Bruxelles – Entra nel vivo all’Europarlamento il dibattito sulla proposta di riforma del mercato elettrico, ma è in salita l’idea di un tetto agli extra-profitti come strumento strutturale per far fronte alla crisi dei prezzi dell’energia. La proposta del relatore del Parlamento europeo sulla riforma del mercato elettrico, l’eurodeputato spagnolo Nicolas Gonzalez Casares (S&D), è destinata ad alimentare un ampio e difficile confronto all’interno dell’Eurocamera sul dossier presentato dalla Commissione europea lo scorso 14 marzo. Casares ha presentato questa mattina in commissione per l’industria, la ricerca e l’energia (Itre) dell’Europarlamento la sua proposta di relazione; i relatori ombra avranno tempo fino al 23 maggio per presentare i loro emendamenti, con l’idea di adottare la relazione in commissione Itre il 19 luglio e poi in plenaria a settembre. Rispetto alla proposta originaria della Commissione europea , la principale novità del testo firmato da Casares è l’idea di introdurre come strumento strutturale una tassa a 180 euro per MWh sugli extra-profitti dei ricavi inframarginali delle società energetiche in caso di situazioni di crisi.
Lo stesso intervento che la Commissione ha proposto nel pieno della crisi energetica lo scorso autunno e inverno. In tempi di crisi, la Commissione ha il potere di dichiarare un’emergenza dei prezzi energetici e introduce misure specifiche, come la possibilità di prezzi regolamentati per famiglie e imprese. Per il relatore però la proposta dell’esecutivo comunitario non risolve il problema di come finanziare queste misure di compensazione e dunque propone di fare leva sullo stesso strumento di emergenza usato lo scorso inverno durante il picco dei prezzi dell’energia. L’eurodeputato ha difeso con forza la proposta.
“Ho proposto il tetto sugli extra profitti come misura straordinaria, dunque verrebbe attivato solo in caso di crisi dei prezzi come raccomandato anche dall’Agenzia internazionale per l’energia. Senza crisi, il mercato può tranquillamente superare i 180 euro per MWh. E non è vero che il tetto taglia le entrate alle rinnovabili”, ha chiarito tra gli eurodeputati. Nella sua proposta il tetto andrebbe applicato “solo sul mercato dell’energia all’ingrosso”. Per la Commissione europea, che ha partecipato all’audizione, la misura rischia di diventare problematica. “Non possiamo prevedere come sarà la crisi in futuro, potrebbe essere molto diversa da quella attuale e dunque il tetto in quel caso potrebbe non essere la giusta soluzione”, ha considerato la rappresentante della Direzione generale DG Ener della Commissione europea, Catharina Sikow-Magny, intervenendo al dibattito in commissione. Ha ammesso che la “relazione contiene una serie di sviluppi positivi, in particolare per quanto riguarda i diritti e la protezione dei consumatori in relazione ai contratti a prezzo fisso o alle disposizioni relative alle soluzioni di flessibilità”. Ma ha sottolineato che apportare modifiche alla struttura del mercato elettrico “richiede un’attenta analisi”. E alcuni emendamenti proposti dal deputato – ha aggiunto – “rischiano di indebolire il funzionamento del mercato europeo dell’energia”, a partire dal tetto sui ricavi inframarginali come elemento strutturale della riforma.
La funzionaria ha osservato una serie di carenze legate all’attuazione “molto divergente da parte degli Stati membri” del tetto sugli infrarmaginali attivato durante il picco dell’emergenza dei prezzi, portando secondo la Commissione a incertezza degli investimenti e al rallentamento degli investimenti nelle energie rinnovabili. Anche i relatori ombra sul dossier del Partito popolare europeo e di Renew Europe, rispettivamente Maria da Graca Caravalho e Morten Petersen, hanno depo 25 bonus 25 espresso varie preoccupazioni sulla proposta. La relazione di Casares ha proposto inoltre l’obbligo per gli Stati membri di vietare la disconnessione elettrica (ovvero l’interruzione della corrente) alle famiglie più vulnerabili e potere alla Commissione europea di dichiarare lo stato di emergenza (se pure con procedura semplificata). Anche sulla semplificazione della dichiarazione dello stato di emergenza, la Commissione europea sembra avere delle riserve. Il secondo punto su cui la Commissione ha espresso riserve è la semplificazione del meccanismo per dichiarare lo stato di emergenza dei prezzi, proposta dal relatore. La dichiarazione dello stato di emergenza prezzi tra le altre cose prevede per gli Stati membri la possibilità di introdurre prezzi regolamentati per famiglie vulnerabili e piccole e medie imprese. La semplificazione proposta però secondo l’esecutivo potrebbe provocare “incertezza e molte situazioni in cui la crisi potrebbe essere attivata”, con conseguenze sugli investimenti rinnovabili.