Bruxelles – L’ondata di destra che ha travolto la Spagna alle elezioni amministrative impatta immediatamente il governo nazionale e, indirettamente, anche le istituzioni comunitarie. Il trionfo delle forze di destra popolare e nazionalista e il parallelo crollo dei progressisti di sinistra ha portato alla decisione del primo ministro, Pedro Sánchez, di rassegnare le dimissioni e convocare elezioni anticipate per il 23 luglio, cinque mesi prima della naturale scadenza della legislatura. Una decisione che interessa da vicino anche Bruxelles, non solo per i nuovi scenari che si potranno aprire dopo il ritorno alle urne, ma soprattutto per il fatto che le elezioni anticipate si terranno a tre settimane dall’inizio della presidenza di turno spagnola del Consiglio dell’Ue (al via il primo luglio).
“Tutto ciò rende opportuno che gli spagnoli facciano chiarezza sulle forze politiche che dovrebbero guidare questa fase, la cosa migliore è che abbiano voce in capitolo nel definire la direzione politica del Paese“, ha annunciato questa mattina (29 maggio) Sánchez in una breve conferenza stampa. La causa della decisione totalmente inaspettata del premier è stata la dura sconfitta del suo Partito Socialista Operaio Spagnolo (Psoe) alle elezioni amministrative per il rinnovo di 12 Assemblee regionali (su 17) e di diverse grandi città del Paese, a pochi mesi dall’atteso appuntamento elettorale di dicembre – e ora anticipato a luglio – per la composizione del nuovo Parlamento nazionale. I socialisti hanno perso ieri (28 maggio) il controllo di una serie di municipi e regioni-chiave, soprattutto nella roccaforte dell’Extremadura e nelle regioni di Aragona, della Comunità Valenciana, delle Isole Baleari e di La Rioja, a favore dell’avanzata del Partito Popolare e dei nazionalisti di Vox.
Anche città come Siviglia hanno visto il crollo dei socialisti, mentre a Barcellona l’ex-sindaco conservatore Xavier Trias ha superato la sinistra catalana della sindaca in carica, Ada Colau. Il risultato più convincente dei popolari si è registrato nella regione di Madrid, dove la presidente Isabel Díaz Ayuso ha aumentato la quota di seggi con cui governa dal 2021 (nel municipio di Madrid i conservatori hanno ora la maggioranza assoluta). Nel trionfo del Partito Popolare è stata determinante anche la quasi scomparsa del partito di centro-destra liberale Ciudadanos e la contemporanea perdita di consensi del partito di sinistra Podemos, mentre i nazionalisti di estrema destra hanno raddoppiato la propria presenza in tutte le Assemblee regionali rispetto a quattro anni fa. A questo punto il leader dei conservatori, Alberto Núñez Feijóo, si accredita come uno dei candidati più forti in vista dell’appuntamento elettorale anticipato del 23 luglio, con la prospettiva reale che si formi anche in Spagna un governo di destra composto da popolari e nazionalisti.
La strategia azzardata di Sánchez sembra proprio quella di mettere gli elettori progressisti di fronte allo scenario di una svolta a destra del governo dopo quattro anni di politiche di sinistra progressiste, spronandoli a impedirlo e a evitare mesi di dibattito sulle sole strategie partitiche. Il rischio che si è consapevolmente assunto il leader socialista è però quello di favorire il voto nel pieno dell’ondata di consensi favorevole proprio alle forze di destra, con la possibilità di un ulteriore affossamento della sinistra nel Paese. Non è la prima volta che Sánchez gioca d’azzardo con il ritorno alle urne – lo aveva già fatto nel novembre 2019, forzando con successo la mano dopo la tornata dell’aprile dello stesso anno – ma questa volta la posta in gioco è doppia: non solo oggi ci sono tutte le condizioni per un esecutivo che veda la presenza dell’estrema destra di Vox, ma soprattutto a luglio si aprirà la grande vetrina della presidenza di turno del Consiglio dell’Ue. Quello del leader progressista è a tutti gli effetti un all-in che potrebbe rivelarsi disastroso.
Le elezioni in Spagna banco di prova per le europee 2024
L’esito delle amministrative in Spagna è stato osservato con attenzione da Bruxelles, in particolare dalle forze di destra. “Questi risultati sono il primo passo verso un governo forte e stabile guidato dal Partito Popolare“, ha commentato il presidente del Partito Popolare Europeo (Ppe), Manfred Weber, che ormai non nasconde più la sua politica di avvicinamento alle forze di estrema destra, chiudendo il dialogo con i liberali di centro e i progressisti di sinistra. Da parte dei Conservatori e Riformisti Europei (Ecr), il membro dell’ufficio di presidenza ed eurodeputato in quota Fratelli d’Italia Carlo Fidanza si è invece complimentato con Vox, che ha “triplicato la presenza sui territori e sarà decisivo per la formazione di sei governi regionali” insieme ai popolari, un “antipasto di quello che ci auguriamo accada alle prossime elezioni politiche spagnole e, pochi mesi dopo, anche a Bruxelles”.
La Spagna è uno degli scacchieri politici tenuto più sotto osservazione dagli analisti proprio per le conseguenze che la tornata di voto del 2023 in diversi Paesi membri Ue potrebbe avere sulle elezioni europee del 6-9 giugno 2024. Dopo lo scivolamento a destra dell’Italia con l’intesa tra il centro-destra e la destra nazionalista per la formazione del governo guidato da Giorgia Meloni nell’autunno dello scorso anno, lo stesso è accaduto in Svezia (con l’appoggio esterno del Democratici Svedesi) e in Finlandia. Ora si attende l’esito delle elezioni in Spagna e in Polonia – dove già i conservatori di estrema destra del PiS (Diritto e Giustizia) governano dal 2014 – per capire se in Europa c’è un generale slittamento a destra nella politica nazionale degli Stati membri (anche la Grecia è pronta per un governo monocolore dei conservatori di Nuova Democrazia)
In questo scenario potrebbe rafforzarsi la strategia del presidente dei popolari europei – duramente criticata dai liberali – di guardare sempre più verso uno spettro politico lasciato da sempre all’opposizione a Bruxelles: “Il progetto di Weber di allearsi con la destra tradisce la storia europeista del Ppe, per andare dietro a un progetto scellerato e pericoloso per il futuro dell’Unione Europea”, ha tuonato il capo-delegazione del terzo polo all’Eurocamera, Nicola Danti (Italia Viva). Parole simili a quelle dell’eurodeputato di Renew Europe e segretario generale del Partito Democratico Europeo, Sandro Gozi: “Dai padri fondatori ai figli distruttori, Il progetto di Weber e Tajani di spostare a destra il Ppe, per andare alla guida dell’Ue con i sovranisti e i nazionalisti, è un patto scellerato con il diavolo che rischia di distruggere per sempre l’Unione Europea“. Un progetto su cui Gozi chiede alla presidente del Parlamento Ue, Roberta Metsola (della famiglia del Ppe) “cosa ne pensa”. Una domanda non retorica, considerata la contrarietà dei i popolari più centristi su una possibile intesa post-elettorale all’Eurocamera con le forze di estrema destra.