Bruxelles – La commissione Industria, ricerca ed energia (Itre) del Parlamento europeo ha confermato con 52 voti a favore, 3 contrari e 6 astensioni l’accordo con gli Stati membri sulla revisione della direttiva sull’energia rinnovabile (Red). Il testo dovrà essere ora approvato formalmente dall’intero Parlamento europeo nella sessione plenaria di settembre, ma sembra superato ogni tentativo di bloccare l’accordo.
La revisione della direttiva rinnovabili è uno dei dossier chiave del pacchetto sul clima ‘Fit for 55’, presentato a luglio 2021 dalla Commissione europea come una tabella di marcia per abbattere le emissioni del 55 per cento entro il 2030 (rispetto ai livelli del 1990). L’accordo tra co-legislatori era stato raggiunto lo scorso 30 marzo, ma è stato convalidato dagli ambasciatori dei 27 Stati membri solo lo scorso 19 giugno, dopo circa un mese di stallo al Consiglio Ue dovuto alle pressioni francesi per il riconoscimento dell’energia nucleare nei target rinnovabili. I governi hanno accordato il via libera dopo aver aggiunto al testo di compromesso un nuovo ‘considerando’ al testo di compromesso che riguarda gli impianti di ammoniaca per andare incontro alle richieste francesi. Quindi è stato possibile calendarizzare il voto anche in Parlamento, che ha accolto la richiesta dei governi di modificare il testo di compromesso
L’accordo sulla revisione della direttiva era stato raggiunto il 30 marzo lo scorso da Parlamento e Consiglio per alzare l’obiettivo vincolante di quota di rinnovabili fino al 42,5 per cento entro il 2030, dall’attuale 32 per cento previsto dalla direttiva del 2018. Anche in fase di negoziato, Stati e Parlamento Ue hanno raggiunto una fatica un accordo, divisi proprio sul riconoscimento dell’idrogeno prodotto da energia nucleare su spinta francese. Ma alla fine l’intesa è stata raggiunta con un compromesso che prevede che le industrie aumentino l’uso di energie rinnovabili dell’1,6 per cento all’anno, con una quota del 42 per cento dell’idrogeno che utilizza fonti rinnovabili di origine non biologica (RFNBO) da raggiungere entro il 2030 e il 60 per cento entro il 2035. L’intesa prevede che gli Stati membri possano approfittare di uno ‘sconto’ del 20 % sul contributo dell’idrogeno rinnovabile nel settore industriale attraverso l’idrogeno prodotto dall’energia nucleare rispettando determinate condizioni.
Nel considerando in questione (22ab) che ha permesso il via libera in Consiglio si legge la necessità di riconoscere che “alcuni impianti integrati di produzione di ammoniaca esistenti potrebbero trovarsi di fronte a sfide specifiche poste dalla sostituzione dell’idrogeno” e dunque la “necessaria ricostruzione di tali impianti richiederà importanti sforzi da parte degli Stati membri, a seconda delle specifiche circostanze nazionali e della struttura dell’approvvigionamento energetico” . Vista la modifica apportata al testo, la presidenza del Consiglio Ue ha poi inviato al presidente della commissione Itre Cristian-Silviu Bușoi la richiesta di programmare il voto in commissione parlamentare, fissato per oggi.