Bruxelles – Al fianco dell’Ucraina, per tutto il tempo necessario, finché il Paese non avrà vinto la guerra, ricostruito tutto, assicurato aggressori e responsabili di crimini alla giustizia internazionale. L’Unione europea conferma massimo sostegno al partner dell’est, che è politico ma soprattutto militare ed economico-finanziario. Le corpose conclusioni in materia, diffuse al termine della prima giornata di lavori del vertice dei capi di Stato e di governo dell’Ue, sono l’ennesima risposta alle richieste del presidente ucraino Volodymir Zelensky.
In guerra con il sostegno militare esterno, Ue-Nato contro Russia-Bielorussia-Iran
I Ventisette confermano le intenzioni di proseguire con la guerra. Il Consiglio europeo riconferma la disponibilità dell’Ue a “fornire sostegno militare sostenibile all’Ucraina per tutto il tempo necessario, in particolare attraverso la missione di assistenza militare dell’UE e lo strumento europeo per la pace”. Date le circostanze, occorre “contribuire a soddisfare le pressanti esigenze militari e di difesa dell’Ucraina, fatto salvo il carattere specifico della politica di sicurezza e di difesa di alcuni Stati membri e tenendo conto degli interessi di sicurezza e difesa di tutti gli Stati membri”.
Nel ribadire il sostegno militare a Kiev in senso anti-russo, i leader europei avvertono anche Bielorussia e Iran, gli alleati della Russia di Putin in questo conflitto. La repubblica bielorussa continua a permettere all’armata russa transito e utilizzo del territorio, e “deve smetterla”, si legge nelle conclusioni. Mentre la repubblica islamica “deve smetterla di fornire droni” ai russi.
All’alleanza Russia-Bielorussia-Iran si ricorda che l‘Unione europea e gli Stati membri sono “pronti a contribuire, insieme ai partner, ai futuri impegni di sicurezza nei confronti dell’Ucraina, che aiuteranno l’Ucraina a difendersi a lungo termine, scoraggiare gli atti di aggressione e resistere agli sforzi di destabilizzazione”. Dichiarazioni non di guerra, ma comunque di avvertimento.
Giustizia senza se e senza ma
L’Unione europea continua inoltre a lavorare per istituire quante più sedi internazionali possibili al fine di mandare alla sbarra tutti i criminali di questa guerra russo-ucraina. C’è il “fermo impegno” a garantire che la Russia sia ritenuta pienamente responsabile della sua guerra di aggressione contro l’Ucraina. In tal senso i Ventisette sono d’accordo nell’includere un passaggio molto chiaro. Il Consiglio europeo “accoglie con favore” l’adozione della Convenzione di Lubiana-L’Aia sulla cooperazione internazionale in materia di indagine e perseguimento dei reati di genocidio, crimini contro l’umanità, crimini di guerra e altri crimini internazionali e “invita tutti i paesi a diventare parti della Convenzione in quanto appena possibile“.
In un ottica di giustizia ed eque riparazioni di guerra, nel ribadire l’impegno per una ricostruzione completa, i leader accolgono con favore l’istituzione del registro del Consiglio d’Europa sui danni provocati dalla Russia contro l’Ucraina e chiede che “i lavori continuino”.
Nessun impegno chiaro su allargamento, pronto il sostegno finanziario
A Zelensky che vorrebbe l’avvio dei negoziati di adesione all’Ue entro la fine dell’anno, i leader per il momento non offrono garanzie di alcun tipo. La formulazione finale rimane vaga, in cui si prende atto degli sforzi profusi e dei progressi registrati, si invita a proseguire sulla via delle riforme e si garantisce piena assistenza. Non si indica tuttavia alcuna scadenza. Viene ribadita, però, “la necessità di garantire, insieme ai partner, un sostegno finanziario stabile, prevedibile e sostenibile all’Ucraina per gli anni a venire”. In chiave di ricostruzione, certo, ma non solo. Perché allo stesso tempo si pone l’accento sulla necessità di “intensificare il proprio sostegno alle esigenze infrastrutturali più urgenti dell’Ucraina”. Un invito rivolto alla Banca europea per gli investimenti, al pari delle istituzioni finanziarie internazionali.
Per il presidente ucraino, che ha preso parte ai lavori in video-collegamento, un successo a metà. Il sostegno politico dell’Ue non sembra essere in discussione, ma la prospettiva europea che tanto avrebbe voluto dare a soldati al fronte e civili sotto attacco per il momento deve attendere.