Bruxelles – Quasi 66 miliardi di euro per tre priorità di investimento, ma nessun nuovo Fondo di sovranità per un’industria a emissioni zero. Almeno non per il momento. A Bruxelles c’era attesa e aspettativa sulla proposta di revisione del bilancio europeo a lungo termine (2021-2027) perché nelle parole della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen avrebbe coinciso con la proposta di un Fondo di sovranità per finanziare la transizione verso un’industria a emissioni zero.
La risposta strutturale per finanziare gli impegni del Piano industriale per il Green Deal e per colmare le lacune di investimento per l’industria verde. Il Piano si fonda su tre iniziative legislative: il ‘Net-Zero Industry Act’ , la legge sulle materie prime critiche e la riforma del mercato elettrico ed è stato annunciato dalla Commissione europea a febbraio scorso come una risposta ‘Made in Europe’ al massiccio piano di sussidi verdi da quasi 370 miliardi di dollari varato dall’amministrazione statunitense, l’Inflation Reduction Act (Ira), che Bruxelles teme possa svantaggiare le imprese europee.
La proposta di revisione del bilancio pluriennale è arrivata oggi (20 giugno) ma di un Fondo di sovranità non c’è traccia. La Commissione Ue ha messo la ‘competitività’ industriale tra le tre priorità di questa revisione di medio termine (insieme all’Ucraina e alle migrazioni, per un valore totale di 66 miliardi di euro) e ha proposto la creazione di una nuova piattaforma per le tecnologie strategiche per l’Europa (chiamata con l’acronimo “Step”), attraverso cui Bruxelles chiede agli Stati membri di mobilitare altri 10 miliardi di euro per aumentare il budget di alcuni programmi già esistenti: InvestEu (3 miliardi), Horizon Europe (0,5), Fondo per l’innovazione (5 miliardi) e Fondo europeo per la difesa (1,5). Secondo le stime della Commissione, queste integrazioni “hanno il potenziale per generare circa 160 miliardi di euro di investimenti da parte delle imprese europee in progetti che promuovono la sovranità europea”, anche grazie a un sigillo di sovranità per progetti ammissibili ma ancora non completamente finanziati.
Deep-tech, clean-tech e bio-tech: ovvero tecnologia profonda, pulita e biotecnologia. “Abbiamo fondi efficienti nel nostro budget europeo per progetti in questi settori, ma abbiamo budget limitati per finanziarli”, ha spiegato von der Leyen in un punto stampa dopo la riunione del collegio dei commissari. Lo strumento prevede l’introduzione di un ‘sigillo di sovranità’ da assegnare ai progetti che contribuiscono agli obiettivi di una industria decarbonizzata, una sorta di marchio di qualità che aiuterà i progetti ad attrarre investimenti pubblici e privati certificando il loro contributo agli obiettivi. Per aiutare aziende e promotori di progetti a trovare informazioni sui fondi disponibili, Bruxelles ha pensato inoltre a creare un ‘portale unico di sovranità’ per riunire le informazioni sugli inviti a presentare proposte provenienti dai diversi fondi gestiti dalla Commissione, sulle opportunità di finanziamento nell’ambito di programmi gestiti indirettamente come InvestEU, nonché sulle opportunità di finanziamento derivanti dalle autorità di gestione nell’ambito dei fondi della politica di coesione e degli Stati membri nell’ambito del piano di ripresa e resilienza.
Secondo von der Leyen, ‘Step’ sarà un precursore di un vero e proprio Fondo di Sovranità che verrà creato in futuro. Ma i 10 miliardi aggiuntivi (da chiedere agli Stati membri) nulla hanno a che fare con l’idea del Fondo di sovranità annunciata a più riprese dai commissari nei mesi scorsi. L’idea del Fondo “è ancora viva. Lo spirito è ancora vivo ed è quello di concentrarsi su quelle aree che consideriamo importanti per la nostra competitività globale”, ha cercato di rassicurare il commissario europeo al Bilancio, Johannes Hahn, rispondendo in conferenza stampa a chi gli chiedeva conto dell’assenza di una vera e propria proposta sul Fondo sovrano. Il commissario ha spiegato che per “essere davvero veloci, abbiamo dovuto modificare questa idea renderla una soluzione che fosse immediatamente applicabile”, ha detto.
Sulla proposta di revisione del bilancio dovranno pronunciarsi i due colegislatori dell’Ue, Parlamento e Consiglio, possibilmente entro la metà di novembre. Ma il primo vero grande banco di prova di questa proposta che non piacerà a molti stati membri sarà il Vertice europeo del 20 e 30 giugno. I leader Ue ne hanno discusso al Consiglio europeo di marzo, rimandando la discussione profonda sugli investimenti dell’industria verde a giugno. Quando a febbraio ha presentato il Piano industriale per il Green Deal la presidente della Commissione europea ha previsto di far leva sul fronte nazionale sull’allentamento delle regole per gli aiuti di stato; e sul fronte comunitario di mobilitare anche finanziamenti europei a breve e medio termine, in attesa di un Fondo sovrano. Ha individuato dunque una serie di soluzioni finanziarie ‘ponte’ in attesa dell’appuntamento di giugno: in primis, Bruxelles fa leva innanzitutto sul ‘REPowerEu’, il piano varato a maggio dall’esecutivo comunitario per affrancare l’Ue dai combustibili fossili russi al più tardi entro il 2027; la seconda ‘leva’ finanziaria è quella di InvestEu, il programma dedicato propriamente agli investimenti, che punta a mobilitare oltre 372 miliardi di euro di investimenti aggiuntivi nel periodo 2021-27, facendo leva su una garanzia del bilancio dell’UE di 26,2 miliardi di euro che sostiene gli investimenti di partner esecutivi come il gruppo della Banca europea per gli investimenti (BEI) e altre istituzioni finanziarie. Il terzo asse è il Fondo per l’innovazione, che potrebbe fornire fino a circa 40 miliardi di euro di sostegno dal 2020 al 2030, a seconda del prezzo del carbonio, dal momento che il Fondo viene in parte finanziato con le entrate del sistema di scambio di quote di emissioni, il sistema Ets Ue. No risorse fresche, ma solo riciclate da altre priorità di investimento.