Bruxelles – Tre giorni di negoziati e per l’ex-commissaria europea per l’Innovazione, Mariya Gabriel, sembra già essere arrivato il momento di alzare bandiera bianca. Come prevedibile alla vigilia dell’incarico presidenziale di esplorare le possibilità di formare una coalizione di governo in Bulgaria, per l’esponente con la maggiore esperienza europea del partito conservatore Gerb (Cittadini per lo Sviluppo Europeo della Bulgaria) le possibilità di portare a termine con successo la mediazione con gli altri partiti rasentano lo zero. E ora l’ennesimo spettro di tornare a elezioni anticipate – le seste dall’aprile del 2021 – sembra essere sempre più reale.
Il tempo sta per scadere per Gabriel, chiamata a una vera e propria missione impossibile la scorsa settimana dall’ex-premier e leader dei conservatori, Boyko Borissov, in qualità di premier designata dal partito che ha conquistato il primo posto alle ultime elezioni del 2 aprile. Il mandato consegnatole dal presidente della Repubblica, Rumen Radev, lunedì (15 maggio) scadrà alla fine di questa settimana e nessun segnale di apertura è arrivato dagli altri principali partiti. In particolare pesa la totale chiusura da parte della seconda maggiore forza, Continuiamo il cambiamento – Bulgaria Democratica dell’ex-premier Kiril Petkov, a qualsiasi dialogo con Gerb, anche nello scenario di coalizione guidata dall’ex-commissaria europea. Proprio Gabriel – in quanto politica di lungo corso a Bruxelles e figura non controversa sia nella Commissione Juncker sia in quella von der Leyen – sembrava la figura più promettente per far cadere le resistenze del partito liberale e anti-corruzione, sommate al fatto che una delle prime promesse fatte dalla candidata designata è stata quella di licenziare il procuratore-capo Ivan Geshev (accusato dagli attivisti bulgari di intromettersi nella politica e di abusare del suo potere).
Eppure il dialogo che avrebbe aperto a una coalizione forte della maggioranza assoluta dei seggi al Parlamento nazionale – senza considerare altri eventuali supporti – è naufragato davanti al muro di Petkov. A tre giorni dal termine per il mandato esplorativo di Gerb non appare verosimile alcun ripensamento da parte dei liberali, che attendono di ricevere l’incarico dal presidente Radev la prossima settimana. Scenario che non cambierebbe comunque nulla sul piano delle possibilità di formare un governo, anche di minoranza: “Se non si farà un governo al primo mandato, non si farà al secondo“, ha minacciato Borissov. Anche perché se poi si considerano gli altri partiti in campo, le alleanze si fanno dure. Il Partito Socialista Bulgaro del presidente Radev ha solo l’8,93 per cento dei voti alle ultime elezioni, i populisti di C’è un popolo come questo (Itn) che hanno prima sostenuto e poi tolto l’appoggio all’ultimo governo in carica guidato da Petkov hanno superato di poco la soglia di sbarramento al 4 per cento, un dialogo con i nazionalisti filo-russi e anti-europeisti di Vazrazhdane (Rinascita) – terza forza in Parlamento al 14,16 per cento – sarebbe un suicidio politico e il 13,75 per cento del Movimento dei Diritti e delle Libertà (centrista, che rappresenta gli interessi della minoranza turca) da solo non è sufficiente.
Mariya Gabriel e l’instabilità in Bulgaria
Gabriel ha rassegnato le dimissioni da commissaria europea lunedì nelle mani della presidente dell’esecutivo comunitario, Ursula von der Leyen, dopo quasi sei anni di servizio al Palazzo del Berlaymont. A un giorno di distanza dal passo indietro, la stessa ex-commissaria ha spiegato in un lungo thread su Twitter che “presentando le mie dimissioni alla presidente von der Leyen ho agito con responsabilità e ho dimostrato la mia lealtà nei confronti dei trattati dell’Ue e dell’ordinamento costituzionale della Repubblica di Bulgaria, ho rispettato le disposizioni del Trattato e del Codice di condotta per i membri della Commissione Europea”. L’ex-titolare per l’Innovazione e la cultura ha sottolineato anche il “lavoro comune nella costruzione di un’Europa innovativa e creativa dei talenti, al centro dell’Unione Europea ci sono innovazione, ricerca, istruzione, cultura e gioventù”. Il portafoglio di competenze è stato spacchettato tra la vicepresidente esecutiva responsabile per il Digitale, Margrethe Vestager (innovazione e ricerca) e il vicepresidente per lo Stile di vita europeo, Margaritis Schinas (istruzione, cultura e gioventù), in attesa della nomina di un nuovo commissario dalla Bulgaria.
Con le dimissioni da commissaria europea, per Gabriel la speranza era quella di passare a un ruolo di leadership in Bulgaria, ma le previsioni si stanno rivelando più ottimiste del previsto: da Bruxelles è dovuta tornare a sporcarsi le mani con una politica nazionale in cui il suo partito è considerato l’incarnazione della corruzione nel Paese, dopo oltre un decennio di potere quasi ininterrotto dal 2009 al 2021. Già alle elezioni del 4 aprile 2021 i conservatori si erano confermati come prima forza, ma in uno scenario politico estremamente frammentato. Dopo tre mesi di negoziati falliti per la formazione di un esecutivo, il presidente Radev aveva deciso il ritorno anticipato alle urne: la propaganda anti-sistema aveva premiato il movimento populista C’è un popolo come questo, fondato dallo showman Slavi Trifonov alle elezioni dell’11 luglio. Dopo altri quattro mesi di trattative fallimentari tra i partiti, il presidente Radev era stato costretto a convocare nuove elezioni anticipate per novembre dello stesso anno.
Il 14 novembre 2021 un quarto delle preferenze erano andate al partito anti-corruzione Continuiamo il cambiamento, scavalcando i conservatori di Gerb e relegando nell’ombra i populisti di Trifonov. Con l’appoggio di queste due forze Kiril Petkov era stato nominato premier, per la prima volta con un senso di stabilità e programmazione per il futuro del Paese: sotto la sua guida sono stati portati avanti i colloqui con la Macedonia del Nord per superare la disputa identitaria che bloccava da dicembre 2020 l’apertura dei negoziati per l’adesione di Skopje all’Ue. Proprio questo impegno è stato fatale a Petkov, anche se non gli ha impedito di portare a compimento la revoca del veto. Prima il partito di Trifonov è passato all’opposizione e poi, il 22 giugno 2022, il governo è stato sfiduciato con una mozione presentata da Gerb.
Dopo un giro di consultazioni inconcludenti si è tornati al voto a ottobre, con il nuovo primo posto dell’ex-premier Borissov ma la solita incapacità di raggiungere un accordo di governo tra i partiti. Le ultime elezioni del 2 aprile hanno confermato l’ormai cronico stallo politico: le due formazioni più consolidate si ritrovano appaiate attorno al 25 per cento dei voti, mentre questa volta sono in ascesa nazionalisti filo-russi e anti-europeisti di Vazrazhdane. Se anche questo turno di consultazioni si rivelerà inutile per la formazione di un governo, già tra agosto e settembre la Bulgaria potrebbe tornare alle urne. Sarebbe la sesta volta in nemmeno due anni e mezzo.