Bruxelles – L’Italia chiama l’Europa in soccorso dell’Emilia Romagna. Nella giornata di ieri (21 maggio) Roma ha attivato il Meccanismo di protezione civile Ue: come annunciato dal commissario per la Gestione delle crisi, Janez Lenarcic, già otto Paesi hanno risposto offrendo di inviare nelle zone colpite dalle alluvioni attrezzature di pompaggio ad alta capacità. “L’Ue è pronta a fornire ulteriore aiuto se necessario”, ha assicurato l’esecutivo comunitario.
Sono Austria, Bulgaria, Germania, Francia, Polonia, Romania, Slovenia e Slovacchia gli Stati membri venuti in soccorso dell’Italia per liberare centri abitati e aziende dalla gran quantità d’acqua ancora giacente. Il servizio Copernicus dell’Ue ha inoltre fornito la mappatura satellitare di emergenza delle aree colpite, a seguito di una richiesta della protezione civile italiana del 16 maggio.
Un primo intervento che potrebbe essere l’anticamera dell’attivazione del Fondo europeo di Solidarietà (Fsue), perché di fronte a una tragedia che ha causato 14 vittime, 26 mila sfollati e danni stimati per almeno 5 miliardi, sarà necessario attingere a più risorse possibili. “Appena arriverà dalla Regione la documentazione richiesta, avanzeremo alla Commissione europea la istanza per attingere al Fondo di solidarietà”, ha confermato in una nota il ministro per la Protezione civile, Nello Musumeci.
Il Fondo europeo di solidarietà (Fsue), l’Italia è già il primo beneficiario
Il Fondo di solidarietà non è uno strumento di risposta immediata, ma un dispositivo che permette di mobilitare fino a 500 milioni all’anno -oltre ai fondi non spesi dell’anno precedente- per coprire parte dei costi per la ricostruzione. Gli Stati membri colpiti da una catastrofe naturale possono richiederne l’attivazione alla Commissione entro 12 settimane dalla data dei primi danni rilevati, allegando alla domanda una stima dei danni e tutte le informazioni necessarie a una valutazione da parte dell’esecutivo comunitario.
Pensato proprio per far fronte alle gravi inondazioni che colpirono l’Europa centrale nell’estate del 2002, il Fsue ammette interventi d’emergenza quali “il ripristino immediato del funzionamento delle infrastrutture nei settori dell’energia, delle telecomunicazioni, dei trasporti, della sanità e dell’istruzione”, ma anche “la fornitura di strutture ricettive provvisorie per la popolazione colpita” e “il risanamento delle zone sinistrate, comprese le zone naturali”. Dalla sua creazione, è stato attivato 107 volte per rispondere a inondazioni, terremoti, incendi, estrema siccità e per emergenze di salute pubblica (anche durante la pandemia di Covid-19).
Degli 8,2 miliardi di euro mobilitati in vent’anni attraverso il Fsue, l’Italia è il principale beneficiario: solo per far fronte ai terremoti in Emilia nel 2012 e nel Centro Italia nel 2016 ha ricevuto le cifre record rispettivamente di 670 milioni e 1,2 miliardi. In tutto l’Ue ha stanziato verso Roma oltre 3 miliardi, ben davanti alla Germania, seconda con 1,6 miliardi e l’Ungheria con 1 miliardo.