Bruxelles – Nei primi cinque mesi dell’anno, secondo i calcoli preliminari dell’Agenzia europea per le frontiere (Frontex), il numero di attraversamenti irregolari delle frontiere esterne dell’Ue ha raggiunto le 102.000 unità, il 12 per cento in più rispetto all’anno precedente.
Il Mediterraneo centrale rimane la principale rotta migratoria verso l’Unione. Nei primi cinque mesi dell’anno, il numero di rilevamenti è più che raddoppiato (158 per cento) rispetto allo stesso periodo del 2022. È il numero più alto registrato dal 2017.
Più di 2.700 agenti dei corpi permanenti e il personale di Frontex sono coinvolti in varie operazioni a sostegno degli Stati membri e dei Paesi limitrofi nella protezione delle frontiere esterne dell’UE e nella lotta alla criminalità.
A maggio sono stati rilevati 19.800 attraversamenti irregolari delle frontiere, con un calo del 31 per cento rispetto all’anno precedente.
La rotta del Mediterraneo centrale ha rappresentato circa la metà degli attraversamenti irregolari nell’Ue fino a quest’anno. Gli ingressi su altre rotte migratorie sono diminuiti.
Finora, quest’anno, il Mediterraneo centrale rimane la rotta più attiva verso l’Ue, con oltre 50.300 rilevamenti nel periodo gennaio-maggio segnalati dalle autorità nazionali. Gli arrivi su tutte le altre rotte migratorie hanno registrato un calo che va dal 6 per cento del Mediterraneo occidentale al 47 per cento della rotta dell’Africa occidentale.
Il calo è stato principalmente legato a lunghi periodi di condizioni meteorologiche avverse, che hanno reso ancora più rischiosi i già pericolosi viaggi a bordo di imbarcazioni non idonee. Tuttavia, la pressione migratoria nella regione rimane alta e possiamo aspettarci un aumento dell’attività dei contrabbandieri nella regione nei prossimi mesi, spiega Frontex.
Nel periodo gennaio-maggio, la rotta dei Balcani occidentali, che è la seconda rotta più attiva con oltre 30.700 rilevamenti, ha registrato un calo del 25 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.
Il calo di questa rotta migratoria osservato dall’inizio dell’anno, sostiene l’Agenzia europea, è un effetto tangibile dell’allineamento delle politiche dei visti dei Paesi della regione alle normative dell’Ue.
I dati nel dettaglio