Bruxelles – La bomba rischia di scoppiare nelle mani del prossimo governo della Grecia, che proprio ieri (22 maggio) dalle urne sembra essersi riconfermato sotto la guida dei conservatori del premier uscente, Kyriakos Mītsotakīs. A rivelare una delle violazioni dei diritti umani potenzialmente più ingiustificabili degli ultimi anni ai danni delle persone migranti alle frontiere esterne dell’Unione è stata un’inchiesta del New York Times, che ha testimoniato anche con video le operazioni delle autorità greche per radunare, portare in mare e lasciare alla deriva uomini, donne e bambini su gommoni della Guardia Costiera.
“Abbiamo spinto perché ci sia un’inchiesta anche da parte di un sistema di monitoraggio indipendente, ora ci aspettiamo che le autorità greche conducano un’inchiesta per verificare le accuse contenute in questo articolo”, ha commentato alla stampa la portavoce della Commissione Europea, Dana Spinant, rispondendo oggi (23 maggio) alle domande nel corso del punto quotidiano con la stampa europea: “In base a quello che ne emergerà, trarremo le dovute conseguenze e le misure da prendere, ma non accadrà prima di aver ricevuto i risultati dell’inchiesta”. La portavoce ha ribadito il contenuto di un tweet della commissaria per gli Affari interni, Ylva Johansson, in cui è stato ricordato che la “presunta deportazione illegale” è avvenuta nell’aprile di quest’anno, cioè dopo l’incontro avuto dalla stessa commissaria con il governo greco nel giugno dello scorso anno “in cui ho chiarito che non c’è posto per le deportazioni illegali” nella politica migratoria dell’Unione. “I miei servizi hanno inviato una richiesta formale alle autorità greche, affinché questo incidente sia oggetto di un’indagine completa e indipendente”, ha precisato la commissaria Johansson, mettendo in chiaro che dopo l’inchiesta condotta “anche sulla base del nuovo meccanismo di monitoraggio indipendente” la Commissione “è pronta a prendere provvedimenti formali, come appropriato”.
Per Bruxelles c’è un particolare non di poco conto: secondo quanto riportato dall’inchiesta del New York Times, la motovedetta utilizzata dalla Guardia Costiera greca sarebbe stata “pagata in gran parte con fondi dell’Unione Europea, secondo gli elenchi archiviati delle risorse della Guardia Costiera greca”. Se ciò fosse confermato, si tratterebbe della prima violazione certificata delle condizioni per l’erogazione dei fondi comunitari a uno Stato membro attraverso lo Strumento di sostegno finanziario per la gestione delle frontiere e la politica dei visti (Border Management and Visa Instrument, Bmvi), vincolato sempre e comunque al rispetto della Carta dei diritti fondamentali dell’Ue. Nonostante siano più volte emersi punti oscuri nella gestione dei fondi Bmvi da diverse inchieste giornalistiche, risulta particolarmente complicato dimostrare il collegamento tra l’esborso di fondi Ue per le attività di gestione delle frontiere esterne (come l’acquisto di attrezzature delle forze dell’ordine) e la violazione dei diritti umani. Ma non se emergesse che le motovedette utilizzate per compiere nella pratica il respingimento di persone migranti sono state acquistate dalla Grecia direttamente con i fondi comunitari. “Al momento non possiamo ancora identificare se tutto ciò è stato fatto con fondi Ue o meno”, ha tagliato corto la portavoce della Commissione responsabile per gli Affari interni e la migrazione, Anitta Hipper.
L’inchiesta del New York Times in Grecia
L’inchiesta del New York Times è stata pubblicata venerdì scorso (19 maggio), con la denuncia attraverso foto, video e interviste alle persone respinte – oggi in Turchia – delle operazioni di deportazione messe in atto dalle autorità della Grecia nell’isola di Lesbo, tra la terra ferma e il Mar Egeo che la separa dalla Turchia. Le riprese video sono state realizzate da un operatore umanitario austriaco (da anni nell’isola per documentare gli abusi contro le persone migranti da parte delle autorità greche), che le ha condivise con la testata statunitense, responsabile poi per la verifica delle immagini, le interviste nel centro di detenzione di Smirne e la ricerca dei documenti che confermassero l’uso dei fondi Ue per la violazione del diritto comunitario in materia di trattamento dei richiedenti asilo.
Gli eventi risalgono all’11 aprile scorso, quando un furgone bianco senza targa è stato ripreso mentre si dirigeva verso un piccolo molo nell’estremità meridionale dell’isola di Lesbo. Ad attendere il furgone c’era una motoscafo con due uomini a bordo con il volto coperto da un passamontagna, che hanno preso in consegna dodici persone – tra cui bambini piccoli e donne – e le hanno portate al largo della baia, nelle acque dell’Egeo. La destinazione era la motovedetta 617 della Guardia Costiera greca, sui cui tutte le persone migranti sono state trasbordate a una una e portate a poppa da sei individui non mascherati, alcuni dei quali con addosso depo 25 bonus 25 quelle che sembrano le uniformi blu scuro del corpo di autorità marittima del Paese. L’imbarcazione ha poi preso il largo in direzione della Turchia, senza comunicare la posizione e fermandosi al limite delle acque territoriali della Grecia. A quel punto dal filmato si può notare un oggetto nero galleggiare accanto alla motovedetta, che tutte le persone migranti hanno confermato essere un gommone gonfiabile su cui sono state lasciate alla deriva. Circa un’ora più tardi sono apparse due imbarcazioni della Guardia Costiera turca, che hanno trasportato i naufraghi fino a Smirne.
Secondo quanto riportato da tutte le interviste condotte dai giornalisti del New York Times, dopo il loro arrivo nell’isola di Lesbo nella notte tra il 9 e il 10 aprile, le dodici persone sono state avvicinate da diversi uomini mascherati che si fingevano personale di Medici Senza Frontiere. Dopo un tentativo di fuga, alcune di queste persone, sono state catturate, perquisite e derubate di soldi, cellulari e qualsiasi altro bene di minimo valore. Infine sono state caricate sul furgone bianco senza targa e portate in giro per l’isola diverse ore, prima della consegna ai due uomini sul motoscafo e alla Guardia Costiera greca.