Bruxelles – Nuovo capitolo nella saga Unione europea contro Twitter. Dopo la decisione di Elon Musk di non etichettare più i media controllati dai governi di Russia, Cina e Iran e di non vietare la promozione automatica di questi contenuti agli utenti, la scelta di non rilasciare più i report sulle misure implementate per combattere la disinformazione allarga ancora di più la frattura tra l’azienda di San Francisco e Bruxelles.
Twitter “ha fatto un errore”, scegliendo “la strada dello scontro” con la Commissione europea. Non ha usato mezzi termini la vicepresidente della Commissione europea responsabile per i Valori e la Trasparenza, Vera Jourová, durante un punto stampa a margine del vertice della task force del Codice di buone pratiche sulla disinformazione, presieduto dall’esecutivo Ue. L’avvertimento al miliardario sudafricano è esplicito: “Abbandonando gli impegni previsti dal Codice, Twitter ha attirato molta attenzione” su di sé e “le sue azioni e il rispetto delle regole Ue saranno controllate vigorosamente e urgentemente”, ha dichiarato la Commissaria Ue .
Perché disattendere gli obiettivi del Codice istituito nel 2018, la cui partecipazione da parte delle aziende è volontaria, mette Twitter in un vicolo cieco in prospettiva dell’entrata in vigore del Digital Services Act, la nuova legge europea sui servizi digitali, prevista per il 25 agosto. “Se Twitter vuole operare e fare soldi nel mercato europeo deve rispettare le nostre norme e prendere le misure appropriate”, ha sottolineato ancora Jourová.
A partire dal 25 agosto, la lotta alla disinformazione diventerà un obbligo legale su tutto il territorio comunitario. In questo senso, l’adesione al Codice di condotta rappresenta una sorta di palestra di buone pratiche per le aziende dell’ecosistema digitale: “Vogliamo che i firmatari del Codice si preparino per l’arrivo della legge sui servizi digitali”, ha confermato la commissaria. La task force ha dato il benvenuto oggi a 12 nuovi firmatari, che portano il numero complessivo di aderenti a 44, tra cui le principali piattaforme online come Facebook, Google, YouTube, Tik Tok.
Nonostante alcuni timidi tentativi di avvicinamento, come l’incontro dello scorso dicembre in cui il commissario Ue per il Mercato interno, Thierry Breton, aveva strappato un’ottimista dichiarazione di intenti al nuovo proprietario di Twitter, la politica aggressiva messa in atto da Musk da quando ha acquistato la piattaforma un anno fa va nella direzione opposta: da allora è stato depotenziato il sistema di verifica degli account, è stata licenziata buona parte del personale focalizzato sulla lotta alla disinformazione e Twitter è uscito dal programma di rendicontazione europeo sulla responsabilità delle Big Tech nella diffusione di notizie legate alla pandemia e alla campagna di vaccinazione. Prima della rottura definitiva sul Codice di buone pratiche sulla disinformazione.