funzionalità di base dei servizi di messaggistica istantanea. In altre parole, i più grandi servizi di messaggistica (Whatsapp, Facebook Messenger o iMessage) dovranno aprirsi all’interoperabilità con le piattaforme più piccole, dando agli utenti più scelta nello scambiarsi messaggi, inviare file o fare videochiamate attraverso le app di messaggistica. Dovrà poi essere garantito un “accesso equo” alle funzionalità degli smartphone agli sviluppatori di app e i venditori dovranno poter aver accesso ai propri dati sul marketing nelle piattaforme online. Ma soprattutto la Commissione Ue dovrà essere sempre informata sulle fusioni, per evitare le cosiddette killer acquisition, ovvero le acquisizioni di società emergenti da parte delle aziende che dominano il mercato digitale.
Quello che la legge sui mercati digitali vieta è pre-installare sul dispositivo determinate applicazioni software o richiedere agli sviluppatori di app di utilizzare determinati servizi per comparire negli app store, classificare più in alto i propri prodotti e servizi e riutilizzare i dati privati raccolti ai fini di un altro servizio. Dure le sanzioni in caso di violazione delle regole stabilite dal Dma: multa fino al 10 per cento del fatturato globale e 20 per cento in caso di recidiva. Con una violazione della legge per almeno tre volte in otto anni, l’esecutivo Ue potrà aprire un’indagine di mercato. L’unica responsabile per l’applicazione del regolamento sarà proprio la Commissione Europea, con la possibilità affidata agli Stati membri di autorizzare le autorità nazionali della concorrenza ad avviare indagini su possibili infrazioni e a trasmettere le loro conclusioni all’esecutivo Ue.