Bruxelles – Si scrive “pratiche non di mercato utilizzate da paesi terzi”, si legge “Cina”. La Commissione europea rompe gli indugi e decide di correre ai ripari nei confronti di un’economia considerata troppo sopra le righe e troppo aggressiva. Avanti quindi con risposte immediate, continue, colpo su colpo. Nella comunicazione agli Stati membri per una sicurezza economica la premessa è che “le dipendenze strategiche, che possono dar luogo a rischi per la sicurezza economica, possono essere esacerbate da politiche e pratiche non di mercato utilizzate da paesi terzi che alterano le regole” di reciprocità. Per questo motivo “la Commissione farà un uso rigoroso degli strumenti di difesa commerciale per affrontare tali politiche e pratiche sleali ed è pronta a utilizzare il regolamento sulle sovvenzioni estere per garantire condizioni di parità con il mercato unico”.
Avanti con dazi anti-dumping o anti-sovvenzioni pubbliche, controllo e restrizioni per investimenti diretti. “Dobbiamo essere lucidi su un mondo rimesso in discussione e divenuto più geopolitico” che mai, scandisce la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. Che chiede ai Ventisette di procedere decisi e compatti in un momento dove sfide e incertezze non mancano.
Cooperare laddove si può, non cedere né concedere con chi non offre margini di trattativa. Se la strategia dell’Ue vuole essere quella di massimizzare i benefici della sua apertura economica riducendo al minimo i rischi derivanti dalle interdipendenze economiche, la traduzione pratica è una sorta di lista di ‘buoni e cattivi’. Da una parte “partner affidabili per affrontare i problemi di sicurezza condivisi attraverso accordi commerciali diversificati e migliorati, rafforzando le norme e le istituzioni internazionali”; dall’altra parte “sicurezza economica dell’Ue attraverso una serie di strumenti esistenti e nuovi”. E’ in questa seconda parte che si inseriscono quei Paesi terzi non espressamente citati visti come concorrenti sleali.
Le mosse degli Stati Uniti, Paese non-Ue e quindi terzo, in materia di sostegno all’industria del clean-tech, non sono le stesse della Repubblica popolare. Con Washington è in corso una confronto da mesi per evitare guerre commerciali alla luce del varo dell’Inflation Reduction Act, il pacchetto di misure per sostenere le imprese green più innovative. Dinamiche e rapporti che non corrispondono a quelli che l’Ue ha con Pechino. Adesso l’esecutivo comunitario chiama a raccolta gli Stati membri.
L’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell’Ue prova a chiarire che non ci sono scenari di guerre commerciali con il Paese asiatico. “Questa misura non riguarda la Cina”, sottolinea Josep Borrell. Ma certamente è un avvertimento, e non solo per i cinesi.