Bruxelles – Da una parte, le nuove norme per l’ecoprogettazione sostenibile. Dall’altra, i nuovi standard Euro7 per auto e furgoni. Due dossier legislativi che fanno parte della rivoluzione ‘verde’ dell’Unione europea su cui l’Italia a Bruxelles rivendica di aver trovato ampia convergenza da parte degli altri Stati membri alle richieste del Paese di trovare il giusto equilibrio tra sostenibilità ambientale e tutela del tessuto imprenditoriale. I ministri europei dell’industria e del mercato interno riuniti a Bruxelles al Consiglio Ue Competitività hanno adottato la loro posizione sulla proposta di regolamento sulla progettazione ecocompatibile dei prodotti immessi sul mercato interno, dagli smartphone ai vestiti ai prodotti per le costruzioni. I ministri hanno concordato sull’idea di introdurre l’obbligo di un passaporto digitale per tutti i prodotti che saranno regolamentati da questo quadro normativo, con le informazioni sulla composizione dei prodotti così da renderli più facili da riciclare, riparare o garantire che siano tracciate le sostanze pericolose al loro interno lungo la catena di approvvigionamento.
Ma hanno anche cercato di alzare l’ambizione della proposta proponendo un divieto diretto di distruggere prodotti tessili invenduti, con un’esenzione per le micro e piccole imprese e un periodo di transizione di quattro anni per le medie imprese. L’obiettivo – spiega in una nota il Consiglio Ue – è quello di rafforzare l’ambizione della normativa e “ridurre l’impatto ambientale di abiti e accessori prodotti ma mai utilizzati”. Gli Stati membri vogliono inoltre escludere i veicoli a motore dal campo di applicazione della direttiva e concede alle aziende un tempo minimo per adeguarsi ai nuovi requisiti emanati dalla Commissione. La proposta della Commissione europea deve essere negoziato con il Parlamento europeo, che dovrebbe adottare la propria posizione nelle prossime settimane.
La proposta è stata avanzata dalla Commissione europea il 30 marzo 2022, come pilastro centrale del pacchetto sull’economia circolare. Si tratta di una proposta di regolamento per rivedere l’attuale direttiva del 2009 e propone di ampliare la gamma di prodotti coperti dalla legislazione (oggi limitata al settore dell’energia) oltre che introdurre nuovi requisiti per avere prodotti più durevoli e con potenziale di essere riparati, invece che buttati via. Secondo le stime Ue, solo nel 2021 i requisiti di progettazione esistenti hanno consentito ai consumatori dell’UE di risparmiare 120 miliardi di euro in bollette energetiche ed è per questo che si vuole proseguire in questa direzione.
Ma per il ministro per le Imprese e il Made in Italy, Adolfo Urso, è già un successo il fatto di aver ottenuto una serie di deroghe ed esenzioni transitorie per le piccole e medie industrie del settore tessile, rispetto all’obbligo di distruzione dei prodotti invenduti. “Un risultato già significativo, a tutela del sistema produttivo italiano”, comunica una nota del ministero delle Imprese e del Made in Italy (Mimit). Ma dell’ecodesign non è l’unico dossier di cui si è discusso oggi e su cui l’Italia pensa di poter ottenere margini di miglioramento. “Su due dossier cruciali per il sistema industriale italiano si è avuta una convergenza tra tanti paesi che hanno condiviso le posizioni italiane. Sia sulla necessità di includere esenzioni significative per le medie imprese nel regolamento sull’ecodesign, sia al dossier sull’Euro7. In entrambi i casi tanti Paesi si sono aggiunti all’Italia nel chiedere alla Commissione europea ragionevolezza e pragmatismo e di agire senza una visione ideologica, ma tenendo conto delle esigenze reali del sistema produttivo”, ha poi riferito Urso in un punto stampa a Bruxelles a margine del Consiglio.
Il riferimento è a un documento informale (non-paper) inviato dall’Italia e altri 7 Paesi Ue (Bulgaria, Repubblica ceca, Francia, Polonia, Romania, Slovacchia e Ungheria) alla Commissione europea, alla presidenza del Consiglio svedese e agli altri Stati membri con cui definiscono “irrealistica” la proposta di Bruxelles sui nuovi standard Euro 7 per le emissioni di auto e furgoni. Il gruppo degli Otto si era riunito a Strasburgo a metà marzo in formato ministeriale – per l’Italia c’era il ministro per le Infrastrutture, Matteo Salvini – per fare pressione sulla Commissione europea per spostare in avanti anche le date per l’entrata in vigore della normativa (che la Commissione ha fissato per il 2025).
La proposta è stata avanzata da Bruxelles a novembre e propone di rendere i test sulle emissioni dei veicoli più sufficienti con le condizioni di guida reali e di fissare limiti alle emissioni di particolato causate dall’usura di freni e pneumatici (che, secondo Bruxelles, stanno per diventare le principali fonti di emissioni di particolato dai veicoli), non riguardano le emissioni di CO2 che invece sono regolate dal regolamento sull’addio alla vendita delle auto e dei furgoni con motore a combustione interna, diesel e benzina, dal 2035. Diversamente dagli standard emissioni CO2, secondo il ministro del Made in Italy in questo caso c’è margine di migliorare la proposta della depo 25 bonus 25 Commissione europea. “Siamo all’inizio del percorso e pensiamo che ci siano i margini” per modificare la proposta della Commissione “anche per il vasto consenso che si è notato sulle nostre posizioni ragionevoli da parte di paesi che in precedenza magari si sono espressi diversamente. Credo che la Commissione” debba prendere atto “del fatto che sempre più Paesi e sempre più parlamentari europei sono consapevoli dei costi della transizione e ci chiedono di procedere nel garantire la sostenibilità del sistema sociale produttivo”.