Bruxelles – Nessuna distinzione tra tecnologie ‘Net-Zero’ e strategiche ‘Net-Zero’, compatibilità con la tassonomia europea per definirle e nuove entrate dal mercato europeo del carbonio. Si terrà il prossimo 12 giugno il primo dibattito in commissione industria, ricerca ed energia (Itre) del Parlamento europeo sul ‘Net-Zero Industry Act’, il regolamento per sviluppare un’industria a emissioni zero proposto dalla Commissione europea lo scorso 16 marzo come pilastro centrale del Piano industriale per il Green Deal, una risposta ‘Made in Europe’ al massiccio piano di sussidi verdi da quasi 370 miliardi di dollari varato dall’amministrazione Usa per dare una spinta agli investimenti nelle tecnologie pulite.
La proposta dell’esecutivo europeo in sostanza si compone di permessi accelerati, progetti strategici per la decarbonizzazione dell’industria europea entro il 2030 e otto tecnologie chiave con cui realizzarla, dai pannelli solari alle pompe di calore fino alle tecnologie per l’espansione della rete. Il dibattito entra nel vivo anche all’Europarlamento, dove il relatore responsabile per il dossier, l’eurodeputato tedesco del Partito popolare europeo (PPE), Christian Ehler, ha depositato la bozza di relazione per la traduzione, in vista del dibattito che si terrà il 12 giugno. Parte centrale della proposta del relatore per il Parlamento rispetto alla proposta della Commissione è che sparisce la distinzione tra tecnologie net-zero strategiche e non: l’esecutivo ha individuato otto tecnologie net-zero ‘strategiche’ (distinte dalle semplici tecnologie net-zero) a cui garantire tempi accelerati per le autorizzazioni e verso cui incanalare gli investimenti (che sarebbero tecnologie solari fotovoltaiche e termiche; eolico onshore e energie rinnovabili offshore; batterie e accumulatori; pompe di calore e geotermia; elettrolizzatori e celle a combustibile per l’idrogeno; biogas e biometano; cattura e stoccaggio del carbonio; tecnologie di rete).
Per il relatore del Parlamento, gli Stati membri dovrebbero promuovere gli investimenti in tutte le “tecnologie net-zero e nelle loro catene di approvvigionamento, consentendo la decarbonizzazione dei nostri settori economici, dall’approvvigionamento energetico ai trasporti, agli edifici e all’industria”, si legge nella relazione. “La proposta della Commissione era un buon inizio, ma il campo di applicazione era determinato da un elenco arbitrario di tecnologie e da una definizione poco chiara della catena di approvvigionamento. L’allegato ha creato un sistema di tecnologie a due livelli”, ha motivato l’eurodeputato, spiegando che nella sua proposta vuole collegare la definizione di ‘tecnologie Net-Zero’ alla tassonomia dell’Ue, ovvero il sistema di classificazione degli investimenti sostenibili e di includere l’intera catena di approvvigionamento di queste tecnologie. In sostanza, il relatore propone di eliminare il doppio standard con cui la Commissione punta invece a distinguere tra tecnologie net-zero e tecnologie net-zero strategiche.
Tra le differenze sostanziali tra le due tecnologie, c’è ad esempio un vantaggio sui tempi delle autorizzazioni: per i “progetti strategici” il processo di approvazione non dovrebbe richiedere più di 9 mesi per gli stabilimenti con una produzione annua fino a 1 GW e 12 mesi per quelli con una produzione annua superiore a 1 GW. Per tutte le altre tecnologie che non godono dello status speciale, i tempi si allungano: le procedure di autorizzazione dovrebbero essere completate entro 12 mesi se la capacità di produzione è fino a 1 GW e 18 mesi se la capacità di produzione è superiore. L’ingresso nell’elenco di tecnologie strategiche è importante anche ai fini del riconoscimento dei progetti che le riguardano come ‘progetto strategico a zero emissioni’, dal momento che – si legge nel testo – gli Stati potranno riconoscere come tali i progetti di produzione di una tecnologia elencata nell’allegato.La Commissione europea ha proposto un quadro normativo prevedibile e semplificato per lo sviluppo di tecnologia pulita, dando priorità di investimento e di realizzazione a progetti che possono contribuire a questo obiettivo.
Bruxelles ha proposto come obiettivo per il 2030 la produzione di almeno 40 per cento del fabbisogno annuo di tecnologia necessaria per raggiungere gli obiettivi della transizione. Nella proposta del relatore per l’Europarlamento invecela quota scende al 25 per cento. “La capacità annuale dell’Unione per le tecnologie a zero emissioni dovrebbe mirare ad avvicinarsi o a raggiungere un parametro di produzione annuale complessivo pari ad almeno il 25% della domanda globale di tecnologie a zero emissioni, definita in termini di valore della domanda e della produzione”, si legge nella relazione.
Il terzo punto chiave è quello di rilanciare l’introduzione delle valli industriali a zero emissioni, un’iniziativa che era stata presa in considerazione dalla stessa Commissione europea ed era presente anche nelle prime bozze di regolamento circolate a Bruxelles. Il riferimento alle valli industriali net-zero – che erano pensate dalla Commissione europea per essere solo volontarie – è poi sparita nella versione finale della proposta di Bruxelles. Promuovere lo sviluppo di valli industriali a zero emissioni che siano limitate in termini geografici e tecnologici al fine di promuovere la simbiosi industriale”, è quanto chiede l’eurodeputato tedesco “Il raggruppamento delle attività industriali finalizzato alla simbiosi industriale riduce al minimo l’impatto ambientale delle attività e offre all’industria vantaggi in termini di efficienza. In quanto tale, il clustering può contribuire in modo sostanziale al raggiungimento degli obiettivi del presente regolamento”. La promozione delle valli industriali a zero emissioni è un’iniziativa che era stata presa in considerazione dalla stessa Commissione europea ed era presente anche nelle prime bozze di regolamento circolate a Bruxelles. Il riferimento alle valli industriali net-zero – che erano pensate dalla Commissione europea per essere solo volontarie – è poi sparita nella versione finale della proposta avanzata lo scorso 16 marzo.
L’ultimo punto, anche quello più importante, è il tema dei finanziamenti. Secondo il relatore, il bilancio dell’Unione è attualmente troppo limitato, ma gli Stati membri ricevono entrate significative dalle aste del sistema di scambio di quote di emissioni dell’Ue. Per questo propone che gli Stati membri destinino almeno il 25 per cento di queste entrate nazionali agli obiettivi del Net-Zero Industry Act. Gli Stati membri dovrebbero destinare il 25% delle entrate del sistema di scambio delle quote di emissione (ETS) per le spese finalizzate al raggiungimento degli obiettivi del Net-Zero Industry Act, la legge per l’industria a zero emissioni.