Bruxelles – Un altro passo per colmare l’enorme lacuna nella legislazione Ue sulla violenza di genere. Con 71 voti a favore, 5 contrari e 7 astensioni, le Commissioni dell’Eurocamera per le Libertà civili (Libe) e per i Diritti della donna (Femm), hanno adottato oggi (28 giugno) la posizione del Parlamento europeo sulla direttiva per la lotta alla violenza sulle donne proposta dalla Commissione europea l’8 marzo 2022. Ora manca solo il voto durante la sessione plenaria di luglio prima di dare il via ai triloghi, le negoziazioni sul testo finale tre le tre istituzioni europee.
I membri delle commissioni Libe e Femm promettono battaglia su uno dei punti cruciali della proposta legislativa: il riconoscimento e l’armonizzazione del reato di stupro per assenza di consenso in tutti gli Stati membri. Previsto nel testo originale dell’esecutivo comunitario assieme alla criminalizzazione della mutilazione femminile e ad una serie di reati informatici, il paragrafo è stato rimosso nella versione adottata dai 27 al Consiglio Giustizia dello scorso 9 giugno a causa dell’opposizione di Germania, Austria e Paesi Bassi. Un’opposizione, come sottolineato da fonti diplomatiche, “non di merito, ma motivata da ragione tecniche e giuridiche”. In quell’occasione, il guardasigilli Carlo Nordio aveva espresso “forte rammarico, unitamente alle delegazioni di Grecia, Belgio e Lussemburgo, per non avere mantenuto la previsione di norme di armonizzazione del reato di stupro, che costituisce la forma più grave della libertà sessuale delle donne”. Il ministro italiano aveva inoltre auspicato che la normativa potesse essere modificata nuovamente nel negoziato a tre con Eurocamera e Commissione europea.
Le due relatrici del rapporto sulla direttiva Ue per l’Europarlamento, Frances Fitzgerald del Partito Popolare Europeo (Ppe) e Evin Incir dei Socialisti e democratici (S&d), sono sul piede di guerra. La deputata S&d ha definito “vergognosa e inaccettabile la rimozione del reato di stupro da parte dei governi nazionali” che, se confermata nella direttiva finale, sarebbe un “insulto imperdonabile a tutte le vittime”. Entrambe si sono dette “determinate a battersi con il Consiglio per ribaltare la loro posizione” e pronte a lavorare con la presidenza spagnola del Consiglio dell’Ue, che si insedierà dal primo luglio per il proprio semestre alla guida dei 27.
La posizione del Parlamento, definita “una vera pietra miliare” dalla relatrice ombra e vicepresidente dell’Eurocamera, Pina Picierno, mantiene la criminalizzazione della pratica della mutilazione genitale femminile – Bruxelles stima che 600mila donne in Europa e 200 milioni di donne nel mondo abbiano subito mutilazioni genitali femminili – e di diversi reati di violenza online, come la condivisione non consensuale di immagini intime, lo stalking e le molestie online, l’istigazione alla violenza e all’odio in rete. La direttiva mira inoltre a garantire che le vittime di violenza abbiano facile accesso alla giustizia, il diritto di chiedere il risarcimento e accesso immediato a linee di assistenza gratuite e a centri di anti-stupro.
Durante la prossima sessione plenaria di Strasburgo, prevista dal 10 al 13 luglio, gli eurodeputati saranno chiamati a dare il via libera finale al mandato negoziale del Parlamento europeo. Un via libera urgente e necessario affinché, dopo l’accordo sulla ratifica della convenzione di Istanbul, l’Ue riesca finalmente reagire a un fenomeno di dimensioni drammatiche, aggravatosi ulteriormente durante la pandemia di Covid-19: la metà delle donne europee ha subito molestie sessuali, una donna su tre violenza fisica o sessuale.