Bruxelles – Diversi punti di vista, problematiche vecchie e nuove, un tema mai veramente capace di unire. Il rebus immigrazione, però, è risolvibile. Parola di Olaf Scholz, che non vede nei ‘capricci’ di Polonia e Ungheria uno scoglio così insormontabile. “Non sono molto preoccupato”, ammette il cancelliere tedesco nella tradizionale conferenza stampa tenuta al termine dei lavori del vertice del Consiglio europeo. “Devo dire di essere rimasto impressionato dai progressi compiuti in consiglio Affari interni sull’immigrazione”, dice riferendosi a quello stesso accordo rimesso però in discussione dai leader due Stati dell’est.
Il vertice dei capi di Stato e di governo dell’Ue ha prodotto un topolino, in materia di immigrazione. Niente conclusioni a Ventisette quanto una dichiarazione di Charles Michel, presidente del Consiglio europeo, focalizzata sulla dimensione esterna, vale a dire ciò che riguarda gli accordo di rimpatrio, i ritorni, gli impegni con i Paesi terzi per evitare le partenze. La dimensione interna resta ai margini. Eppure Scholz non fa drammi.
Ad alimentare l’ottimismo mostrato pubblicamente dal leader socialdemocratico tedesco la consapevolezza che “possiamo risolvere questo problema solo se agiamo insieme“. Un riconoscimento della dimensione europea del fenomeno, che può essere usato una volta di più dal governo italiano per ribadire che la linea di Roma alla fine è assodata, anche se poi così oltre, a ben vedere, ancora non si è riusciti ad andare. Giorgia Meloni intanto incassa l’appoggio di Berlino. “Paesi che devono rispondere a un elevato numero di persone non possono essere lasciati soli”, scandisce Scholz, convinto che “dobbiamo prendere questo fardello in un clima di solidarietà”. Senza tralasciare la responsabilità.
Perché, continua il cancelliere tedesco, chi come l’Italia detiene frontiere che sono frontiere esterne dell’Ue, oltre che nazionali, dovrebbe garantire una gestione migliore dei flussi in ingresso. “Dei circa 240mila richiedenti asilo che sono arrivati in Germania, circa il 70 per cento non era né registrato né identificato”. Attività che spetterebbe ai Paesi di primo arrivo, come l’Italia. Anche se, va detto, Scholz non muove critiche a nessuno in particolare. “Vogliamo controlli e registrazioni, vogliamo canali di immigrazione regolare”. Due aspetti che aiutano a costruire un consenso che dalla Germania si considera tutto sommato alla portata.
“I ministri hanno concordato un accordo su immigrazione, e questo è importante”, ribadisce Scholz. “Credo che il meccanismo possa funzionare. Credo che ci siano le basi per un accordo con il Parlamento” europeo. A patto che prima si trovi una quadra in Consiglio. “Ho fiducia in quello che è stato raggiunto“. Se non è stato possibile oggi, allora un’intesa si troverà in un secondo momento. Ma per la Germania è meno lontana di quanto possa apparire.