Bruxelles – Il Parlamento europeo dice basta alla piaga dei tirocini gratuiti. Con una risoluzione adottata oggi (14 giugno) con 404 voti a favore, 78 contrari e 130 astensioni, l’emiciclo di Strasburgo ha chiesto a gran voce che la Commissione Ue proponga una direttiva per stabilire standard minimi di qualità per gli oltre 4 milioni di giovani europei che ogni anno maturano almeno un’esperienza di lavoro come tirocinanti.
Retribuzione mensile in linea con la la direttiva Ue sul salario minimo, durata massima di sei mesi armonizzata su tutto il territorio comunitario, accesso garantito alla protezione sociale e a diritti pensionistici, assicurazione sanitaria, indennità di disoccupazione e ferie retribuite. Questi gli standard previsti per gli stage nel mercato del lavoro, che ad oggi – secondo un’indagine pubblicata da Eurobarometro- vengono retribuiti solo nel 40 per cento dei casi.
Ma il testo assicura una compensazione economica obbligatoria anche per i tirocinanti universitari, che dovranno essere rimborsati dei costi sostenuti: vitto, alloggio e trasporti in considerazione delle condizioni socio-economiche e del costo della vita dello Stato membro in cui lavorano. Gli eurodeputati invitano inoltre i Paesi membri a rendere i tirocini più accessibili alle persone con disabilità, a chi proviene da contesti vulnerabili e ad incoraggiare i tirocini transfrontalieri.
Monica Semedo, relatrice della proposta e deputata a Bruxelles per i liberali di Renew Europe, ha espresso grande soddisfazione e ha sollecitato immediatamente la Commissione europea a dare seguito alla risoluzione dell’Eurocamera: “L’adozione di questa proposta legislativa è la prova del nostro impegno verso i giovani e per le pari opportunità. Creiamo insieme un ambiente dove le prossime generazioni possano prosperare e contribuire a formare un’Europa migliore”, ha dichiarato in una nota.
Lega e Fratelli d’Italia si astengono: “Sui tirocini problema di metodo”
Chi ha fatto mancare il proprio impegno sono state invece le delegazioni di Fratelli d’Italia e della Lega, contro cui si è scagliata l’eurodeputata dei Verdi, Rosa D’Amato: “Gli studenti e i neolaureati italiani devono sapere che questo passo in avanti è stato possibile nonostante l’ostruzionismo dei partiti del governo Meloni, che non hanno appoggiato la nostra proposta e che fino all’ultimo si sono opposti all’obbligo di retribuzione”, ha tuonato D’Amato.
Immediata la spiegazione del Carroccio affidata a Elena Lizzi, relatrice ombra del provvedimento e tra le promotrici di una serie di emendamenti alla proposta, tutti respinti dall’Aula. “Condividiamo in pieno tutti gli obiettivi del provvedimento per la remunerazione adeguata dei tirocini, ma il problema in questo caso è di metodo- ha dichiarato Lizzi-. I tirocini sono competenza degli Stati membri, per questo motivo il quadro attuale sarebbe stato da aggiornare e potenziare attraverso strumenti come una nuova raccomandazione: invece di rafforzare la raccomandazione, come da noi suggerito, nella relazione viene chiesto di ricorrere a una direttiva e una decisione, due strumenti giuridici Ue che hanno ben poco a che fare con la materia in oggetto”.