Bruxelles – Europa-Nord America andata e ritorno. In meno di tre settimane il Meccanismo di protezione civile Ue è stato attivato tre volte per affrontare tre crisi che hanno sconvolto il mondo, ognuna a proprio modo, per le conseguenze sull’ambiente e sulle persone. Dall’alluvione in Emilia-Romagna alla distruzione della diga di Nova Kakhovka nell’Ucraina meridionale, fino agli incendi che stanno mandando in fumo il Canada orientale e mettendo in ginocchio l’intero Paese. E, in tutti e tre i casi, da Bruxelles è arrivata una risposta coordinata e tempestiva secondo le necessità avanzate dagli Stati colpiti dalle crisi ambientali e umanitarie.
Ad aprire i 18 giorni di eccezionale lavoro per il Centro di coordinamento della risposta alle emergenze (Ercc) è stata l’alluvione in Emilia-Romagna, che ha toccato il suo punto di maggiore drammaticità a metà dello scorso mese. Di fronte a una situazione ormai non più gestibile con le sole capacità nazionali, il 21 maggio l’Italia ha richiesto l’attivazione del Meccanismo di protezione civile Ue per far fronte a una tragedia che ha causato 15 vittime, 26 mila sfollati e danni stimati per diversi miliardi di euro. A supporto dell’Italia si sono mobilitate immediatamente le squadre di Francia, Slovenia e Slovacchia, a cui si sono poi unite Austria, Bulgaria, Germania, Polonia e Romania: ciascuna squadra composta da 40/50 membri (tra vigili del fuoco e protezione civile) con elettropompe e unità di pompaggio mobile ad alta capacità (fino a 5.400 metri cubi di acqua all’ora). Solo nei primi due giorni di operazioni da parte delle decine di soccorritori attivati attraverso il Meccanismo di protezione civile Ue è stata pompata dai terreni allagati una quantità d’acqua pari a 133 piscine olimpioniche.
Nemmeno il tempo di finire i preparativi per l’estate 2023, in cui è attesa una nuova ondata di incendi boschivi sul continente, e il 7 giugno dall’Ucraina è arrivata la nuova richiesta di attivazione del Meccanismo di protezione civile Ue. Di nuovo, la causa è stata un’inondazione, ma non per le piogge intense come in Italia, quanto per un’azione di guerra sconsiderata da parte della Russia: la distruzione della diga di Nova Kakhovka, nel sud dell’Ucraina, che sta causando un disastro ecologico e umanitario. Nell’ambiente è stato disperso petrolio e altri olii inquinanti, sono decine di migliaia gli sfollati e 29 i centri abitati completamente allagati, per una situazione destinata a rimanere tragica sul breve-medio periodo, proprio per l’assenza ora di freni artificiali a valle del fiume Dniepr. Per tentare di fornire un primo sostegno alle vittime dell’alluvione 12 Stati partecipanti del Meccanismo di protezione civile Ue – di cui 11 membri Ue (Austria, Belgio Danimarca, Francia, Finlandia, Germania, Lituania, Paesi Bassi, Polonia, Repubblica Ceca, Spagna) e la Norvegia – hanno offerto come misura di assistenza 68 generatori, 5.145 attrezzature per rifugi, 1 autocarro con gru, 20 mila confezioni di cibo pronto e 129.663 attrezzature per il contenimento delle inondazioni (tra cui pompe per l’acqua e barche). Ancora nessuna squadra di membri della protezione civile o di vigili del fuoco, ma continua la valutazione dei danni dal Centro di coordinamento di Bruxelles per capire come rispondere al meglio al disastro in Ucraina.
Ma intanto, dall’altra parte dell’Atlantico, un altro disastro ha iniziato a colpire il Canada. Più di 200 incidenti boschivi solo nelle regioni orientali sono ancora fuori controllo e circa 4,1 milioni di ettari sono già bruciati (un’area grande quanto i Paesi Bassi). Più di 20 mila persone in tutto il Paese sono state evacuate e il fumo degli incendi si sta diffondendo a sud anche nelle città degli Stati Uniti, emettendo una quantità di CO2 dieci volte superiore alla media. Per tutte queste ragioni l’8 giugno il Canada ha chiesto l’assistenza attraverso il Meccanismo di protezione civile Ue, dovendo affrontare quelli che la Commissione Europea ha definito “i peggiori incendi degli ultimi dieci anni” della storia del Paese nordamericano. Al momento a Ottawa sono arrivati 300 vigili del fuoco inviati da Francia, Portogallo e Spagna, ma arriverà presto anche un esperto del Centro di coordinamento “per aiutare a coordinare la risposta a livello europeo”, ha precisato l’esecutivo comunitario. “Siamo solidali con il Canada, arriveranno altri vigili del fuoco”, ha promesso la numero uno della Commissione Ue, Ursula von der Leyen.
Come funziona il Meccanismo di protezione civile Ue
Istituito nel 2001 dalla Commissione, il Meccanismo di protezione civile Ue è il mezzo attraverso cui i 27 Paesi membri e altri 9 Stati partecipanti (Albania, Bosnia ed Erzegovina, Islanda, Macedonia del Nord, Montenegro, Norvegia, Serbia, Turchia e Ucraina) possono rafforzare la cooperazione per la prevenzione, la preparazione e la risposta ai disastri, in particolare quelli naturali. Una o più autorità nazionali possono richiedere l’attivazione del Meccanismo di protezione civile Ue quando un’emergenza supera le capacità di risposta dei singoli Paesi colpiti: la Commissione coordina la risposta di solidarietà degli altri partecipanti con un unico punto di contatto, contribuendo almeno a tre quarti dei costi operativi degli interventi di ricerca e soccorso e di lotta agli incendi. In questo modo vengono messe in comune le migliori competenze delle squadre di soccorritori e si evita la duplicazione degli sforzi. In 21 anni di attività, il Meccanismo di protezione civile Ue ha risposto a oltre 650 richieste di assistenza all’interno e all’esterno del territorio dell’Unione.
Il Meccanismo di protezione civile Ue comprende un pool europeo di protezione civile, formato da risorse pre-impegnate dagli Stati aderenti, che possono essere dispiegate immediatamente all’occorrenza. Il centro di coordinamento della risposta alle emergenze è il cuore operativo ed è attivo tutti i giorni 24 ore su 24. A questo si aggiunge la riserva rescEu, una flotta di aerei ed elicotteri antincendio (oltre a ospedali da campo e stock di articoli medici per le emergenze sanitarie) per potenziare le componenti della gestione del rischio di catastrofi: lo scorso 30 maggio è stata raddoppiata la riserva rescEu per affrontare l’estate 2023, con un numero complessivo di 28 tra aerei ed elicotteri antincendio. A Bruxelles si sta sviluppando anche una riserva per rispondere a incidenti chimici, biologici, radiologici e nucleari.