Bruxelles – C’è la data cerchiata sul calendario del collegio dei Commissari europei: il 31 maggio la vicepresidente dell’esecutivo comunitario responsabile delle politiche sui valori e la trasparenza, Věra Jourová, presenterà la proposta per la creazione di un Comitato etico interistituzionale, indicato da molti addetti ai lavori come la cura contro nuovi scandali di corruzione all’interno delle istituzioni europee.
Un appuntamento fissato in “zona Cesarini”: l’adozione della proposta da parte del collegio era inizialmente prevista nel mese di marzo, salvo poi slittare “entro la fine di maggio” a causa della “natura estremamente delicata della questione e la necessità di consultazioni preventive” con tutte le nove istituzioni comunitarie (Parlamento europeo, Consiglio europeo, Consiglio dell’Unione europea, Commissione europea, Corte di giustizia dell’Unione europea, Banca centrale europea, Corte dei conti europea, Comitato Economico e Sociale Europeo e Comitato Europeo delle Regioni) che aderiranno al nuovo organismo. Scadenza rispettata quindi, a meno di soprese dell’ultimo momento: i punti in agenda delle riunioni dell’esecutivo Ue sono “suscettibili di modifiche in qualsiasi momento”, come sottolineato sul calendario istituzionale.
Dopo il 31 maggio, Jourová ha spiegato che la Commissione Ue convocherà un vertice a livello di presidenti o vicepresidenti delle istituzioni per “avviare i negoziati in vista del raggiungimento di un accordo entro la fine dell’anno“. A quel punto sarà passato ormai un anno dallo scoppio del Qatargate, lo scandalo di corruzione tra i banchi dell’Eurocamera che dato l’impulso decisivo a lavorare su una proposta che il gabinetto von der Leyen aveva inserito nei propri “to do” già nel 2019.
Un Comitato etico che rischia di nascere con le “mani legate”
Come già reso noto da Eunews, l’organismo che avrebbe in mente la commissaria Ue rischia di deludere parecchie aspettative. Nei piani di Jourová, condivisi lo scorso 4 maggio con la presidente dell’Eurocamera, Roberta Metsola, e i leader dei gruppi politici al Parlamento europeo, ci sarebbe un Comitato composto da membri di tutte le istituzioni e da alcune figure indipendenti, che applicherà un “approccio differenziato”, fornendo un quadro generale di standard etici comuni e regole interne specifiche per ogni istituzione. Che tradotto significa che ogni istituzione sarà libera di interpretare e applicare a suo modo gli standard imposti dal Comitato indipendente.
Ma è un altro il punto che dimostra come, rispetto ai forti appelli all’integrità e alla trasparenza dello scorso dicembre, le ambizioni della Commissione europea si siano già decisamente ridimensionate: il Comitato etico interistituzionale non avrà alcun potere di avviare indagini autonome per vigilare sulla condotta della classe politica europea, e tanto meno di proporre sanzioni per chi si dovesse macchiare di comportamenti non in linea con gli standard etici. Per un organismo con tali poteri, ha spiegato Jourová “sarebbe necessaria una modifica dei Trattati”.