Bruxelles – Stalking e molestie informatiche, condivisione non consensuale di immagini intime e incitamento informatico all’odio o alla violenza oltre che mutilazione genitale femminile. Il Consiglio Ue dei ministri della Giustizia, riunito a Lussemburgo, ha dato luce verde oggi (9 giugno) al mandato negoziale su un progetto di legge della Commissione europea sulla lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica, che per la prima volta vuole criminalizzare una serie di reati, tra cui la mutilazione genitale femminile e la violenza informatica, non coperti al momento da alcuna normativa a livello comunitario.
La proposta della Commissione è stata presentata l’8 marzo del 2022 e definisce come ‘violenza informatica’ la condivisione non consensuale di immagini intime, lo stalking e le molestie informatiche, nonché l’incitamento informatico alla violenza o all’odio. L’Ue stima che una donna su tre abbia subito nella propria vita violenze fisiche o sessuali, per lo più perpetrate da partner intimi, mentre una donna su due ha subito molestie sessuali. Durante la pandemia di COVID-19, che ha costretto per mesi e anni la popolazione a restrizioni sulla propria libera circolazione costringendo a passare più tempo a casa, è stato registrato un aumento importante della violenza fisica ed emotiva contro le donne. E da quando internet e social hanno preso il sopravvento nelle nostre vite, anche la violenza online è diventato una tendenza in aumento.
Su questi reati, la direttiva punta a introdurre norme comuni in materia di sanzioni, circostanze aggravanti, giurisdizione e termini di prescrizione. Quanto alle mutilazioni genitali femminili – Bruxelles stima che 600mila donne in Europa e 200 milioni di donne nel mondo abbiano subito mutilazioni genitali femminili – la proposta prevede che debbano diventare punibili in tutti gli Stati membri con una pena massima di almeno 5 anni di reclusione. La direttiva vuole garantire che le vittime abbiano accesso alla giustizia, il diritto di chiedere il risarcimento e accesso a linee di assistenza gratuite e centri di crisi per stupri. Ad esempio, quando una vittima di violenza sessuale o domestica, ad esempio, entra per la prima volta in contatto con un’autorità, deve essere valutato il rischio rappresentato dall’autore o dall’indagato. Su questa base, le autorità dovrebbero fornire adeguate misure di protezione, come il blocco di emergenza e gli ordini restrittivi o di protezione.
Gli Stati membri devono inoltre garantire che le vittime possano denunciare gli atti di violenza contro le donne o la violenza domestica attraverso canali accessibili e di facile utilizzo, che possono includere la possibilità di denuncia online e di presentare prove online. Gli Stati membri saranno inoltre tenuti a fornire servizi dedicati, come i centri di crisi per stupro, per sostenere le vittime di violenza sessuale e devono inoltre mettere a disposizione una linea telefonica nazionale di assistenza che le vittime di violenza possano raggiungere gratuitamente 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Contenta a metà l’Italia che nella voce del ministro alla Giustizia, Carlo Nordio, ha espresso stamattina “rammarico, che unitamente con le delegazioni di Grecia, Belgio e Lussemburgo abbiamo già manifestato, per il fatto che la proposta di direttiva non ha mantenuto la previsione di norme di armonizzazione del reato di stupro, che costituisce la forma più grave di violazione della libertà sessuale delle donne”. Ha poi precisato di auspicare che il negoziato a tre con l’Europarlamento, mediato dalla Commissione europea, possa essere prontamente avviato e proseguire proficuamente per l’approvazione di un testo normativo che consenta di offrire risposte adeguate ed efficaci ad un fenomeno che mina valori fondanti dellUnione, luguaglianza di donne e uomini e il principio di non discriminazione”.