Bruxelles – L’Italia e il suo non permettere il via libera alla riforma del Meccanismo europeo di stabilità finiscono nell’agenda del vertice del Consiglio europeo. Il presidente dell’Eurogruppo, Paschal Donohoe, informerà i capi di Stato e di governo sullo stato dell’arte, vale a dire quanto fatto finora per migliorare l’architettura finanziaria dell’Unione, e cosa può essere fatto per garantire maggiore stabilità. Il nodo del Mes è incluso nella lettera inviata al presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, in vista dell’appuntamento dei leader (29-30 giugno), e rappresenta un anticipazione di quello che verrà discusso alla presenza dei Ventisette.
Viene ricordato una volta di più, da Donohoe, che a novembre 2020 “abbiamo concordato di procedere con la riforma del Mes, per stabilire un sostegno comune al Fondo di risoluzione unico per rendere il nostro quadro ancora più solido”. Una riforma sostenuta da tutti gli ambasciatori dell’eurozona a gennaio 2021 e possibile solo dopo la ratifica di tutti i parlamenti nazionali, con quello italiano unico a non aver completato il processo. “La ratifica del Trattato Mes è centrale per i nostri sforzi e continueremo il nostro impegno con l’Italia su questo tema“.
Il Paese e il suo governo vengono dunque chiamati direttamente in causa, citati esplicitamente alla vigilia di un vertice dei leader in cui la questione Mes viene catapultata in modo inaspettato. A Bruxelles assicurano che il punto specifico non è in agenda, e dunque Meloni non dovrebbe finire al centro di un dibattito su un tema che agita la sua maggioranza. Ma, ricordano, come spesso avviene la questione potrebbe essere sollevata a margine dei lavori, in una delle pause del vertice, in occasione di incontri bilaterali.
Lecito attendersi un nuovo richiamo, anche solo in separata sede, visto che i leader hanno già avuto modo di esortare l’Italia a mantenere gli impegni presi e permettere di progredire su un dossier avvertito come importante. Tanto che la questione Mes non è neppure la prima volta che entra di prepotenza nel dibattito dei leader. Quel che è certo è che Meloni è attesa ancora di più al varco.