Bruxelles – L’Ungheria non è degna di detenere la presidenza di turno del Consiglio dell’Ue nel 2024, perché ormai con l’Ue, in termini di principi di base, ha ben poco a che vedere. Il Parlamento europeo condanna e attacca lo Stato membro e il suo primo ministro, Viktor Orban, approvando a larghissima maggioranza la risoluzione che rinnova lo scontro ormai di lunga data tra Bruxelles e Budapest. L’Aula denuncia “i tentativi sistematici di minare i valori dell’Ue“, e chiede al Consiglio di trovare “una soluzione adeguata” alla questione ungherese. Se ciò non dovesse avvenire, il Parlamento è pronto a contromisure. “Il Parlamento potrebbe adottare misure adeguate, come sospendere i triloghi o non invitare i ministri ungheresi ai lavori e alle riunioni dei comitati“, spiega Malin Bjork, europarlamentare svedese de La Sinistra.
Politiche contro la comunità Lgbtqi e suoi diritti, attacchi alla libertà di espressione, violazione dei diritti sociali e del lavoro degli insegnanti. Ancora, “intimidazioni come le visite della polizia segreta negli uffici di alcune aziende con l’obiettivo di portarle sotto il controllo della stretta cerchia del primo ministro“. Per tutto questo non si ritiene il Paese in grado di svolgere “in modo credibile” il ruolo di presidente di turno del Consiglio (luglio-dicembre 2024), data la “mancanza di conformità al diritto e ai valori dell’UE e al principio di cooperazione leale”.
Su questo più dei tre quarti degli europarlamentari (risoluzione approvata con 442 favorevoli, 144 contrari, 33 astenuti) non ha dubbi. Votano contro l’Ungheria di oggi tutti i principali gruppi: Popolari (Ppe), socialdemocratici (S&D), liberali (Re), Verdi, Sinistra radicale, e addirittura una parte dei non iscritti. A difendere il ‘sistema Orban’ sono Conservatori (Ecr), dove siede Fratelli d’italia, e sovranisti (Id), dove è accasata la Lega, e gli esponenti dei partiti dell’ultradestra europea che fanno parte dei Non iscritti.
Quasi a sottolineare la propria posizione, oggi i deputati hanno anche respinto la candidatura dell’Ungheria di Ildikó Gáll-Pelcz per un secondo mandato come membro della Corte dei conti europea (CCE). 303 eurodeputati hanno votato contro la candidatura di Ildikó Gáll-Pelcz, 278 a favore e 52 astenuti. Il rinnovo del suo mandato era già stato respinto anche dalla Commissione per il controllo dei bilanci in seguito all’audizione del 24 maggio 2023.