Bruxelles – A quattro mesi dall’accordo di Leopoli che ne sanciva la nascita, comincia oggi (3 luglio) i suoi lavori il Centro Internazionale per il Perseguimento del crimine d’Aggressione contro l’Ucraina (Icpa). Una piattaforma di coordinamento per le indagini nazionali, che permetterà a procuratori indipendenti di diversi Paesi – per ora Lettonia, Lituania, Estonia, Romania, Polonia e Ucraina – di lavorare insieme, scambiare prove e concordare una strategia investigativa e penale comune in vista di un futuro processo contro la leadership politica e militare russa.
Dopo la creazione del Core International Crimes Evidence Database (Ciced), la banca dati giudiziaria necessaria per archiviare e analizzare le prove di oltre 71 mila crimini di guerra commessi in Ucraina, il via alle operazioni dell’Icpa segna un altro passo verso l’obiettivo dell’istituzione di un tribunale internazionale che abbia giurisdizione per il crimine d’aggressione. A fare parte della piattaforma coordinata dall’agenzia Ue Eurojust, i 6 Paesi della Squadra Investigativa Comune, la Corte Penale Internazionale (Icc) e gli Stati Uniti, che hanno nominato un procuratore speciale per sostenere le attività dell’Icpa. Ma altri Paesi sono chiamati a unirsi all’iniziativa nei prossimi mesi.
Perché, come ha sottolineato il commissario Ue per la Giustizia, Didier Reynders, gli Stati membri “giocheranno un ruolo cruciale nel collezionare prove, identificare possibili sospetti, emettere mandati di cattura”. Con Eurojust e l’Icpa a facilitare il compito delle Corti nazionali nel mettere in sicurezza, analizzare e tradurre le prove. Di lavoro ce n’è già parecchio: il procuratore generale ucraino, Andriy Kostin, ha dichiarato che con le prove collezionate finora Kiev avrebbe già individuato “più di 600 persone sospettate di crimine d’aggressione” e formulato accuse contro 312 di queste. E già condannato 20 individui, che portano a 53 il totale dei colpevoli di crimini di guerra già processati secondo la giurisdizione ucraina. Tutti ‘in absentia‘, dal momento che si trovano in Russia.
Come ribadito da Kostin, per Kiev sarà fondamentale l’istituzione di un tribunale “credibile a livello internazionale”, perché il crimine d’aggressione perpetrato dal Cremlino è “una minaccia globale”. Il problema è che l’Icc esercita la sua giurisdizione nei casi di genocidio, crimini di guerra e contro l’umanità, mentre per quello di aggressione è competente solo nei confronti dei Paesi che hanno ratificato gli emendamenti allo Statuto di Roma, il trattato fondativo della Corte che né l’Ucraina né la Russia hanno mai ratificato. E dunque, se da un lato il commissario Reynders e lo stesso procuratore dell’Icc, Karim Ahmad Khan, sono d’accordo che il luogo “naturale” per perseguire il crimine sarebbe la Corte Penale Internazionale ma non vedono attualmente la possibilità di emendare lo Statuto per affidare la competenza all’Icc, d’altra parte il procuratore generale di Kiev ha assicurato la volontà di procedere alla ratifica dello Statuto di Roma il prima possibile, senza però sbilanciarsi su “quando il Parlamento sarà pronto a votare”.
Una posizione di stallo, sulla quale si stanno accavallando diverse proposte, anche da parte statunitense, di tribunali ibridi, speciali, basati sulla giurisdizione ucraina. “Dobbiamo trovare un luogo per organizzare il processo riguardo il crimine d’aggressione e stiamo continuando a discutere su questo punto”, ha ammesso Reynders. Per ora la Commissione Ue procede un passo alla volta, anche perché la guerra è ancora in corso. L’Icpa e il suo finanziamento iniziale di 8,3 milioni di euro, come sottolineato dal commissario, sono il primo “step importante”. Che ancora mette d’accordo tutti.