dall’inviato a Roma – Essere sostenibili si può. O meglio, si potrebbe. Se solo si fosse veramente consapevoli su come agire, come scegliere, come comportarsi. Perché di fronte ai cambiamenti climatici, se in teoria si sposano le idee virtuose nella pratica trovare questi comportamenti eco-compatibili è ben altra cosa. Che si tratti del lato delle domanda o quella dell’offerta, la sfida è comune. “Il consumatore non ha la più pallida idea di cosa dovrebbe fare oggi per capire se un prodotto è green”, lamenta Giusy Bentivegna, vicecapo servizio normativa e politiche di vigilanza di Ivass, l’Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni. Intervenendo al panel dedicato a ‘Come investono gli italiani in sostenibilità e risparmio’ dell’evento Gea-Eunews sulla finanza sostenibile, Bentivegna accende la luce dei riflettori su un’incapacità di investire nel modo corretto.
“È chiaro che se fanno fatica gli operatori, figuriamoci i consumatori”, continua. Per questo “la regolamentazione deve tendere a semplificare”. Questo va a beneficio di imprese e famiglie. A oggi, lamenta, la documentazione che si chiede all’industria risulta “troppo difficile per capire se un prodotto è green”. Non solo. “C’è mancanza di dati”. Quando si parla di sostenibilità “una serie di informazioni non le abbiamo”, con tutto ciò che ne deriva, prima fra tutte la possibilità di vanificare l’agenda verde dell’Ue. “Con l’assenza di dati il rischio di greenwashing è reale“.
C’è poco da fare. O molto, a seconda da come la si voglia da fare. Oggi “non si hanno le competenze per scelte quotidiane”, conferma una volta di più Marcello Presicci, presidente dell’Advisory board di Feduf. Il sistema Paese si sta muovendo, ma è ancora lontano da una situazione ottimale. “Ultimamente emerge che siamo sommersi da grandi progetti di educazione finanziare, ma spesso si sbaglia l’obiettivo di riferimento”. L’Italia, oggi, indica che “c’è un Paese che ancora non riesce a inserire un’educazione finanziaria in leve decisionali utili”.
Il mercato è pronto a fare la propria parte, ma il raggio d’azione è limitata. “C’è una sensibilità dei consumatori rispetto a una realtà che non è una vera domanda”, e quindi “è difficile trasformare una sensibilità in una scelta consapevole“, sottolinea Edoardo Fontana Rava, direttore servizi assicurativi e di investimento di Mediolanum. Servono dunque regole chiare, ma soprattutto semplici, per aiutare l’offerta a soddisfare l’attenzione ‘green’ della domanda. “Quando si parla di sostenibilità va tenuto a mente che ci si trova in un percorso, e quindi non bisogna imporsi tappe rigide”, ragiona Fontana Rava. Vuol dire che “la regolamentazione deve essere flessibile”. In questo “l’industria deve sapere declinare la regolamentazione nel modo giusto”, ma va messa nelle condizioni di poterlo fare e, insiste, per questo “le cose vanno semplificate”. Altrimenti “il rischio è trasformare la sostenibilità in un onere burocratico”.