Bruxelles – A destra, ma non troppo, o troppo poco. Le tentazioni del Partito Popolare Europeo di tentare la difficilissima strada dell’alleanza con gli ultra-conservatori e l’estrema destra stanno iniziando a scontrarsi con la complessa realtà delle diverse affiliazioni dei partiti nazionali nelle rispettive famiglie politiche europee – Identità e Democrazia e i Conservatori e Riformisti Europei – che non sempre rappresentano perfettamente lo schieramento dei singoli membri nel proprio Paese di riferimento. L’ultimo a cadere su questo terreno scivoloso in vista delle elezioni europee del 6-9 giugno 2024 è stato il ministro degli Esteri italiano e vicepresidente del Ppe, Antonio Tajani, che nel definire il campo di una possibile intesa pre- o post-elettorale tra le destre a Bruxelles è stato criticato dai partner di coalizione di governo (in Italia) della Lega per aver escluso i loro alleati francesi e tedeschi.
“Si può creare una maggioranza alternativa alla sinistra, che può essere composta da popolari, conservatori e liberali, è una cosa già successa con la mia elezione [a presidente del Parlamento Europeo nel 2017, ndr] e quello è l’accordo su cui si dovrebbe puntare, ma non si può governare l’Europa con chi è contro l’Europa“, ha ribadito oggi (3 luglio) alla stampa a Roma Tajani, riprendendo le dichiarazioni già rilasciate giovedì scorso (29 giugno) al vertice pre-Consiglio Europeo del Ppe a Bruxelles. Ma questa volta è esplicito il riferimento a chi non può stare in questa alleanza, ovvero due partiti che a Bruxelles fanno parte del Partito di Identità e Democrazia (Id): “Per noi è impossibile fare qualsiasi accordo con Rassemblement National e Alternative für Deutschland, il Partito Popolare Europeo lo ha detto da sempre, non è una novità”. La Lega (membro di Id) invece “è cosa ben diversa”, ha confermato Tajani: “L’accordo in Europa con la Lega possiamo farlo anche domani mattina“, ma con i tedeschi e i francesi di estrema destra “no, è impossibile oggi, domani, dopodomani”.
Un’apertura – al Partito dei Conservatori e Riformisti Europei (Ecr) della neo-rieletta presidente Giorgia Meloni e alla Lega – e una netta chiusura al campo Id che hanno però creato grossi malumori tra le fila dei partner di coalizione di governo in Italia, in particolare tra gli esponenti di spicco all’Eurocamera: “Davvero l’amico Tajani preferisce continuare a governare con Pd, socialisti e Macron?“, hanno commentato in una nota il presidente del gruppo Id al Parlamento Ue, Marco Zanni, e il capo-delegazione della Lega, Marco Campomenosi (nonostante nel discorso di Tajani sia esplicito il riferimento a un’alleanza che tagli fuori i socialdemocratici). “Chiediamo più rispetto per i colleghi del gruppo Id, è proprio grazie ai voti dei nostri alleati francesi del Rassemblement National e tedeschi di AfD se, insieme al Ppe, siamo riusciti a respingere l’ultima eurofollia green” (in riferimento al voto in commissione Envi sulla legge sul ripristino della natura), si legge nell’attacco a Tajani: “Non è il momento dei diktat, né di decidere a priori chi escludere dal progetto di centrodestra europeo“. La richiesta di allargare il campo a tutte le destre è netta da parte degli eurodeputati leghisti, “per cambiare la maggioranza in Europa e dare vita, finalmente, a un progetto di centrodestra unito”, con un ultima accusa al Ppe di “illudere gli elettori fingendo di cercare un’altra strada ma, di fatto, continua a scegliere di governare un continente secondo l’agenda dettata da sinistre illiberali”.
Come sono divise le destre a Bruxelles
Lo scontro esplicito tra la Lega di Bruxelles e Tajani dimostra ancora di più quanto il tanto ricercato accordo tra le destre in Europa sponsorizzato dal presidente del Ppe, Manfred Weber, sia più che mai distante dal poter trovare una soluzione sullo scacchiere politico europeo. Perché se è vero che le ultime tornate elettorali nazionali spingono sempre di più verso uno scenario di questo tipo – dall’Italia e la Svezia nell’ottobre del 2022 alla Finlandia e la Grecia della prima metà del 2023, in attesa delle elezioni in Spagna a luglio e in Polonia in autunno – è altrettanto innegabile che le affiliazioni dei singoli partiti sono un elemento di instabilità nei tre partiti europei che spaziano dalla destra moderata a quella estrema. A sbrogliare la matassa è un Partito Popolare Europeo (di cui fanno parte 84 partiti tra cui Forza Italia, l’Unione Cristiano-Democratica di Germania, i Repubblicani francesi, il Partito Popolare spagnolo e Piattaforma Civica polacca) che sta cercando di stringere i rapporti soprattutto con la famiglia dei conservatori europei, anche se al suo interno ne fanno parte frange estremiste.
Non va dimenticato che le 13 formazioni politiche appartenenti al Partito dei Conservatori e Riformisti sono guidate dalla stessa leader di Fratelli d’Italia, partito che a livello nazionale si posiziona nell’estrema destra (di derivazione post-fascista). Al suo interno si trovano anche altri partiti di ultra-conservatori, come gli spagnoli di Vox, i Democratici Svedesi, gli slovacchi di Libertà e Solidarietà e soprattutto i polacchi di Diritto e Giustizia (PiS). Proprio sulla Polonia potrebbe saltare il banco per qualsiasi tentativo di Weber di stringere un accordo tra popolari e conservatori. Perché a capo di Piattaforma Civica c’è l’ex-presidente del Ppe ed ex-presidente del Consiglio Europeo tra il 2014 e il 2019, Donald Tusk, uno dei più forti antagonisti di un’alleanza a Bruxelles con la famiglia politica che rappresenta partiti come il PiS: scendendo in campo nel luglio del 2021, lo stesso popolare polacco aveva affermato di essere tornato alla politica nazionale perché “quando vedi il demone, lo combatti”. Se Weber vuole davvero stringere un’intesa con Meloni e il suo partito europeo, al momento si ritrova con due opzioni: o convincerla a scaricare il PiS, o rischiare una defezione dei popolari polacchi e di tutti quelli che non accettano un’alleanza con una famiglia europea che racchiude anche il partito al potere a Varsavia (soprattutto i tedeschi della Cdu, a cui appartiene lo stesso presidente del Ppe).
Considerato il fatto che non è possibile secondo i sondaggi elettorali attuali una maggioranza in Europa composta solo da popolari e conservatori, un’opzione potrebbe essere quella di andare a replicare la coalizione di governo italiana: a Roma c’è una maggioranza di destra Forza Italia-Fratelli d’Italia-Lega, a Bruxelles si dovrebbe puntare su un campo larghissimo Ppe-Ecr-Id. Le parole di Tajani dimostrano che tra la maggioranza dei popolari è considerato quasi impossibile questo tipo di scenario, dal momento in cui il Partito di Identità e Democrazia è pieno di forze non solo estremiste ma anche anti-europeiste. Tra i 12 membri di Id figurano appunto Rassemblement National e Alternative für Deutschland, ma anche gli austriaci di Freiheitliche Partei Österreichs e i belgi di Interesse Fiammingo. In questo senso la Lega, che in Italia non è considerata la forza più a destra dello scacchiere politico parlamentare (titolo che appartiene al partito di Meloni), a Bruxelles siede con i partiti più ultra-nazionalisti di tutta la scena europea. Fonti di peso all’interno di Identità e Democrazia confermano però che tra Weber e Zanni c’è un “dialogo costante” e che la possibile convergenza con Meloni potrebbe essere intesa come un tentativo di garantirsi “una figura forte in Consiglio” per le discussioni post-voto nella scelta della presidenza della Commissione.
Per quanto riguarda invece lo scenario tratteggiato da Tajani – con popolari, conservatori e liberali a tagliare fuori i socialdemocratici – come confermano a Eunews fonti interne al gruppo di Renew Europe, in caso di tentativo di cercare un’alleanza di destra al Parlamento Ue, i liberali “non daranno mai l’appoggio” a questo tipo di coalizione. Indiscrezione che sembra trovare conferma nelle parole del vicepresidente del gruppo ed eurodeputato di Italia Viva, Nicola Danti: “Le alleanze che la destra ha in mente di fare in Europa sono assurde, non a caso basta che ne parlino ed è già il caos”, ha commentato il contrasto di questa mattina tra il vice-premier italiano e la Lega: “Salvini vuole stare a tutti i costi con Le Pen, Tajani predica il matrimonio tra Meloni e i popolari, anche con Salvini ma senza Le Pen, parlano di solidarietà europea e poi dicono che ognuno fa bene a pensare ai propri interessi“.