Bruxelles – Fissare un prezzo del carbonio a livello globale per coprire almeno il 60 per cento delle emissioni e destinare parte delle entrate ai finanziamenti per il clima. E’ da Parigi, dove oggi il presidente francese Emmanuel Macron ha ospitato il Vertice per un nuovo patto finanziario globale, che la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, torna a insistere sulla necessità di una tassa sul carbonio che non sia solo europea, ma globale.
“Dobbiamo considerare l’idea di fissare un prezzo del carbonio a livello globale perché potrebbe generare molti più fondi da destinare al finanziamento per il clima di cui abbiamo bisogno”, ha lanciato l’idea la presidente, osservando che al momento solo il 4 per cento delle emissioni globali di gas serra è coperto da una tassa sul carbonio ed “è quasi nulla, ma questo 4 per cento ha già generato l’anno scorso 55 miliardi di dollari”. Per questo – ha aggiunto – “vale la pena capire come aumentare i livelli di ambizione”. Ha fatto l’esempio del blocco di Paesi del G20 (che rappresentano circa l’80 per cento delle emissioni di gas serra): anche solo “coprendone il 60 per cento delle emissioni di gas serra con la tariffazione del carbonio potete immaginare cosa si potrebbe generare e quanti investimenti si potrebbero liberare per finanziare il clima”, ha concluso.
L’Unione europea ha introdotto nel 2005 il sistema di scambio quote di emissioni, il mercato del carbonio Ets, con cui secondo i dati snocciolati da von der Leyen avrebbe ottenuto ricavi per 142 miliardi di euro e allo stesso tempo le emissioni sono state ridotte del 35%. “Fissare un prezzo al carbonio è uno degli strumenti più efficaci per tagliare le emissioni in modo da obbligare chi inquina a scegliere se pagare continuando a inquinare o partecipare all’innovazione”, ha ricordato la leader, partecipando alla tavola rotonda ‘Un nuovo metodo: partnership per la crescita verde’. La presidente della Commissione europea ha ricordato che a livello europeo, nel quadro del pacchetto sul clima ‘Fit for 55’, si sta attualmente lavorando per estendere il sistema Ets agli edifici e ai trasporti, due settori difficili da decarbonizzare.
“E abbiamo introdotto una novità: i ricavi devono essere destinati al 100% alle questioni climatiche e una quota equa deve essere destinata ai finanziamenti per il clima all’estero”, ha dichiarato, in riferimento alla revisione del mercato del carbonio prevista nel pacchetto climatico. Il ‘Fit for 55’ prevede un altro strumento che Bruxelles considera di ‘diplomazia climatica’ per alzare le ambizioni globali sul clima: il meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere, ovvero l’idea di obbligare gli importatori ad acquistare certificati di CO₂, come fanno le industrie europee nel sistema europeo del carbonio, e portare a eliminare definitivamente tutte le quote gratuite che ancora vengono rilasciate per non svantaggiare troppo le imprese europee dalla concorrenza internazionale. Questo è il lavoro che l’Ue porta avanti dall’interno, ma è consapevole che rappresenta solo una minima percentuale delle emissioni di gas serra nel mondo (circa l’8 per cento) dunque è necessario coinvolgere i grandi emettitori del pianeta.