Roma – Disaccoppiamento dei prezzi del gas e dell’energia elettrica per evitare l’effetto contagio dei prezzi. Un’iniziativa che alla fine non c’è nella proposta di riforma del mercato elettrico dell’Ue avanzata dalla Commissione europea lo scorso 14 marzo, come pilastro del Piano industriale per il Green Deal annunciato da Bruxelles in risposta all’Inflation Reduction Act statunitense. E a spiegare i motivi del dietrofront dell’esecutivo comunitario è stata oggi (30 maggio) Anna Colucci, direttrice Energia e Ambiente della Commissione europea nella direzione generale della DG Competition, intervenendo all’evento ‘L’energia per l’Italia e l’Ue: le fonti e le regole del mercato energetico’, organizzato da Withub, con la direzione editoriale di Eunews e Gea, che si è tenuto oggi presso lo Spazio Europa Experience di Roma.
Colucci è intervenuta al panel conclusivo dell’evento dedicato a ‘Ridurre l’impatto degli shock energetici sui cittadini e le imprese: dopo l’ok dell’Ue al price cap, resta il nodo del disaccoppiamento del prezzo di gas e luce’ e ha motivato in questi termini la scelta della Commissione europea di non includere il disaccoppiamento nella sua proposta di riforma del mercato elettrico. “Il disaccoppiamento dei prezzi dell’energia elettrica e del gas può creare turbamento sul mercato con un conseguente periodo di aggiustamento a cui la maggior parte degli Stati membri Ue si è detta contraria”, ha spiegato Colucci. “La Commissione ha proposto delle modifiche per limitare l’impatto dell’aumento dei prezzi”.
Prima ancora che la proposta di riforma del mercato fosse avanzata, il dibattito a livello comunitario si è polarizzato tra Paesi come la Germania e Paesi Bassi che hanno scoraggiato un intervento strutturale sul mercato esortando la Commissione a fare un intervento più mirato, e chi, come Spagna, la Francia e anche l’Italia, ha spinto per mesi su una riforma importante, che includesse anche il disaccoppiamento dei prezzi dell’energia elettrica prodotta dal gas da quella prodotta da altre fonti di energia. Nei fatti, la proposta di Bruxelles è un intervento meno strutturale e audace di quanto inizialmente previsto, in cui è assente una vera e propria proposta di disaccoppiamento (‘decoupling’). Colucci ha confermato che il “lavoro sulla proposta” di riforma del mercato elettrico “sta procedendo velocemente, la presidenza svedese del Consiglio Ue punta a raggiungere un accordo politico già a giugno”, in occasione del Consiglio Energia in programma il 19 del mese. Miglioramenti sulla proposta della Commissione “sono sempre possibili”, in corso dei negoziati interistituzionali tra Consiglio ed Europarlamento che inizieranno una volta che i due colegislatori europei avranno la loro posizione. Per Colucci, il nucleo centrale della proposta della Commissione europea sembra raccogliere consenso della maggioranza degli Stati membri e dunque almeno in sede di Consiglio non dovrebbero esserci grandi difficoltà.
Sulla riforma del mercato dell’energia elettrica “c’è un negoziato tecnico in corso e stamattina abbiamo avuto un call con la presidenza svedese”, ha confermato nel corso dell’evento il ministro dell’ambiente e la sicurezza energetica, Gilberto Pichetto. “Valutiamo, anche perché nel frattempo abbiamo avuto un’elezione in Spagna, che sarà il prossimo presidente del Consiglio Ue”, a partire dal prossimo primo luglio.
In parallelo, anche l’Europarlamento sta portando avanti il lavoro sulla proposta con l’idea di arrivare a luglio con l’adozione del parere in commissione per l’industria, la ricerca e l’energia (Itre) e in plenaria a settembre. Il relatore per il dossier, l’eurodeputato spagnolo Nicolas Gonzalez Casares (S&D) ha trasmesso nelle scorse settimane ai gruppi politici la bozza di relazione sul dossier e per ora non sembra intenzionato a riaprire il tema del disaccoppiamento. “L’idea del” decoupling dei prezzi dell’energia “è stata abbandonata anche in Parlamento europeo”, dove il relatore “non ha riproposto la questione perché nessuna forza politica la sosterrebbe”, ha sintetizzato l’eurodeputata Patrizia Toia, vicepresidente della commissione ricerca, industria ed energia del Parlamento europeo. Ha spiegato che in sostanza è prevalso il “ragionamento per cui l’obiettivo che perseguivamo” di abbassare i prezzi dei combustibili fossili “poteva essere raggiunto anche senza il disaccoppiamento”.
Sulla proposta insisteva, come l’Italia, “anche la Spagna e la Francia, mentre Germania e Paesi Bassi non condividono questo approccio”, ha osservato l’eurodeputato di Fratelli d’Italia (in quota Ecr) Nicola Procaccini, membro della commissione per l’ambiente (Envi) del Parlamento europeo. “Disaccoppiamento vuol dire separazione tra il pezzo dell’energia prodotta da rinnovabile e quella prodotta da fonti differenti. Se sia giusta o sbagliato non mi pronuncio, ma implicitamente il costo dell’energia da rinnovabili, nel frattempo, è diventato non solo più stabile ma più competitivo rispetto a quello dell’energia prodotta da fonti fossili”, ha aggiunto il direttore Europa di Enel, Simone Mori.