Bruxelles – La partita che si giocherà domani (8 giugno) al Consiglio Affari Interni è equilibrata quanto decisiva. A Lussemburgo i 27 ministri degli Interni Ue sono chiamati a trovare un accordo su due fascicoli chiave del nuovo Patto sulla migrazione e l’asilo, quelli sulle procedure d’asilo (Apr) e sulla gestione dell’asilo e della migrazione (Ramm). Le possibilità di una fumata bianca storica, ha dichiarato un alto funzionario Ue alla vigilia del Consiglio, sarebbero del 50 per cento.
In sostanza si tratta di trovare una soluzione all’equazione tra responsabilità e solidarietà, fondamento dell’approccio comune europeo alla migrazione. Come confermato da fonti europee, nella proposta che sarà sul tavolo dei ministri “le questioni tecniche sono state tutte risolte” e nel documento “saranno incluse le cifre”. E sembrerebbero principalmente tre le cifre su cui affioreranno i maggiori attriti tra i Paesi di primo approdo e quelli soggetti a movimenti secondari: il “prezzo” da pagare per ogni richiedente asilo non ricollocato, la durata della responsabilità a carico dei Paesi d’ingresso, il tetto massimo annuale di persone migranti da ridistribuire negli Stati membri.
Nel tentativo di venire incontro ai Paesi di primo approdo, la presidenza svedese del Consiglio dell’Ue ha introdotto il principio della “capacità adeguata”, strumento che quantificherebbe la responsabilità dei singoli Stati nell’attuare le procedure di frontiera per l’identificazione delle persone migranti. Una volta raggiunta la propria capacità adeguata, ovvero il numero stabilito di persone da sottoporre alle procedure di frontiera, un Paese d’ingresso potrebbe attivare il meccanismo di intervento di solidarietà obbligatoria da parte degli altri Stati Ue. Che si traduce sostanzialmente in tre opzioni: ricollocamenti, contributi finanziari o assistenza operativa. “Alcuni governi Ue pensano che non sia un buon concetto (la capacità adeguata, ndr), ma credo che verrà accettata”, ha dichiarato a riguardo la fonte.
Nella proposta al vaglio dei 27 domani, il contributo finanziario ai Paesi di primo approdo è stato quantificato in 22 mila euro per ogni persona migrante non ricollocata, cifra ritenuta “ben equilibrata” dalla commissaria Ue per gli Affari Interni, Ylva Johansson. Secondo Politico, Stoccolma avrebbe fissato la responsabilità degli Stati dopo le procedure di identificazione a 2 anni, mentre il tetto annuale di ricollocamenti sarebbe 30 mila. Questi due punti “sono stati molto discussi” dagli ambasciatori degli Stati membri al Coreper e saranno oggetto di discussione anche domani, ha ipotizzato l’alto funzionario Ue.
La presidenza svedese sarebbe in ogni caso pronta ad approvare i testi anche con una maggioranza qualificata, che prevede un minimo di 15 Stati membri a favore, che rappresentino almeno il 65 per cento della popolazione dell’Ue. “La maggioranza qualificata è l’unica possibilità, sappiamo che ci sono alcuni Paesi membri che voteranno sempre contro”, ha precisato la fonte. Tra i 27 ci sarebbero “pochi Paesi” pronti ad accettare, “pochi” che si opporranno in tutti i modi e “un grande numero” che potrebbe accettare spingendo per maggiori concessioni. Tra questi il governo italiano che, nonostante sia stato “molto disponibile a impegnarsi sul tema”, paradossalmente potrebbe anche votare contro l’approvazione dei regolamenti, per non inimicarsi gli alleati del gruppo di Visegrad. Ad ogni modo, se necessario, la presidenza svedese sarebbe pronta a convocare un Consiglio Ue straordinario per rimettere sul tavolo i dossier.