Roma – La sovranità e l’autonomia strategica dell’Italia e dell’Europa passano attraverso l’energia, soprattutto quella verde. Lo ha reso chiaro la guerra di Russia in Ucraina e la crisi dei prezzi dell’energia che ne è scaturita e lo rende ancora più evidente la corsa alle tecnologie pulite che l’Unione europea non può perdere di fronte a Cina e Stati Uniti. Questi gli spunti emersi al primo panel dell’evento ‘L’energia per l’Italia e l’Ue: le fonti e le regole del mercato energetico’, organizzato da Withub, con la direzione editoriale di Eunews e Gea, in corso oggi presso lo Spazio Europa Experience di Roma, dedicato “all’impatto delle normative Ue sull’economia: come realizzare gli obiettivi di decarbonizzazione senza mettere in crisi l’industria”. Un’occasione per fare il punto sui dodici mesi appena trascorsi, che hanno messo alla prova l’Unione europea e non solo con la sfida dei prezzi dell’energia, e per un confronto tra esponenti di primo piano delle istituzioni nazionali ed europee con esperti, operatori di settore, organizzazioni di categoria e portatori di interesse.
Industria, da un lato e transizione energetica, dall’altra. L’Unione europea, consapevole della necessità e dell’urgenza di centrare i target ambientali dell’accordo di Parigi, “ha proposto il Green Deal per arrivare a emissioni zero al 2050, un obiettivo ambizioso ma necessario”, ha riconosciuto il ministro per le imprese e il Made in Italy, Adolfo Urso, nel suo videomessaggio trasmesso in apertura all’evento, assicurando che l’Italia condivide in pieno gli obiettivi di decarbonizzazione dell’Ue. Una transizione che ha subito “un’accelerazione a seguito della crisi energetica innescata dalla ripresa post-pandemica e poi dallo shock dell’invasione della Russia in Ucraina”.
Ha rivendicato il ruolo dell’Italia nella battaglia in Europa per introdurre un tetto al prezzo del gas, il divisivo price cap, e “da quando ci siamo riusciti il prezzo del gas è crollato, la speculazione è stata fermata”. L’Italia, dal canto suo, sta investendo in rinnovabili e idrogeno, per raggiungere l’autonomia strategica ed essere liberi sul fronte energetico”, sempre tenendo a mente il principio della neutralità tecnologica che “è a fondamento della nostra comunità europea. Il principio di neutralità tecnologica è nella natura della nostra Unione europea e va perseguita in ogni modo”, ha sottolineato.
Dopo aver presentato gli obiettivi di emissioni zero al 2050 attraverso il Green Deal, a luglio 2021 la Commissione ha svelato la tabella di marcia del ‘Fit for 55’ per arrivare a raggiungere quegli obiettivi. Proprio il ‘Fit for 55’ è un “elemento strategico di sovranità europeo, ci siamo accorti che questo è un assetto necessario per la sovranità europea e dipenderà da come andrà la transizione”, ha sottolineato l’eurodeputato, Nicola Danti, eurodeputato di Renew Europe, membro della commissione industria, ricerca e industria (Itre) del Parlamento europeo. Ha puntualizzato che sebbene la transizione sia necessaria, da parte di Bruxelles “manca una valutazione di impatto economico per le imprese“, ha sottolineato, sollevando il tema di come finanziare “questa grande transizione ecologica”.
Transizione sì, ma è necessario occuparsi di mantenere l’industria europea competitiva e uno dei temi al centro del panel è stato il tema di come finanziare questa transizione.“L’industria siderurgica italiana è campione nella decarbonizzazione in Europa, vogliamo arrivare alla produzione di acciaio green entro il 2030”, ma sulla transizione a livello comunitario c’è stata “una sbandata ideologica pesante, che non ha paragone nelle grandi aree economiche del mondo. Si sono fatti danni negli anni, ma riconoscere che c’e’ stato sbandamento e non lucidità da parte dell’Ue non significa negare la necessità di una transizione”, ha osservato Antonio Gozzi, presidente di Duferco, Federacciai e Interconnector Energy Italia, assicurando che l’industria siderurgica italiana si sta preparando “a utilizzare l’idrogeno quando l’idrogeno sarà utilizzabile”.
Anche per il presidente di Enea, Gilberto Dialuce, “il processo di decarbonizzazione è ineludibile, ma dobbiamo farlo sopravvivendo. Non basta mettere pannelli solari e un paio di pale eoliche, implica un mutamento dello stile di vita, ma bisogna mantenere un approccio neutrale”. Ed è sul principio di neutralità tecnologica su cui si sofferma per ribadire che è necessario “considerare tutte le possibilità che la tecnologia offre, non fermarsi solo a una”, ma “ognuna di queste opportunità va vista concretamente”. A partire dal nucleare avanzato di nuova generazione, sul quale ricorda che sul “nucleare è ancora complessa la ricerca, ma sta facendo passi avanti. La tecnologia sui piccoli reattori modulari potrebbe essere un’innovazione, perché è un po’ un ‘nucleare su misura’, che permette di trasportare l’impianto, installarlo e dopodiché può anche essere gestito direttamente dall’impresa, per poi, dopo 15 anni , a combustibile esaurito, essere portato via”.
Per Paolo Gallo, ceo Italgas, a livello di Commissione europea è mancata una “visione ampia a 360 gradi negli ultimi tempi. Bisogna usare tutte le leve possibili, se vogliamo raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione”, ha detto nel suo intervento, sollevando il problema degli impianti di biogas. “Oggi la produzione vale 2,2 miliardi, oltretutto è ricco di Co2, quindi viene bruciato in centrali a bassa efficienza. Immaginiamo se gli impianti esistenti fossero convertiti a biometano, ne avremmo 1,5 miliardi domani. In più la Co2 sarebbe catturata e utilizzata in produzione alimentare e produzione fertilizzanti, quindi economia circolare”.