Bruxelles – Quarantaquattro contro quarantaquattro. Un pareggio che al momento del voto in commissione del Parlamento europeo equivale a una bocciatura, con un peso politico ben preciso. La commissione Ambiente (Envi) del Parlamento europeo non è riuscita a trovare una maggioranza a sostegno della proposta di regolamento sul ripristino della natura e dopo una sessione serrata di voto iniziata lo scorso 15 giugno e conclusasi questa mattina, con 44 voti a favore, 44 contrari e 0 astenuti (il pareggio equivale a una bocciatura) ha rigettato il testo di compromesso sulla proposta della Commissione europea.
A pronunciarsi per l’ultimo e decisivo voto sulla proposta sarà l’intera plenaria del Parlamento europeo che si riunirà a Strasburgo dal 10 al 13 luglio. Envi, ovvero la commissione competente sul dossier, porterà a Strasburgo una proposta di risoluzione per respingere la proposta della Commissione Ue, e sarà l’intero emiciclo a pronunciarsi con la possibilità di emendare il testo. A prescindere dall’esito del voto, infatti, la battaglia finale sulla posizione del Parlamento si giocherà in sessione plenaria, dove tutti gli eurodeputati dovranno prendere posizione. La sessione di voto era iniziata lo scorso 15 giugno, quando gli eurodeputati della commissione Envi hanno bocciato una mozione sostenuta dal Partito popolare europeo (PPE) per rigettare il provvedimento. La bocciatura della mozione di rigetto è il motivo per cui il provvedimento passerà comunque al voto della plenaria, se fosse passata l’iter legislativo si sarebbe concluso lì. Nonostante questo, la commissione si è dimostrata incapace di trovare una maggioranza sul compromesso sul testo raggiunto tra i gruppi progressisti, ritrovandosi a votare per ore (in due giornate diverse) su centinaia di emendamenti con diversi voti che si sono conclusi 44 a 44.
La normativa è da mesi ormai il bersaglio politico del principale gruppo – per numero di seggi, 177 in tutto – al Parlamento europeo, il Ppe, che ne chiede il ritiro dal momento che, a suo dire, potrebbe minacciare la produzione agricola e dunque la sicurezza alimentare in un momento delicato, come quello attuale, della guerra di Russia in Ucraina. Il Ppe ha denunciato nelle scorse settimane che gli obiettivi della legislazione “mettono a rischio la sicurezza dell’Ue” e che la valutazione d’impatto presentata dall’esecutivo comunitario non chiarisce nei fatti quali potrebbero essere le ricadute della strategia sulla produzione agricola e sul costo della vita. Per alcuni, una mossa politica in vista delle elezioni europee del 2024, per trovare consenso nell’elettorato agricolo. L’opposizione del Ppe ha provocato la bocciatura a maggio nelle commissione Agricoltura (Agri) e Pesca (Pesch).
La Legge sul ripristino della natura è stata proposta dalla Commissione Ue a giugno 2022 e prevede un obiettivo di ripristino degli ecosistemi del 20 per cento delle aree terrestri e marine dell’Ue entro il 2030 e in tutte le aree danneggiate dall’inquinamento o dallo sfruttamento intensivo (foreste, pascoli, ecc.) entro il 2050. Lo scorso 20 giugno gli Stati membri al Consiglio Ue Ambiente hanno dato via libera alla loro posizione politica per avviare il negoziato con l’Eurocamera, una volta che a sua volta avrà adottato una posizione. Su questo voto in Consiglio l’Italia ha deciso di votare contro insieme a Finlandia, Polonia, Paesi Bassi e Svezia (che tra l’altro è alla guida semestrale dell’Ue) mentre Austria e Belgio hanno deciso di astenersi. Senza mezzi termini i gruppi progressisti all’Eurocamera stanno accusando il Ppe di una vera e propria manipolazione sul voto. “Un terzo degli eurodeputati del Ppe che oggi ha votato in Envi non erano membri effettivi della commissione Ambiente, ma sostituti appartenenti alla CDU (Unione Cristiano-Democratica) della Germania e ¾ dei sostituti provenivano dalla commissione per l’agricoltura (Agri)” dove il testo è stato bocciato a maggio.
Questa l’accusa dell’eurodeputato di Renew Europe e presidente della commissione Envi, Pascal Canfin, che ha parlato di una “chiara manipolazione da parte” del capogruppo Ppe Manfred Weber. Una manipolazione – ne è convinto Canfin – “che però non può ripetersi in plenaria dove non si possono sostituire gli eurodeputati”. Per questo si è detto convinto di avere “un chiaro margine per vincere in plenaria e su questo lavoreremo nelle prossime settimane”. “Sono ottimista che riusciremo a trovare una maggioranza in plenaria” a Strasburgo “dobbiamo lavorare insieme per ottenerla attraverso dialogo e negoziati”, ha fatto eco anche l’eurodeputato spagnolo, César Luena (S&D), relatore per il dossier, cercando di smentire le “molte bugie” che sono state diffuse sulla proposta. “Questa legge garantirà la sicurezza alimentare, anche se in molti sostengono il contrario, ne beneficeranno anche imprese e cittadini”, ha chiarito.
La Commissione europea resta a guardare quanto succede all’Eurocamera, ma si dice pronta a “discutere” gli elementi più divisivi della proposta. L’esecutivo di Bruxelles ha partecipato molto attivamente alla discussione con entrambi i colegislatori (Parlamento e Consiglio) ed è pronto e disponibile a discutere, riga per riga, i diversi elementi contenuti nella proposta”, ha precisato un portavoce della Commissione europea durante il briefing con la stampa. Il capo portavoce della Commissione europea, Eric Mamer, ha poi precisato che la “legge sul ripristino della natura è una proposta del collegio dei commissari ed è pienamente sostenuta dalla presidente della Commissione Ue (Ursula von der Leyen, ndr) così come sostenuta dai membri del collegio che sono responsabili di questo dossier”. Ha aggiunto di non poter anticipare se e quali “azioni intraprenderà la presidente nei prossimi giorni al di là di quanto ho già detto, ma posso dire che la presidente sta tenendo d’occhio molto da vicino quello che sta accadendo al Parlamento europeo su quello che ritiene un dossier cruciale”. Mamer ha poi precisato che l’iter legislativo non è concluso al Parlamento europeo. “Abbiamo avuto un voto in commissione. Ora, avete una risoluzione che va in plenaria e sta alla plenaria stabilire effettivamente la posizione del Parlamento. Quindi, naturalmente, rispettiamo il processo attualmente in corso e attendiamo con ansia che il Parlamento prenda posizione su questo tema”.
“Sul voto Nature Restoration il partito popolare europeo è decisivo nel bocciare il provvedimento e così mette a rischio l’intero progetto del Green Deal europeo. Ancora una volta il centrodestra si schiera contro l’ambiente e la salute dei cittadini”, ha commentato su twitter l’eurodeputata del Pd, Alessandra Moretti. A farle eco l’eurodeputata dem Camilla Laureti secondo cui la “bocciatura odierna è frutto di una tensione politica anche intestina al PPE e del negazionismo climatico delle destre”. Secondo l’eurodeputata umbra “il Nature Restoration Law, tassello fondamentale del Green Deal, è un provvedimento centrale per la tutela delle biodiversità, vero tesoro europeo, e serve a proteggere il pianeta dai cambiamenti climatici; a rafforzare la qualità dell’alimentazione, con un evidente vantaggio per la salute di tutti noi; a potenziare un’agricoltura sostenibile con positive ripercussioni economiche per le imprese agricole e la filiera agroalimentare. Per questo adesso continueremo la battaglia in Plenaria”.
Il Copa e la Cogeca hanno accolto con favore la decisione della commissione per l’ambiente del Parlamento europeo di respingere oggi la sua relazione sulla legge sul ripristino della natura, nonostante pressioni senza precedenti e un dibattito politicizzato all’estremo. Dopo il rifiuto della commissione per l’agricoltura e poi della commissione per la pesca, questo terzo rifiuto manda un messaggio chiaro alla Commissione europea che deve ritirare la sua proposta iniziale e presentare un’alternativa realistica. Questo è un esempio senza pari di rifiuto in tre diverse commissioni del Parlamento europeo. I membri del Comitato hanno visto chiaramente che non si tratta di “se” abbiamo bisogno di una legge di ripristino, ma di “come” questa legge è progettata.