Bruxelles – Francia e Germania litigano sul nucleare e l’Unione europea si mostra di nuovo disunita di fronte alla sfida del Green Deal. La Francia guida un gruppo di Paesi pro-nucleare che questa mattina ha fatto saltare il via libera definitivo all’accordo ormai già raggiunto da Parlamento e Consiglio – i due colegislatori europei – sulla revisione della direttiva sulle energie rinnovabili (RED III). Il punto era all’ordine del giorno della riunione degli ambasciatori dei 27 Stati membri Ue (Coreper) insieme alla discussione e al via libera definitivo su un altro accordo politico raggiunto da Parlamento e Stati membri sul regolamento per i carburanti green per l’aviazione (‘ReFuel Aviation’).
La presidenza della Svezia alla guida semestrale dell’Ue ha annullato e rinviato a data da destinarsi entrambi i punti in agenda al Coreper a causa delle riserve di alcuni Stati Ue pro-nucleare guidati dalla Francia (tra cui Bulgaria, Romania, Polonia, Ungheria e Repubblica Ceca) che avrebbero ambito a un maggiore riconoscimento delle energie a basso contenuto di carbonio di origine nucleare nel testo finale della RED. Come riferiscono a Eunews fonti diplomatiche, il blocco francese avrebbe portato a ripercussioni sull’altro testo in agenda, il regolamento sui carburanti green per gli aerei, dal momento che la Germania – a sua volta capofila degli Stati membri più ostili a riconoscere l’energia dell’atomo tra le fonti pulite in senso proprio – ha collegato l’approvazione del regolamento ‘RefuelEu’ alla revisione della direttiva sulle rinnovabili in una logica “a pacchetto”. Non si approva uno, se non si approva anche l’altro.
Entrambi i testi non possono essere riaperti se non tornando al negoziato interistituzionale con il Parlamento Ue (il cosiddetto ‘trilogo’, mediato dalla Commissione europea). Ed è un fatto insolito a Bruxelles che uno Stato o un gruppo di Stati crei una minoranza di blocco nella fase finale dell’iter legislativo, ovvero quando i due co-legislatori, separatamente, formalizzano un accordo politico già raggiunto dalle rispettive squadre negoziali, spesso con mesi di negoziati. Proprio nel caso della RED sono serviti sette incontri negoziali al Parlamento e Consiglio Ue per trovare un accordo politico, per aumentare gli obiettivi di energia pulita a livello comunitario.
L’intesa è stata raggiunta il 30 marzo scorso per alzare l’obiettivo vincolante di quota di rinnovabili fino al 42,5 per cento entro il 2030, dall’attuale 32 per cento previsto dalla direttiva del 2018. Anche in fase di negoziato, Stati e Parlamento Ue hanno raggiunto a fatica un accordo, divisi proprio sul riconoscimento dell’idrogeno prodotto da energia nucleare su spinta francese. Ma alla fine l’hanno raggiunta trovando un compromesso con le richieste francesi. L’intesa di massima prevede che le industrie aumentino l’uso di energie rinnovabili dell‘1,6 per cento all’anno, con una quota del 42 per cento dell’idrogeno che utilizza fonti rinnovabili di origine non biologica (RFNBO) entro il 2030 e il 60 per cento entro il 2035.
Combustibili rinnovabili di origine non biologica sono principalmente idrogeno rinnovabile (prodotto attraverso elettrolisi dell’acqua) e combustibili sintetici a base di idrogeno. L’intesa prevede che gli Stati membri possano approfittare di uno ‘sconto’ del 20% sul contributo dell’idrogeno rinnovabile nel settore industriale attraverso l’idrogeno prodotto dall’energia nucleare. Lo sconto è possibile quando il contributo nazionale raggiunge il contributo vincolante per l’Ue (ovvero la quota del 42,2%) e quando la quota di idrogeno da combustibili fossili consumata nello Stato membro è inferiore al 23% nel 2030 e al 20 nel 2035. Lo sconto del 20% è pensato per andare incontro alle richieste di Parigi, ma a quanto pare non bastano per formalizzare l’accordo.
Un fatto irrituale che si cerchi di rinegoziare i termini di un accordo ormai chiusi, ma solo all’inizio dell’anno proprio la Germania ha creato un ‘precedente’ a livello comunitario bloccando per settimane l’approvazione finale di un regolamento che pone fine alle vendite di nuove auto con motore a combustione, come diesel e benzina, dal 2035. Berlino ha battuto i pugni e in effetti ha strappato un’esenzione per i carburanti elettrici, i cosiddetti e-fuels.
Lo stesso sta cercando di ottenere la Francia bloccando la revisione della RED, per cercare di ottenere di più sul riconoscimento dell’atomo nella strategia europea per le rinnovabili. Ma fa parte di una più ampia strategia francese di vedersi riconosciuta l’energia dell’atomo (che a livello comunitario rappresenta il 25 per cento dell’elettricità) nelle principali politiche energetiche e climatiche dell’Ue, perché questo significa accesso ai finanziamenti. Un percorso che va avanti da mesi ormai ma che con il tempo sta dando i suoi frutti. Solo ieri il governo di Parigi ha riunito un gruppo di altri 15 Paesi nella terza riunione dell’Alleanza per il nucleare, a cui ha partecipato come ‘osservatore’ anche l’Italia. A fine febbraio – quando l’alleanza è nata – il gruppo era costituito da dieci Stati membri, a cui si sono aggiunti a fine marzo anche Belgio, Italia e Paesi Bassi che hanno partecipato alla riunione in qualità di ‘osservatori’. Oggi, a distanza di poco più di un mese, se ne contano sedici in tutto e l’Italia è rimasta l’unica del blocco a rimanere osservatore. Segno che il gruppo dei nuclearisti europei è sempre più numeroso.