Bruxelles – Nessun nuovo testo di compromesso, ma una informativa della presidenza svedese e l’avvio delle consultazioni con i 27 Stati membri Ue per sbloccare un’intesa che lunedì è stato impossibile raggiungere. Si è tenuta questa mattina a Bruxelles una nuova riunione degli ambasciatori dei 27 Stati membri Ue (Coreper) e la presidenza di Stoccolma alla guida del Consiglio Ue ha informato i rappresentanti permanenti presso l’Ue sullo stato dei lavori sulla riforma del mercato elettrico, su cui lunedì 19 giungo i ministri dell’energia non sono riusciti a trovare un accordo politico.
Stoccolma, fanno sapere a Eunews fonti vicine al dossier, nei prossimi giorni consulterà le Capitali per cercare di raggiungere un accordo entro il semestre di presidenza svedese, ovvero entro il 30 giugno. Nove giorni per risolvere a livello tecnico le questioni rimaste irrisolte, ovvero capire dove incanalare le entrate derivanti dai contratti per differenza e il ruolo dei meccanismi di capacità.
A livello legislativo la proposta dell’Esecutivo europeo si compone di una revisione della direttiva sull’energia elettrica e del regolamento REMIT, relativo all’integrità e alla trasparenza del mercato dell’energia all’ingrosso. In buona sintesi, i ministri hanno raggiunto un accordo politico di massima su due di tre parti della riforma del mercato elettrico: c’è intesa sul regolamento REMIT e sulla parte della revisione che riguarda la direttiva sul mercato elettrico, e dunque la protezione dei consumatori e prezzi durante una crisi energetica; è mancato invece il consenso politico sul nucleo duro della revisione, che incide sul regolamento del mercato elettrico e riguarda dunque i meccanismi di capacità e i contratti per differenza. Su questo terzo punto sono stati compiuti passi avanti, ma non abbastanza da trovare un accordo a maggioranza qualificata richiesta dal provvedimento. La Svezia agli sgoccioli del suo semestre di presidenza ha quindi scelto di non convocare un Consiglio Energia straordinario ma di lasciare che la questione fosse risolta a livello tecnico, dai rappresentanti permanenti presso l’Ue
I governi sono divisi su dove indirizzare le entrate provenienti dai contratti per differenza, parte centrale della riforma di Bruxelles per rendere più stabile il prezzo dell’energia, e sul ruolo dei meccanismi di capacità, ovvero i regimi di sostegno per assicurare l’energia nei casi ad esempio di blackout. Sui contratti per differenzaPer incentivare gli investimenti, la proposta prevede che il sostegno pubblico diretto alla produzione di energia elettrica rinnovabile (eolica, solare, idroelettrica, geotermica) e nucleare deve avvenire attraverso un contratto per differenza (CfD) a due vie o bilaterale, in cui ovvero ai produttori viene pagato un “prezzo di esercizio” fisso per la loro elettricità, indipendentemente dal prezzo nei mercati dell’energia a breve termine. Gli Stati membri sarebbero obbligati a convogliare i ricavi in eccesso verso i consumatori e proprio gli stati membri sono divisi sul ruolo del nucleare e sull’obbligo di reindirizzare i ricavi, che stanno cercando di ammorbidire. Quanto ai meccanismi di capacità, l’ultima bozza di compromesso messa sul tavolo dalla presidenza di turno prevedeva una proposta considerata da molti Stati membri controversa, che tra le altre cose prevede che i meccanismi di capacità in atto prima di luglio 2019 possano eludere temporaneamente il limite di emissioni CO2 che l’UE di solito impone a questi schemi, per convincere Paesi dell’Est, come la Polonia a sostenere il testo di compromesso.